Ogni anno cresce del 68% il numero di animali uccisi nelle collisioni aeree, soprattutto in fase di atterraggio
Non stiamo parlando solo di animali volanti, ma anche di cervi, conigli o giraffe. Ogni anno cresce del 68% il numero di mammiferi che muoiono a causa di collisioni aeree con mezzi volanti. Può sembrare un fatto raro, ma secondo lo studio condotto da Samantha Ball dell’University College Cork, il numero di incidenti tra aeromobili e fauna selvatica sta aumentando a livello globale.
Lo studio, pubblicato su Mammal Review, ha analizzato e confrontato i dati di questo tipo di incidenti registrati in 47 paesi di tutto il mondo. I risultati dimostrano che gli scontri mortali non avvengono solo in aria, ma anche nelle fasi di decollo e di atterraggio, essendo quest’ultima la più abituale.
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Mentre in Australia gli animali più colpiti sono i pipistrelli, nel Canada e in alcuni paesi europei come la Germania o l’Inghilterra, gli incidenti coinvolgono maggiormente conigli e canidi. Negli Stati Uniti, invece, essi colpiscono i cervi. In totale, sono state identificate 40 famiglie di animali coinvolte negli impatti.
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Molti aeroporti si sono attrezzati con protezioni per gli uccelli, al fine di tenerli lontani dalle piste. Tuttavia, anche se controllare le collisioni con altri tipi di animali è difficile, secondo Samantha Ball si dovrebbe cominciare a cercare misure protettive di fronte alla crescita di questi numeri. In effetti, si calcola che circa il 10% di tutti gli incidenti registrati coinvolgono mammiferi.
Le collisioni aeree con animali non solo sono un rischio per la sicurezza del personale e dei passeggeri, ma anche per quella della fauna selvatica autoctona. Per questo motivo, è imprescindibile un monitoraggio delle popolazioni di mammiferi selvatici vicini agli aeroporti. Capire le abitudini temporali degli animali, la loro quantità e le loro attività è fondamentale per poter proteggerli.