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Chernobyl Herbarium, un libro per riflettere sull’eredità dei disastri nucleari

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Chernobyl Herbarium, un libro per riflettere sull’eredità dei disastri nucleari ultima modifica: 2021-09-20T07:31:36+02:00 da Davide Mazzocco
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Chernobyl Herbarium, il saggio di Mimesis Edizioni che racconta le conseguenze dell’incidente nucleare del 1986 attraverso i testi del filosofo Michael Marder e le immagini dell’artista visuale Anaïs Tondeur

A 35 anni di distanza, il disastro nucleare di Chernobyl è una ferita ancora aperta che scrittori, filosofi e artisti tentano di cauterizzare con una riflessione che si fa immediatamente impegno. Non sfugge a questa logica Chernobyl Herbarium, un interessante ibrido nel quale la scrittura del filosofo Michael Marder incontra i fotogrammi ottenuti dall’artista visuale Anaïs Tondeur disponendo campioni d’erbario radioattivi su carta fotosensibile.

Le immagini di Tondeur sono “registrazioni visibili di una calamità invisibile”, una catastrofe ambientale che fu inizialmente occultata dalle autorità politiche sovietiche e iniziò a emergere solamente quando furono rilevati anomali livelli di radioattività in Svezia.

Proprio questa dialettica fra visibile e invisibile è il cuore della riflessione di Marder: “La figura di un nemico di solito risolve il problema: convogliando emozioni negative, odio e animosità, aiuta anche a consolidare la comunità di coloro che combattono insieme contro la minaccia che rappresenta. Le dichiarazioni di guerra contro un nemico invisibile, tuttavia, seguono una logica propria. Sebbene identifichino la forza ostile, distorcono e infine cancellano i suoi contorni, lasciandola indeterminata e potenzialmente onnipresente”.

All’autore non sfugge come la costante antropogenica accomuni sia la catastrofe del 1986, sia la diffusione del nuovo coronavirus, figlio dell’invasione degli habitat da parte degli esseri umani. La grande differenza fra mondo vegetale e mondo animale è proprio nella dannosità nei confronti degli altri viventi: se le piante ricevono dagli elementi tutto ciò che è necessario per prosperare, animali ed esseri umani hanno bisogno di ingerire nutrienti distruggendone l’integrità.

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Chernobyl diventa così il paradigma di un capitalismo che guarda al pianeta come a un serbatoio al quale attingere costantemente, senza curarsi delle conseguenze perché “la dipendenza della convenienza economica è più forte della paura” e “l’economia supera l’ecologia, seppur al prezzo della nostra dimora ambientale, l’oikos, che tutti abitiamo e che ci abita, che costituisce il nostro stesso corpo”.

Chernobyl rappresenta “una sorta di laboratorio per un pianeta vibrante, dove la vita prospera a lungo dopo l’estinzione della nostra specie” e la perdita “di un mondo in cui si poteva ancora respirare, vivere e semplicemente essere”.

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Dal mondo vegetale, come spiega anche Stefano Mancuso in molti dei suoi libri, possiamo imparare molto: “Le piante ci insegnano che non c’è crescita infinita, né crescita senza decadimento, che è il presupposto della crescita futura. Ciò che gli imperativi dell’economia di mercato e i derivati dell’energia nucleare hanno in comune è la soppressione (anzi, la repressione) del decadimento. Questo li rende incompatibili con il mondo dei viventi, che minano e distruggono”.

Da pochi giorni in libreria per i tipi di Mimesis Edizioni, Chernobyl Herbarium è tradotto da Donatella Caristina ed è incluso nella collana Sguardi e visioni diretta da Francesca Adamo.

Clicca qui per acquistare il libro.

[Foto @Pixabay]

Chernobyl Herbarium, un libro per riflettere sull’eredità dei disastri nucleari ultima modifica: 2021-09-20T07:31:36+02:00 da Davide Mazzocco
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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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