Land Grabbing, consumo consapevole per fermare il furto della terra altrui

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Land Grabbing, consumo consapevole per fermare il furto della terra altrui ultima modifica: 2016-06-04T08:30:11+02:00 da Valentina Tibaldi
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Land Grabbing, ovvero l’accaparramento della terra altrui: un documentario di Kurt Langbein (Austria, 2015, 95′) proiettato lo scorso 2 giugno 2016 all’interno del Concorso Internazionale Documentari del Festival CinemAmbiente, e un omonimo concetto che necessita di presentazioni per essere conosciuto e riconosciuto.

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Il land grabbing è una pratica che consiste nell’esproprio e nella vendita di vaste porzioni di suolo a privati, aziende o governi di Paesi stranieri, senza il consenso delle comunità che lo abitano da generazioni. In poche parole: da un lato ci sono i benestanti investitori che, per soddisfare con il massimo profitto le esigenze di un mercato del lusso, si assicurano i migliori terreni per coltivare cibo da esportazione o materie prime per il biocarburante; dall’altro intere famiglie che, senza compensazioni o con un minimo risarcimento, sono allontanate forzosamente dai loro territori.

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Alla base di tutto si colloca la progressiva scomparsa di terreni fertili a causa del consumo di suolo e del deterioramento delle risorse naturali che, soprattutto in seguito alla crisi economica del 2008, ha reso appetibili i sempre più rari e preziosi gli appezzamenti agricoli agli occhi della finanzia mondiale.

Il lungometraggio, premiato tra l’altro dalla rete del Green Film Network con una Menzione Speciale durante il festival messicano Cinema Planeta 2016, delinea un percorso sulle tracce dei movimenti finanziari internazionali in ambito agricolo, per descrivere con dovizia di esempi e prospettive i meccanismi che un consumo finale spesso ignaro degli effetti collaterali può causare alle popolazioni locali. Dalla Cambogia all’Etiopia, dal Kenya all’Est Europa, il documentario- a tutti gli effetti un film di denuncia- si propone di dare spazio anche alle motivazioni che spingono gli investitori.

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Land Grabbing ambisce a sollevare il problema. Sono le condizioni originatesi dalle nostre nazioni a richiamare grandi capitali nel settore agricolo, e siamo noi a modellare queste condizioniafferma il regista ricordandoci le nostre responsabilità. Durante un dialogo con il pubblico in sala, al termine della proiezione del documentario a CinemAmbiente, ha inoltre commentato: “Ci è voluto uno sforzo non indifferente per mostrare anche il punto di vista degli investitori. Queste società parlano molto di sostenibilità e responsabilità sociale, ma l’obiettivo di questo documentario è mostrare quel che c’è davvero dietro questo concetto di sostenibilità”.

kurt langbeinKurt Langbein a Cinemambiente 2016. Foto di Paolo Tangari.

Un concetto spesso distorto, eppure avallato dalle istituzioni internazionali, in primis dalla Commissione Europea. “Prima di iniziare le riprese non sapevo quanto l’Europa fosse coinvolta nel fenomeno. Noi Europei siamo i maggiori landgrabbers perché il 44% di tutti gli investimenti legati all’accaparramento della terra provengono dall’Europa e dalle sue istituzioni finanziarie. Noi Europei siamo inoltre fra i maggiori beneficiari del land grabbing in quanto il 60% dei prodotti alimentari che compriamo al supermercato è connesso al fenomeno e causa lo sfruttamento delle popolazioni”.

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Lo scorso novembre, il documentario è stato mostrato al Parlamento Europeo, allo scopo di portare sotto i riflettori un fenomeno fino ad ora sottovalutato in aula. Ma al lato delle istituzioni, il ruolo del consumatore resta fondamentale: “Come cittadini europei possiamo influenzare le decisioni politiche; come consumatori, d’altro canto, possiamo pilotare il mercato. La grande domanda di prodotti industrializzati rende il livello di produzione così alto. Al contrario la scelta di mangiare cibi locali o auto-prodotti è un vero e proprio atto politico”. Un’occasione per riaffermare il proprio diritto di scelta, e garantire al contempo diritti a chi pare non averne.

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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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