Black Ice è il film racconta degli Arctic 30, equipaggio della nave di Greenpeace Arctic Sunrise, partito per difendere l’Artico e arrestato per pirateria dal governo russo
Black Ice sarà il film di apertura della nuova edizione di CinemAmbiente.
Se recentemente il cambiamento climatico ha cessato di essere un nebuloso dibattito, elevandosi quantomeno a problema effettivo sulla scena internazionale e sulla bocca dei politici più eminenti, lo si deve anche a episodi come quello, reale ai limiti dell’inverosimile, della Arctic Sunrise.
Nave storica di Greenpeace al centro di mille battaglie, il 18 settembre 2013 è stata teatro di una vicenda che ha superato i confini spazio-temporali delle acque che solcava. E’ infatti in quella data che il suo equipaggio, passato alla storia come “Arctic 30”, mette in atto una protesta pacifica contro la prima trivellazione nel Mar Glaciale Artico ad opera della compagnia petrolifera russa Gazprom. Nella lotta perenne tra salvaguardia ambientale (le trivellazioni mettono rischio l’intero ecosistema, necessario all’equilibrio del pianeta) e interessi economici, la situazione degenera rapidamente.
Black Ice, documentario di Maarten Van Rouveroy in gara a CinemAmbiente 2015 nella Sezione Internazionale “One Hour”, racconta da vicino l’intera storia: dall’abbordaggio della petroliera, peraltro in pessime condizioni, alle spropositate reazioni sovietiche contro gli attivisti. Alle innocue bandiere che inneggiano alla salute dell’Artico, i Russi rispondono con potenti getti di acqua gelata, pistole e colpi di cannone, per poi irrompere sulla nave e proclamare il fermo dell’equipaggio, arrestato illegalmente e accusato di pirateria. L’accusa è del tutto infondata poiché la pirateria, punita in Russia con una pena che comporta fino a quindici anni di carcere, prevede un’aggressione che non è mai stata messa in atto.
Come ha rivelato Roman Dolgov, uno dei protagonisti, ripercorrendo quei drammatici momenti, non erano tanto la prigionia, gli altri detenuti o le condizioni della cella a spaventare. “La cosa più dura da sopportare era il senso di incertezza: perché sono qui e cosa succederà dopo?”.
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Le misure adottate contro gli Arctic 30 costituiscono la condanna più pesante che sia mai stata inflitta agli attivisti di una organizzazione ONG da parte di un governo. Ma c’è il rovescio (o, in questo caso, il dritto) della medaglia: attuate con l’intento di mettere a tacere il dissenso, esse hanno avuto il potere di scatenare una mobilitazione pubblica internazionale di proporzioni enormi. Le manifestazioni di solidarietà per i prigionieri, originari di diciotto diversi Paesi, hanno finito per coincidere con la battaglia #SaveTheArctic, arricchitasi improvvisamente di milioni di sostenitori.
E così nel pieno della controversia legale, per merito di una petizione popolare e di insistenti pressioni politiche internazionali, nel dicembre 2013 tutti i membri dell’equipaggio vengono rilasciati su cauzione dopo oltre due mesi di carcere. Seguirà l’amnistia da parte del Governo Russo, che li dichiarerà definitivamente liberi.
“Naturalmente non sono felice di aver trascorso due mesi in carcere” ha affermato Dima Litvinov, membro di Greenpeace, ripensando alla liberazione. “Ma è chiaro che questo intero periodo, dall’azione in sé alle le sue conseguenze, ha prodotto un risultato che è giunto molto molto oltre i nostri sogni più sfrenati. Abbiamo potuto parlare con un pubblico che non eravamo mai riusciti a raggiungere prima e abbiamo sollevato il problema dell’Artico che si sta sciogliendo, le minaccia del petrolio e del cambiamento climatico”.
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Un caso esemplare di difesa dell’ambiente a qualunque costo e nonostante tutto, anche quando sembra inutile: il 18 aprile 2014 Putin ha celebrato pubblicamente l’estrazione del primo barile di petrolio russo dall’Artico, indicandolo come il capostipite di una lunga serie. La Arctic Sunrise era lì, pronta a manifestare il suo dissenso ancora e ancora.
Potete vedere Black Ice a CinemAmbiente il 10 ottobre 2015 alle ore 16,15, sala 3 del Cinema Massimo, via Verdi 18 Torino