I dati relativi all’ultimo mese di mandato di Jair Bolsonaro come presidente del Brasile indicano un aumento di oltre il 150% della deforestazione in Amazzonia. Lula ha annunciato un drastico cambio di rotta
Mentre il mondo guarda con apprensione al Brasile, condannando gli assalti squadristi al Parlamento e ad altre sedi istituzionali da parte dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, emergono anche i dati agghiaccianti dell’eredità che quest’ultimo ha lasciato in ambito ambientale, a partire dalla deforestazione in Amazzonia.
Il quotidiano francese Libération denuncia infatti come il mese scorso, ultimo del mandato quadriennale di Bolsonaro alla guida del Paese sudamericano prima dell’insediamento di Lula, l’abbattimento di alberi a scopo economico sia stato due volte e mezzo superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
«Le immagini satellitari mostrano che a dicembre 2022 sono stati disboscati 218,4 km² della più grande foresta pluviale del mondo: un aumento di oltre il 150% rispetto agli 87,2 km² distrutti nel dicembre 2021», scrive Libé, citando il programma Deter e l’agenzia governativa Inpe.
Lula presidente, sarà la svolta per il Brasile?
Il quotidiano francese riporta anche che -nel corso dell’ultimo mandato presidenziale brasiliano- la deforestazione media annua dell’Amazzonia è aumentata del 75,5% rispetto al decennio precedente e che, secondo i leader indigeni, un quarto della loro foresta è stato “irreversibilmente distrutto”.
Non a caso, l’ex presidente di estrema destra è stato fortemente sostenuto dalla potente lobby dell’agro-business, agricoltori latifondisti che mirano alla distruzione delle foreste per poter espandere coltivazioni e allevamenti: una pratica che egli ha sempre difeso e incoraggiato.
Commentano amari da Libération: «Fino alla fine, Jair Bolsonaro è stato una rovina per l’ambiente. Nel suo ultimo mese alla guida del Brasile, dove, da cattivo perdente qual è, ha passato più tempo a tenere il broncio che a onorare il suo mandato fino in fondo, la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è aumentata del 150% rispetto al dicembre 2021. Questo è l’ennesimo simbolo dell’impunità di cui ha goduto il settore agroalimentare sotto la sua presidenza e della consapevolezza che in futuro sarà molto più difficile radere al suolo la foresta senza subire rappresaglie».
Sono infatti molte, oggi, le speranze riposte nel nuovo presidente Lula, che ha ri-affidato il Ministero dell’Ambiente a Marina Silva, leader ambientalista e paladina della foresta amazzonica, già titolare dello stesso dicastero durante il suo primo Governo vent’anni fa.
Fin dalla campagna elettorale, Lula ha infatti promesso di rilanciare i programmi di protezione e monitoraggio ambientale che erano stati pesantemente smantellati dal suo predecessore. La stessa neo-ministra, nei giorni scorsi, ha annunciato che sarà creato un organismo specifico per contrastare la deforestazione dell’Amazzonia e che il Brasile non sarà più un “reietto” in materia ecologica.
[Cover image: Isac Nobrega @ Flickr]
