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Brutti ma buoni, la seconda vita degli ugly food

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Brutti ma buoni, la seconda vita degli ugly food ultima modifica: 2020-01-18T08:00:31+01:00 da Davide Zarri
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Tonnellate di ugly food finiscono nel cestino per motivi estetici. Ma c’è chi non ci sta

Vi è mai capitato di trovare due zucchine siamesi al supermercato? Una mela col bernoccolo, una carota con le gambe o una melanzana col nasone? Madre Natura ne fa davvero di tutti i colori (e forme) ma, chissà perché, degli ugly food nei supermercati non c’è mai traccia.

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Unici nel loro genere, quando arriva il loro turno per essere venduti, questi vegetali vengono scartati nel nome di spietati standard estetici; troppo brutti per essere venduti, perfino la minima imperfezione è sufficiente per fare di questo frutto della Terra un rifiuto; come se forma, peso o colore differente ne guastasse il gusto o le proprietà.

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Gli enormi sprechi lungo la filiera: a chi la colpa?

Lo stesso rapporto annuale di Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli Sprechi in Italia, ha denunciato come oggi, tra il campo e lo scaffale, si registrino sprechi per un valore di oltre 3 miliardi di euro.

Una perdita enorme, il  cui costo è sì economico, ma anche sociale ed ambientale.

spreco cibo

Mentre tonnellate di frutta e verdura vengono scartate perché “chi di noi comprerebbe mai quella mela dal colore meno acceso?”, sono quasi 3 milioni le persone che, ancora oggi, in Italia vivono in stato di grave insicurezza alimentare. Pensionati, disoccupati, famiglie con bambini: persone come noi, che per un motivo o per un altro versano in stato di indigenza, senza sufficiente reddito per poter nutrire se stessi e i propri familiari.

Generi alimentari spreco alimentare

Senza parlare degli enormi costi per l’ambiente: un’incredibile quantità di risorse preziose impiegate per la produzione di cibo che non verrà mai neanche venduto. Recenti dati mostrano come tutto ciò comporti ogni anno l’emissione nell’atmosfera di oltre 24,5 milioni di tonnellate di CO2, oltre che la perdita di 1.226 milioni di metri cubi di acqua. Uno spreco idrico incredibile se si pensa che la stessa quantità di acqua potrebbe soddisfare il fabbisogno annuo di 19 milioni di italiani.

spreco cibo 2

Se ve lo steste chiedendo, i responsabili di tutto questo siamo noi con le nostre stesse scelte di acquisto. Se non c’è posto per gli ugly food sugli scaffali dei supermercati è infatti solo per colpa di un nostro capriccio estetico. A sua volta, per l’agricoltore non converrà nemmeno investire risorse per raccogliere un prodotto che non potrà mai vendere all’anello successivo della filiera. Tanto vale lasciarli lì dove sono, giusto?

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Ecco dunque uno dei maggiori paradossi della società moderna. Uno sperpero unico che si realizza sotto i nostri occhi ogni anno, da troppi anni.

Last Minute Market e la guerra agli sprechi

Oggi, però,  esistono per fortuna decine di realtà impegnate nel recupero di questi scarti, come Last Minute Market.

spreco alimentare frutta e verdura

Da un’idea concepita dal professore Andrea Segrè dell’Università di Bologna, l’organizzazione è oggi attiva su tutto il territorio nazionale, impegnata nello sviluppo di progetti e servizi per la prevenzione e riduzione degli sprechi.

Tra le diverse attività, appunto, vi è il recupero delle eccedenze da supermercati e mercati centrali, e dei prodotti ortofrutticoli non raccolti e rimasti in campo. Questi vengono così destinati ad associazioni del terzo settore che danno aiuto a persone in condizioni di disagio sociale ed economico.

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L’obiettivo cardine, tuttavia, come confermato dallo stesso Segrè, resta la prevenzione. Con oltre 220.000 tonnellate di cibo sprecato in Italia ogni anno, la lotta a tutto questo non può che passare dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica alle problematiche dello spreco in tutte le sue forme, per un consumo più consapevole.

Questi «sono dati che testimoniano l’importanza di buone pratiche da individuare, adottare e veicolare sul piano degli enti pubblici, delle imprese, delle scuole, così come sul piano personale, nel quotidiano delle nostre case», ha affermato lo stesso Segrè.

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In conclusione, noi consumatori con le nostre scelte di acquisto abbiamo un enorme potere di vita o di morte su questi ugly food; dei veri esemplari, icone di una diversità che si sta cercando di cancellare.

Brutti ma buoni, la seconda vita degli ugly food ultima modifica: 2020-01-18T08:00:31+01:00 da Davide Zarri

Classe 1992, di origini bolognesi, ha vissuto i suoi ultimi cinque anni con la valigia in mano. Ambasciatore italiano all’estero, è innamorato della sua terra, con i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori. Laureato in Food System Management all’Università di Bologna, ha una passione per il cibo, le lingue e la politica. Creativo, dinamico, affascinato dall’innovazione ed il cambiamento, nutre un interesse genuino per tutti i temi relativi alla sostenibilità. Alla continua ricerca della meraviglia, sostiene con forza che solo la conoscenza renda le persone davvero libere.

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