Alta Quota, il documentario che parla della crisi climatica nelle Alpi

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Alta Quota, il documentario che parla della crisi climatica nelle Alpi ultima modifica: 2024-01-30T06:52:18+01:00 da Francesco Rasero
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Alta Quota è il titolo di un documentario che tre registi italiani stanno girando sulle Alpi, testimoniando gli effetti della crisi climatica in montagna attraverso il racconto delle vite di chi gestisce i rifugi

Si intitola Alta Quota il documentario che tre registi italiani –Fabio Mancari, Giacomo Piumatti e Stefano Scarafia– stanno girando in diverse località delle Alpi per raccontare le vite di chi gestisce i rifugi in montagna e per mettere in luce gli effetti della crisi climatica a quelle altitudini.

Alta Quota cambiamento climatico in montagna nelle Alpi
Quello che resta del ghiacciaio del monte Civetta, in Veneto

Il video teaser dell’opera riporta alcune frasi che ben fotografano la situazione: “Le conseguenze dell’aumento delle temperature sono ovunque sotto gli occhi di tutti, ma le montagne si stanno surriscaldando a velocità doppia rispetto al resto: per questo, in alta quota, l’impatto risulta ancora più devastante. I ghiacciai stanno sparendo, il permafrost si scioglie… vivere lì diventa sempre più estremo.

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Le sfide ambientali, e non solo, dei rifugisti

Il film vuole mostrare la situazione odierna e le condizioni di vita in alta montagna, partendo dal punto di vista -cinematograficamente inedito- di chi gestisce rifugi oltre i tremila metri di altitudine, ultimi avamposti prima della natura estrema: i cosiddetti “rifugisti”.

Donne e uomini alle prese ogni giorno con nuove sfide: da quelle ambientali e logistiche fino alla gestione delle diversi tipologie di turismo che si sovrappongono in quota, con differenti necessità e visioni.

Alta Quota documentario Skyway Monte Bianco
Turisti sulla Skyway del Monte Bianco

«Si tratta di un documentario dal taglio osservativo autoriale, che affronta il tema della montagna mettendone in luce alcuni aspetti-chiave, a partire dagli effetti del cambiamento climatico -spiegano i registi- L’idea è di raccontare, senza pregiudizi, uno spaccato di questo mondo di frontiera tra uomo e natura, con le connessioni tra chi vive in alta quota, a volte in condizioni estreme, chi fa dell’alpinismo una ragione di vita e chi frequenta questi territori anche in modo occasionale e, a volte, più inconsapevole. Un mondo dove tradizione e modernità vengono a contatto e spesso si scontrano».

Rothornhütte Switzerland
Il rifugio Rothornhütte, una delle quattro strutture narrate nel documentario

Lassù, molte cose assumono un altro peso. Prima fra tutte: l’acqua. La sua captazione, infatti richiede la presenza di un nevaio, spesso a chilometri dal rifugio, da collegare con tubi saldati l’uno con l’altro. Il freddo estremo li ghiaccia anche in estate e l’umidità li danneggia: per questo è necessaria una manutenzione continua.

Anche l’approvvigionamento di cibo è un enorme sforzo economico: chi ha la fortuna di avere impianti di risalita adiacenti riesce a risparmiare qualcosa, ma chi è isolato, a ore di cammino dalla valle, ha bisogno dell’elicottero per portare casse di viveri e altro materiale fino al rifugio, e paga migliaia di euro a ogni rifornimento.

Rifugio Torino Monte Bianco
Armando Chanoine, manager del rifugio Torino, sul Monte Bianco

Lo smaltimento dei rifiuti e delle acque reflue, la manutenzione continua delle strutture, sono solo alcune delle altre tante difficoltà che un rifugista deve fronteggiare quotidianamente in un ambiente dove le avversità meteo e ambientali sono estremamente violente e la scarsità d’ossigeno mette a dura prova il fisico dei clienti, dello staff e dei rifugisti stessi.

«L’alta quota non è solamente una cornice geografica ma un vero e proprio mondo che i rifugisti hanno imparato ad abitare, accettandone pregi e difetti. Una realtà sulla quale incombe la minaccia del cambiamento climatico che sta alterando equilibri, ambiente e vite di chi ci abita per gran parte dell’anno».

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Alta Quota: i personaggi e le storie

Alta Quota sviluppa, in particolare, le storie di quattro rifugi -in Italia, Francia e Svizzera- e di chi li gestisce, due donne e due uomini (e una bambina): professionisti dell’ospitalità montana, al servizio di alpinisti esperti e di turisti avventurosi.

  • Sandrine, trentacinque anni, vive in un rifugio sul ghiacciaio della Meije, in Francia, remoto e quasi inaccessibile, senza acqua corrente, spesso completamente sepolto dalla neve.
  • Armando, guida alpina e manager, supervisiona una struttura con 150 posti e dieci dipendenti sul Monte Bianco, da dove alpinisti esperti intraprendono le loro spedizioni verso vette che hanno fatto la storia dell’alpinismo mondiale. Ma il rifugio è anche accessibile a famiglie portate da una avveniristica cabinovia, direttamente sul ghiacciaio più grande d’Europa.
Venturino De Bona, gestore del rifugio Torrani
  • Venturino, una leggenda dell’arrampicata, mantiene uno capanna a rischio chiusura, incastrata nella zona più impegnativa delle Dolomiti, insieme a Sofia, sua figlia di nove anni, alla quale sta insegnando il mestiere.
  • Daniela, rifugista, insieme all’architetto ed esperto di clima Ulrich e al capo cantiere Roni, sovrintende al cantiere del Rothornhütte, in Svizzera, rifugio che deve essere abbattuto e ricostruito a causa dello scioglimento del permafrost su cui sorge.

Tutte persone che si trovano ad affrontare una natura potente, a volte ostile, e sempre più minacciata dal Climate Change. In un ambiente in cui la sopravvivenza dipende, oggi più che mai, dalla loro capacità di adattarsi alle condizioni climatiche e al territorio.

Alta Quota documentario
Daniela Brielmaier, rifugista del Rothornhütte, in Svizzera

Persone normali in una situazione straordinaria

«Salvo rare eccezioni, finora l’alta montagna è stata raccontata, tanto nel Cinema quanto nella Letteratura, attraverso grandi imprese, avventure mitiche o sfide estreme di alpinisti eroici -proseguono Mancari, Piumatti e Scarafia- Nel nostro film non ci sono eroi. Il punto di vista è quello di personaggi da sempre ai margini di quest’epica: i rifugisti.  Sotto, ci sono città e fabbriche, uffici e routine. Sopra, il cielo e le vette, il desiderio di libertà e di conquista. In mezzo, loro».

Queste figure emergono come l’anello di congiunzione tra gli eterogenei frequentatori di un mondo in bilico tra l’immaginario romantico di un tempo -quando le Alpi sembravano eterne e immutabili, da esplorare e conquistare con sacrificio e a sprezzo della vita- e la realtà di oggi, turistica e pop, in cui da scoprire è rimasto poco o niente, e che rappresenta un importante indotto economico a cui è difficile rinunciare.

Alta Quota Dolomiti
Il rifugio Torrani, sulle Dolomiti

«I nostri protagonisti sono persone normali che gestiscono situazioni straordinarie, tentando ostinatamente di mandare avanti le loro vite e le loro attività, confrontandosi con i propri limiti e le proprie (e altrui) ambizioni», sottolineano.

Il tutto in un luogo pieno di conflitti estetici e narrativi, che gli si sta letteralmente sfaldando intorno, tra ghiacciai che scompaiono, interi pendii che si sgretolano e rifugi che crollano.

«Per questo Alta Quota è un documentario che fotografa un mondo destinato a mutare inesorabilmente e che necessita, urgentemente, di un cambio di paradigma da parte di chi lo frequenta e di chi ci lavora -concludono i tre- Il nostro vuole essere un documentario che racconta il presente, in qualche modo forse già la memoria, ma parla anche di futuro».

Alta Quota Svizzera Rothornhütte
Il cantiere per il trasferimento del Rothornhütte

Il progetto Ice Memory e le collaborazioni

Rispetto al tema del cambiamento climatico in montagna, i registi hanno avviato anche una collaborazione con Ice Memory, iniziativa scientifica internazionale riconosciuta dall’UNESCO, e in particolare con i co-fondatori italiani: l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università Ca’ Foscari Venezia.

Si tratta di un progetto che si pone l’obiettivo di raccogliere e conservare campioni prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo, che potrebbero scomparire o ridursi a causa del riscaldamento globale, per metterli a disposizione delle future generazioni di scienziati e le cui attività rientreranno anche nella narrazione del documentario.

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Alta Quota [Italia – Francia, 80’, colore, in lavorazione] è prodotto da Stuffilm, Pulp Films e L’Eubage; ha già ricevuto il contributo allo sviluppo da parte della Film Commission Torino Piemonte e il sostegno alla produzione da parte della Film Commission Valle d’Aosta.

È inoltre sostenuto dal Club Alpino Svizzero e dal Club Alpino Francese, che ne garantiscono la distribuzione capillare nei rispettivi territori nazionali, con un pubblico potenziale di centinaia di migliaia di soci interessati ai temi del film.

Ghiacciaio del Gigante Monte Bianco
Alpinisti sul Ghiacciaio del Gigante, in Valle d’Aosta

I registi hanno una vasta esperienza nella realizzazione di documentari di montagna e hanno partecipato a importanti Festival internazionali: dalla Berlinale a Locarno, dal Trento Film Festival al Pakistan International Mountain Film Festival, da CinemAmbiente al Cervino Mountain Film Festival.

I loro film sono stati trasmessi in televisione (Sky e Rai), proiettati nei cinema italiani e sono disponibili in streaming su piattaforme come Amazon Prime Video, Netflix e Rakuten Tv.

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[Tutte le immagini sono state gentilmente fornite dai registi]

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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