In un mondo sempre più frenetico e alienante, il desiderio di modernità ha distolto la nostra attenzione dalle cose semplici. A volte la felicità è prendersi un attimo e fermarsi, osservare quanto di bello ci offre la vita. Scopriremo che tutto ciò che ci occorre è proprio davanti ai nostri occhi, anche se spesso lo perdiamo di vista.
È quanto evoca La Casa sull’Albero, un bellissimo brano di Nina Zilli, contenuto nell’album L’amore è femmina datato 2012. Un pezzo poco conosciuto, ma ricco di significato. La splendida voce dell’artista piacentina, unita all’irresistibile atmosfera blues, canta un messaggio di fondamentale importanza, che richiama all’armonia tra uomo e ambiente.
Lo scenario iniziale in cui il testo ci proietta è quello moderno e artificiale delle fabbriche, luoghi freddi e soffocanti in cui l’uomo di oggi è costretto a guadagnarsi da vivere facendo a meno del proprio apporto umano. “Siamo condannati a ringraziare queste fabbriche, che ci danno venti giorni di felicità”. Sono fabbriche costruite a spese della natura, di cui per qualche strano motivo non possiamo più fare a meno.
Ci sono modi diversi di costruire il futuro, tutto sta nella scelta dei propri sogni. Se pianti un seme, un giorno diventerà un grande albero, e da lassù si potrà finalmente vedere il mare. L’invito è quello di ritornare alle origini per riscoprirsi ricchi anche con poco, ma non manca la denuncia di una modernità che ha inghiottito sempre di più il verde della natura.
La stessa Nina Zilli, a proposito del suo pezzo, non ha nascosto una certa affinità di temi con Il ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano, uno dei miti dell’artista. Si tratta della nostra vita quotidiana, del progressivo distacco dall’autenticità della natura verso il mondo comodo e sofisticato della città, che giorno dopo giorno ci rende schiavi delle consuetudini e dell’indifferenza.

“Siamo condannati a far la spesa solo al sabato, in un centro commerciale fuori città”. Quello della nostra società è uno stile di vita pigro e condizionato dai consumi, in cui tutti fanno le stesse cose e tutto è a portata di mano. La vita procede di corsa, in modo meccanico e dozzinale, come se il ritmo di quelle fabbriche continuasse a scandire la nostra intera esistenza.
La ricchezza materiale ci ha reso più poveri, l’apparente disponibilità delle risorse ci ha reso indolenti. Serve un luogo sicuro e anche un po’ infantile in cui poter ritrovare noi stessi e riflettere. Ecco il significato della casa sull’albero, un posto a stretto contatto con la natura, in cui potersi rifugiare dal frastuono.
Costruire le radici per un futuro diverso dipende da noi. “Si può fare”, canta Nina Zilli, in fondo è semplice come piantare un seme.
Di seguito il testo completo de La Casa sull’Albero.
La casa sull’albero
Dimmi come si fa
Ad uscire di qua
Da questo cortile
Della zona industriale
Siamo condannati a ringraziare queste fabbriche
Che ci danno venti giorni di felicità
Se pianti un seme che diventa un grande albero
Ci puoi salire e ti sembra un super attico
Vedi, si può fare
Costruire per sognare
Per fuggire dagli inverni
E da lì vedere il mare
Dalla casa sull’albero
Il mio capo non c’è
Ma si fida di me
Il lavoro va bene
Ma non cambia un granché
Siamo condannati a far la spesa solo al sabato
In un centro commerciale fuori città
Se pianti un seme che diventa un grande albero
Ci puoi salire e ti sembra un super attico
Vedi, si può fare
Costruire per sognare
Per fuggire dagli inverni
E da lì vedere il mare
Dalla casa sull’albero
Siamo condannati a far la spesa solo al sabato
In un centro commerciale fuori città
Se pianti un seme che diventa un grande albero
Ci puoi salire e ti sembra un super attico
Vedi, si può fare
Costruire per sognare
Per fuggire dagli inverni
E da lì vedere il mare
Dalla casa sull’albero
