Detox Outdoor, Greenpeace lancia a campagna per chiedere alle industrie dell’abbigliamento outdoor di ripulirsi dalle sostanze tossiche.
Otto squadre di attivisti di Greenpeace, due mesi in viaggio in zone remote del pianeta: dagli Appennini alle Ande, dalla Cina alla Russia. La missione? prelevare campioni di acqua e neve alla ricerca di un pericoloso gruppo di sostanze tossiche, i PFC. E purtroppo la maggior parte delle spedizioni ha avuto successo.
Dopo la campagna Detox, iniziata nel 2011, con cui l’associazione ambientalista chiedeva alle case di moda di eliminare tutte le sostanze chimiche dalla propria filiera produttiva e di vendita entro il 2020, ora anche l’industria dell’outdoor deve ripulirsi.

Come spiegato nel nuovo Rapporto “Impronte nella neve”, dai campioni prelevati dagli attivisti, infatti, è stata riscontrata la presenza di inquinanti pericolosi: i composti poli- e pre-fluorurati, o PFC.
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Ma cosa sono e dove si trovano di preciso i PFC? Sono sostanze chimiche usate per produrre e rendere resistenti all’acqua attrezzature e abbigliamento per gli amanti dell’outdoor. I PFC sono pericolosi per l’ambiente, persistenti e durevoli, degradandosi molto lentamente e si diffondono nell’ambiente per centinaia di anni. Di per sé non sono pericolosi se a contatto con il corpo umano, ma una volta rilasciate in natura queste sostanze possono raggiungere i nostri corpi quando respiriamo l’aria che li contiene o quando ingeriamo cibo o beviamo acqua. Alcuni PFC, infatti, sono stati trovati in campioni di sangue umano e nel latte materno in tutto il mondo. La ricerca ha dimostrato che alcuni PFC provocano danni alla riproduzione, promuovono la crescita di tumori e influiscono sul sistema ormonale.
Quindi cosa possiamo fare per fermare l’uso di queste sostanze? Sostenendo il Manifesto Detox Outdoor è possibile unirsi al movimento globale che insieme a Greenpeace chiede ai marchi che producono abbigliamento e attrezzature outdoor di eliminare le sostanze chimiche come i PFC dalla loro produzione.
Greenpeace infatti spiega che le alternative esistono e vanno utilizzate subito, così come si sono impegnate a fare Puma e Adidas, che hanno adottato obiettivi concreti per eliminare i PFC dai loro prodotti.

Ma non solo. Aderendo al movimento si chiede anche più trasparenza da parte dei marchi. Per ogni prodotto in cui sono trovate sostanze chimiche rischiose infatti c’è anche una fabbrica che le rilascia nell’ambiente circostante. Dove sono queste fabbriche? Quali e quante sostanze vengono rilasciate nell’ambiente? Le persone che vivono vicino agli impianti di produzione hanno diritto di saperlo, così come chi intende effettuare acquisti responsabili.
Una moda sostenibile esiste e molti marchi di moda, come Mango, G-Star, Inditex e Puma si sono già impegnati concretamente per ripulire i loro prodotti.
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Se anche tu, quindi, pensi che sia un paradosso che proprio quei marchi che producono abbigliamento e attrezzature per gli amanti della natura siano i responsabili dell’inquinamento del pianeta, anche nei suoi angoli più remoti, unisciti al movimento detox outdoor per chiedere programmi concreti e scadenze per eliminare una volta per tutte i PFC.
