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Acque sotterranee, il futuro del Pianeta scorre sotto di noi

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Acque sotterranee, il futuro del Pianeta scorre sotto di noi ultima modifica: 2022-03-22T12:00:30+01:00 da Davide Mazzocco
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Le acque sotterranee al centro del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche presentato nell’evento AQUAE! di quest’oggi

Questa mattina, allo Spazio 900 di Roma, in occasione del World Water Day e nel corso dell’evento AQUAE!, è stato presentato il Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022 che quest’anno ha focalizzato l’attenzione sulle acque sotterranee, un aspetto spesso trascurato quando si parla di questo elemento di vitale importanza. Come spiega bene il sottotitolo del report, occorre “rendere visibile la risorsa invisibile” attraverso un’informazione che vada oltre la nicchia degli esperti.

La risorsa invisibile

È sufficiente un dato per comprendere quanto sia fondamentale preservare le acque sotterranee dagli agenti inquinanti: il 99% delle acque dolci allo stato liquido del nostro Pianeta scorre al di sotto della superficie terrestre. Dalle acque sotterranee proviene la metà del volume dei prelievi idrici per uso domestico effettuati dalla popolazione globale e circa il 25% di tutti quelli destinati all’irrigazione, che alimentano il 38% delle terre irrigate a livello mondiale. In un contesto di crescente scarsità idrica non è più possibile ignorare il ruolo fondamentale che le acque sotterranee hanno per la vita di miliardi di persone.

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L’approvvigionamento idrico non è l’unico servizio fornito dalle acque sotterranee che fungono da supporto agli ecosistemi, hanno un ruolo culturale relativamente all’intrattenimento, alle tradizioni e alle attività religiose, incrementano le capacità di stoccaggio assicurando la sicurezza idrica e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

La sfida che si gioca sottoterra

Attualmente l’equilibrio fra deflusso e ricarica è messo in crisi dai cambiamenti climatici, ma anche da prelievi intensivi a beneficio dei settori agricolo, industriale ed energetico. A ciò va aggiunto anche l’inquinamento delle falde, un fenomeno che riduce ulteriormente la possibilità di captazione delle acque sotterranee. L’inquinamento delle falde acquifere è un processo irreversibile, quindi proteggere le acque sotterranee ed evitare che queste vengano inquinate dai residui dell’agricoltura (nitrati, fitofarmaci e pesticidi) è fondamentale per non intaccare le riserve idriche già compromesse dai cambiamenti climatici.

Per riuscire a vincere le sfide poste dalla crisi climatica è necessario ripensare la governance delle acque sotterranee che vengono spesso considerate come una risorsa privata (ovverosia legate alla proprietà del terreno ove si effettua la loro captazione), ma sono in realtà un bene comune che dovrebbe essere protetto e salvaguardato dai singoli governi.

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Il settore agricolo

Nel 2050 l’incremento della domanda di alimenti, mangimi e biocombustibili sarà del 50% rispetto ai livelli del 2012, per soddisfarla sarà necessario aumentare la produttività agricola attraverso un’intensificazione sostenibile dei prelievi di acque sotterranee e una riduzione dell’impronta idrica e degli impatti ambientali della produzione.

Le aree del mondo che dipendono prevalentemente dalla acque sotterranee sono l’America settentrionale e l’Asia meridionale, in cui rispettivamente il 59% e il 57% delle zone dotate di sistemi di irrigazione attingono da questo tipo di fonti. Nell’Africa subsahariana appena il 5% delle aree dotate di sistemi di irrigazione utilizza acque sotterranee. Secondo le stime, l’inquinamento causato dall’agricoltura ha superato sia i livelli di contaminazione provocati dagli insediamenti umani che quelli dell’industria, divenendo la prima causa di degrado delle acque interne e costiere. Per arginare questo fenomeno le politiche di intervento sull’inquinamento delle risorse idriche in ambito agricolo dovrebbero costituire parte integrante di un quadro generale di direttive in materia di agricoltura e risorse idriche a livello nazionale, di bacino idrografico e di acquifero.

I rischi nelle città

Anche la richiesta di acque sotterranee da parte delle città è in crescita: attualmente il 50% della popolazione urbana soddisfa il proprio fabbisogno idrico grazie alle acque sotterranee. Nelle economie in via di sviluppo proliferano i pozzi privati per l’autoapprovvigionamento, una soluzione che in molti casi permette di sopperire a una fornitura idrica inadeguata. Sempre nei Paesi in via di sviluppo la coesistenza degli impianti igienico-sanitari e delle acque sotterranee è fonte di preoccupazione per gli agenti patogeni che possono contaminare l’acqua potabile.

Il settore industriale

I settori manifatturiero, minerario, petrolifero e del gas, dell’energia elettrica, ingegneristico ed edilizio prelevano acque sotterranee in grande quantità. L’acqua non viene utilizzata solamente come “ingrediente” (settore delle bevande), ma è necessaria ai processi di lavaggio e di pulizia dei prodotti (settore alimentare) e alla separazione dei residui dalle sostanze chimiche impiegate (settore tessile). Un impiego meno noto, ma altrettanto massiccio è quello che avviene con finalità di raffreddamento (settore energetico) o di drenaggio (per esempio nella costruzione dei tunnel e nel settore minerario).

Lo sviluppo del fracking da parte dell’industria estrattiva presenta elevati rischi di contaminazione per le acque sotterranee, in particolar modo per gli acquiferi meno profondi: i liquidi di perforazione e di fratturazione vengono infatti “arricchiti” con agenti chimici inquinanti.

Negli ultimi tempi il settore finanziario si sta indirizzando in modo evidente verso investimenti sostenibili: ciò potrebbe generare un effetto a catena, favorendo quanti, nel settore industriale ed energetico, utilizzano le acque sotterranee in modo sostenibile e incoraggiando altri a fare altrettanto.

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Come affrontare il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico ha un’influenza diretta sulla ricarica delle acque sotterranee e le proiezioni globali mostrano una situazione di notevole incertezza in merito alle future disponibilità di queste risorse. I rischi non sono legati solamente alla siccità, anche le piogge estreme possono creare grandi problemi favorendo il passaggio di sostanze chimiche e di agenti patogeni microbici fecali attraverso suoli poco profondi fino ai livelli delle falde freatiche.

L’innalzamento globale del livello dei mari comporta l’intrusione di acque marine negli acquiferi costieri e, di conseguenza, l’impossibilità di utilizzare l’acqua salata a scopo agricolo.

Per far fronte agli scenari disegnati dal cambiamento climatico l’acqua dovrà essere attinta anche da fiumi, laghi e altri bacini idrici superficiali, ma il ruolo delle acque sotterranee sarà fondamentale per due aspetti peculiari: la capacità di immagazzinare le eccedenze idriche stagionali o episodiche e di non perdere parte delle risorse attraverso l’evaporazione.

Le criticità nelle varie aree del mondo

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite le aree di maggiore criticità sono l’Africa subsahariana (dove 400 milioni di persone non hanno ancora accesso ai servizi idrici essenziali), l’Europa e l’America settentrionale (dove il problema principale è rappresentato dagli inquinanti dei settori agricolo e industriale), l’America Latina e i Caraibi (dove, in virtù dell’abbondanza di acque superficiali, le acque sotterranee sono scarsamente protette e monitorate), l’Asia (dove Bangladesh, Cina, India, Indonesia, Iran, Pakistan e Turchia prelevano il 60% del totale mondiale delle acque sotterranee) e la regione araba (dove il prelievo eccessivo di acque sotterranee in gran parte della regione ha causato un abbassamento del livello delle falde freatiche, soprattutto nelle zone densamente popolate e nelle aree agricole).

Monitorare e pensare globalmente

Nel rapporto viene inoltre sottolineata l’importanza del monitoraggio delle acque sotterranee nel tempo in termini di quantità e qualità, al fine di comprenderne le dinamiche e lo stato e di identificare eventuali criticità, quali ad esempio i prelievi eccessivi, la riduzione della ricarica e l’inquinamento. Il monitoraggio, una condivisione degli open data sulle acque sotterranee e la conoscenza scientifica in ambito idrogeologico sono la base per interventi politici in grado di far fronte alle situazioni di carenze idriche. La politica si concentra spesso sull’utilizzo di queste risorse dopo il prelievo, è invece necessario che la gestione delle stesse rivolga una particolare attenzione ai trattamenti effettuati sui terreni sovrastanti gli acquiferi, al reintegro delle risorse, alla protezione e l’attuazione di misure volte a preservare le funzioni e i servizi offerti dalle acque sotterranee.

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Occorre, infine, superare i confini tracciati dalla geografia politica poiché gli acquiferi transfrontalieri comprendono un flusso naturale di acque sotterranee che attraversa i confini internazionali. Le misure prese in merito agli acquiferi in un Paese – ad esempio in relazione a elevati quantitativi di prelievi o alla contaminazione – possono avere un impatto significativo al di là della frontiera. Il diritto internazionale in materia di risorse idriche è stato concepito per le acque superficiali, ma sempre più spesso gli acquiferi transfrontalieri vengono presi in considerazione in accordi di cooperazione sulle risorse idriche di portata più ampia, formulati per i bacini idrografici transfrontalieri. Anche per questa ragione sono auspicabili il coordinamento, l’armonizzazione e la condivisione dei dati che costituiscono il presupposto per una buona cooperazione fra Paesi confinanti.

[Foto Pixabay – World Water Day]

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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