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Smart Walking 2024, in cammino alla ricerca delle radici

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Smart Walking 2024, in cammino alla ricerca delle radici ultima modifica: 2024-02-24T06:40:03+01:00 da Valentina Tibaldi
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Intervista a Davide Fiz, ideatore di Smart Walking. Progetto nato per coniugare passione per lo slow travel, necessità lavorative e benessere personale, l’edizione 2024 sarà dedicata al turismo delle radici.

Zaino leggero e abbigliamento da trekking. Sulla carta, non serve molto per partire alla scoperta di itinerari ambientali, paesaggistici e culturali, ben nascosti all’interno dei confini italiani agli occhi di chi viaggia con premura. Smart Walking, progetto nato nel 2022 su iniziativa di Davide Fiz, combina la passione per il turismo lento con la necessità di mantenere il proprio lavoro, e di dedicarvisi quotidianamente, per qualche ora al giorno. Di qui, l’aggiunta del pc al proprio bagaglio e la predisposizione a entrare in contatto stretto con territori, persone e storie, in cerca delle opportunità-anche logistiche- che questi possono offrire in supporto ai nomadi digitali di passaggio.

Smart Walking- Back to the Roots è il focus dell’imminente edizione, in partenza il prossimo maggio. Un omaggio alla proclamazione del 2024 come Anno delle radici italiane da parte del Ministero degli Esteri, e alla ricchezza di esperienze che tale tipologia di viaggio porta potenzialmente con sé.

Davide, che cos’è Smart Walking, come è nato e perché?

Smart Walking è un progetto personale di ricerca di equilibrio tra vita privata (e passioni) e lavoro, quello che i più preparati chiamano work-life balance. È nato a seguito di un evento privato non positivo – una separazione – che mi ha costretto a riprendere in mano la mia vita. E come diceva il mio compaesano De André “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Così, sono partito per il mio quarto cammino di Santiago, il Primitivo da Oviedo nel luglio del 2021, e lì ho avuto un’illuminazione che mi ha suggerito il nome del progetto: Smart Walking. Dopo alcuni mesi di preparazione, a marzo 2022 è partita la prima edizione: 20 cammini in 20 regioni italiane. Lo scopo era quello di trovare un nuovo equilibrio tra passione per i viaggi lenti e l’esigenza di lavorare. Così per 8 mesi ho attraversato l’Italia percorrendo quasi 3000 km alternando cammino (la mattina) e lavoro (il pomeriggio), ogni giorno da un luogo diverso».

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Un bilancio delle prime edizioni di Smart Walking?

«Direi che è stato assolutamente positivo. Non sapevo cosa sarebbe successo all’inizio e ho vissuto molto alla giornata. Dal punto di vista personale è stata, anzi è, un’esperienza meravigliosa. Sto tante ore al giorno a camminare a contatto con la natura, sto bene fisicamente, vedo luoghi dai quali non passerei mai, incontro e parlo con tantissime persone. Ecco forse questo punto è stato il più inaspettato e bello. Avendo sempre vissuto in città, non mi aspettavo tutta questa umanità che si incontra ancora nei paesi. Questo mi ha permesso di entrare in contatto con tante culture, tradizioni e, aspetto non indifferente in Italia, con tante cucine! E poi devo dire che è stata anche una grande soddisfazione personale l’attenzione ricevuta dai media. Vuol dire che il mio progetto è piaciuto, sicuramente i valori che trasmetto sono sani».

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Il turismo delle radici. Che cos’è e come si colloca, in un rapporto che immagino di interdipendenza, nel tuo modo di fare slow travel, a stretto contatto con il territorio?

«Il 2024 è stato dichiarato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale “Anno delle radici italiane”. Il turismo delle radici è un’offerta turistica che coniuga la proposta di beni e servizi del terzo settore con la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine per i discendenti degli emigrati italiani nel mondo. Che si stima siano 80 milioni.

Da qui prendo spunto per riportare un breve appunto che avevo preso a Petrizzi, borgo calabrese da cui passa il Kalabria coast to coast.

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A Petrizzi incontro Pietro. Lo trovo sotto il pioppo. Non è un pioppo qualunque. Nel 1807 Giuseppe Bonaparte fece piantare alberi in tutti i paesi, nella piazza principale, come simbolo della libertà. Pietro è un “padrone dell’aria”, personaggi sempre più rari e quindi preziosi: mi porta alla scoperta della parte vecchia del paese, quella che più ha sofferto dello spopolamento post dopo guerra, poiché in tanti sono emigrati a cercare fortuna altrove. Pietro si ferma nel punto dove qualche anno fa ha portato una signora argentina in cerca delle sue origini. Dall’emozione si è inginocchiata sotto il terrazzo dal quale il bisnonno vedeva il mare in lontananza. La sua storia resiste come il terrazzo alla ruggine e all’attacco delle piante che salgono come una marea verde.

Come il turismo delle radici, anche i cammini possono diventare una risorsa per tanti borghi italiani disseminati nelle aree interne. Alcune opportunità sono comuni, come la risposta alla sfida digitale, l’ecosostenibilità, l’incentivo all’occupazione giovanile.

E così ho deciso che la terza edizione del progetto, che partirà a maggio 2024, si chiamerà “Smart Walking 2024 Back to the roots».

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Il viaggio come percorso di ascolto, scoperta ed evoluzione, individuale e collettiva. Qual è, secondo la tua esperienza, il valore aggiunto del cammino?

«L’aspetto più bello di Smart Walking, secondo me, è l’incontro con le persone e l’apertura verso il mondo. Viviamo un momento storico in cui tendiamo a chiuderci. La struttura stessa del sistema socio-economico in cui siamo immersi è di tipo individualista: ci porta a serrarci ermeticamente nelle città, blindarci dentro casa, alzare muri, nutrirci con cibo in monoporzioni.

Nei Cammini succede esattamente il contrario. Tu ti apri al mondo e capisci anche quanto di bello c’è ancora nelle relazioni con gli altri. Nei paesi che hanno sofferto di spopolamento, le poche persone rimaste hanno ancora un grandissimo senso di comunità, fatto di supporto e aiuto reciproco. Quando vedono arrivare un pellegrino a piedi, con lo zaino, sudato e stanco, si aprono e gli aprono la loro comunità. Questo forse, per me, è stato il primo valore aggiunto: quello da aver scoperto nei paesi un’umanità che nelle città è andata perduta. Oltre a una varietà di usi, cibi, tradizioni che- in contrapposizione all’omologazione cui l’attuale società ci ha abituati- comporta di per sé un enorme arricchimento, in termini umani e personali.

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Un altro aspetto fondamentale è il recupero di quel che eravamo come esseri umani: bipedi, che per il 99% della loro evoluzione hanno camminato. Abbiamo rinunciato a usare i piedi solo nel secondo dopo guerra, con la massificazione dell’uso dell’automobile. Personalmente, considero la riscoperta di avere due piedi e il concedersi di usarli per camminare del mondo un atto di resistenza, grazie al quale poter riattivare i cinque sensi, caduti anch’essi un po’ in disuso. L’odore dei fiori, del bosco, della pioggia. L’ascolto dei suoni della natura quando si è lontani dal traffico della città. Toccare l’erba, le piante: tutte sensazioni che ci appartenevano fino a pochissimi decenni fa, e che questo progetto ci permette di recuperare. Ecco, direi che il grande valore aggiunto che ho sperimentato con Smart Walking è quello della riscoperta, sotto diversi aspetti».

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Come scegli le tappe del tuo viaggio?

«All’inizio seguivo le tappe definite dei cammini, poi ho deciso di non superare le 4/5 ore di marcia per avere maggior tempo per lavorare. Questo ha comportato, a volte, dividere una tappa in due. Ma essere ancora più lento mi permette di gustare maggiormente i luoghi in cui mi fermo. Altro aspetto fondamentale nella scelta è la possibilità di avere una connessione wi-fi dai luoghi in cui pernotto».

È possibile unirsi al cammino e come?

«In questi anni diverse persone si sono unite a me per qualche tappa. Ricordo una nomade digitale di Ancona, che aveva letto del mio progetto e mi ha raggiunto su un cammino in Puglia, una guida ambientale escursionista di Firenze che mi ha raggiunto in Lazio, un sindaco di un comune sul Cammino degli Aurunci che ha fatto una tappa con me, un’amica che mi ha raggiunto in Abruzzo. E poi, ovviamente, spesso sono venuti con me persone dei comitati dei cammini.

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Poiché il progetto si svolge ogni anno da marzo/maggio a ottobre, questo inverno sto seguendo un corso per diventare Guida ambientale ed escursionistica, figura che accompagna le persone a visitare ambienti naturali, musei collegati, per illustrare le caratteristiche e l’evoluzione degli ecosistemi e delle aree protette. Un percorso che mi permetterà di aprire Smart Walking a tutti coloro che fossero interessati a un’esperienza di work life balance in cammino. A breve pubblicherò sui miei canali social il calendario di Smart Walking 2024».

[Foto Davide Fiz Smart Walking]

Smart Walking 2024, in cammino alla ricerca delle radici ultima modifica: 2024-02-24T06:40:03+01:00 da Valentina Tibaldi
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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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