“Libertà è avere tempo per vivere” (Jose Mujica, Presidente dell’Uruguay)
Il Natale è ormai alle porte: è vero, in effetti manca (ancora o soltanto?) un mese, seppur dalle vetrine dei negozi e dai percorsi obbligati nei centri commerciali sembra esser arrivato da parecchio tempo ormai.
Ogni anno la corsa al Natale pare sempre più rapida, a prescindere dalla crisi: basta dare un’occhiata ai social network per capire che la smania di acquisti per lo più inutili è irrefrenabile.
In questo clima è nata, da una ventina di anni ormai, un’iniziativa semplice ma dal profondo significato. Si tratta del Buy Nothing Day, la Giornata del Non Acquisto: un invito a non acquistare assolutamente nulla per 24 ore; nulla di più semplice, nulla di più arduo.
È dal 1992 che ogni anno l’ultimo weekend di novembre diventa protagonista di questa azione di astensione dal consumo e dal consumismo. Le origini si trovano in quell’anno in Canada da parte di Adbusters (il collettivo di sabotatori culturali anti-pubblicitari e creatori, tra le altre cose, di Occupy Wall Street), ma il fenomeno si è rapidamente diffuso in tutto il mondo, fino a toccare attualmente un’ottantina di paesi coinvolti. Il fatto che in Italia sia pressochè sconosciuto non inganni.
La scelta del giorno non è assolutamente a caso: ogni anno il Buy Nothing Day infatti ricade nel primo weekend dopo il Ringraziamento e a un mese di distanza dal Natale, il periodo dell’anno in cui l’acquisto compulsivo e irragionato dà il meglio di sè.
L’iniziativa nasce come un momento di riflessione sulle dinamiche di iper-consumo della società moderna, sui bisogni indotti dalle grandi aziende, sull’accumulo compulsivo di beni, più o meno deperibili, che ristagnano abbandonati per anni in qualche angolo delle nostre case.
Non si tratta di un’azione sovversiva di vero e proprio boicottaggio, quanto piuttosto di un’occasione di riflessione sul significato delle nostre azioni quotidiane e sulle loro ripercussioni a 360°, un modo per ritornare a discernere chiaramente i concetti di utile e superfluo.
Non si tratta neanche di una mera azione anti-natalizia o di opposizione all’acquisto in generale: viene infatti incentivato il consumo locale ed etico, presso piccoli produttori ed esercizi commerciali. Una scelta di consumo positiva non soltanto dal punto di vista morale, ma anche da quello economico: per ogni euro speso in un negozio indipendente, la metà torna all’interno dell’economia locale; per ogni euro speso in un supermercato, è soltanto il 5% (dieci volte meno!) a ritornare alla comunità che l’ha speso.
Non si tratta neanche di una critica all’ acquisto in quanto tale, ma alle cose che si acquistano e al modo di acquistarle. I paesi occidentali e benestanti, che sono soltanto il 20% dell’intera popolazione mondiale, stanno consumando l’80% delle risorse naturali disponibili; questa disparità causa inevitabilmente un immenso danno ambientale e una distribuzione del benessere assolutamente iniqua. Circa il 48% delle emissioni di gas serra è in qualche modo legato al consumismo, in particolare all’enorme quantità di imballaggi inutili che contengono i prodotti che acquistiamo.
Tra le critiche più banali al fenomeno, una è senz’altro il fatto che non comprare per un giorno soltanto non cambia nulla. Questo è vero, per lo meno in termini di brevissimo periodo, tutti ne siamo consapevoli: ma il non acquisto di un giorno riesce spesso ad innescare, nelle persone che lo attuano, modalità di ragionamento differenti, rsipetto al proprio comportamento di acquisto e allo stesso modo di “stare al mondo”. Non passare ore con un carrello straripante in mano ti fa rendere conto di quanto tempo hai buttato fino ad ora, tempo prezioso che avresti potuto investire in attività più proficue, per te e per chi ti sta intorno.
Sul sito ufficiale del Buy Nothing Day troviamo alcuni suggerimenti per attuare un vero consumo consapevole, invitandoci a porci dieci domande prima di acquistare qualsiasi prodotto:
1. Ne ho realmente bisogno?
2. Ho già qualcosa di simile?
3. Quante volte ho intenzione di usarlo?
4. Quanto durerà?
5. Posso prestarlo ad un parente o ad un amico che ne avesse bisogno?
6. Sono in grado di pulirlo o mantenerlo da solo?
7. Sarò in grado di ripararlo in caso di rottura?
8. Ho fatto una ricerca per capire se lo sto comprando al miglior rapporto qualità/prezzo?
9. Ho spazio per riporlo quando non lo uso?
10. I materiali di cui è composto sono riciclabili?
Tutti sono invitati a diffondere il movimento, proponendo nuove azioni di sensibilizzazione oppure ispirandosi ai suggerimenti presenti sul sito, già attuati nelle edizioni precedenti: tre le più impattanti e divertenti gli “zombie shoppers”, acquirenti vestiti da zombie che si trascinano per le strade e per i centri commerciali al ritmo di “Buy! Buy! Brands! Brands!” (Compra! Compra! Marche! Marche!); oppure il “Temper Tantrum”, in cui si propone di sedersi per terra in un negozio con un amico, intonando cantilene bambinesche del tipo “Tu hai fatto più spesa di me!” oppure “Non voglio più niente mai più!”; o ancora il taglio delle carte di credito, come liberazione dalla schiavitù d’acquisto.

Negli ultimi anni il movimento si è ramificato e amplificato, concentrandosi soprattutto sulla riscoperta del vero senso del Natale. C’è chi propone un Buy Nothing Christmas, utilizzando il periodo natalizio come momento di riflessione e ripensamento dei propri principi e valori, ritornando al vero significato del regalo natalizio. Gli stessi di Adbusters, dopo Occupy Wall Street, hanno ribattezzato il Buy Nothing Day come Occupy Christmas: il consumatore è invitato a trasformare i suoi regali natalizi, acquistando localmente e dai piccoli produttori oppure, ancora meglio, creando manualmente i propri presenti; un Natale da vivere con i propri affetti e facendo ciò che ci fa star bene, invece di passare ore in coda alla cassa di un supermercato.
Chi volesse partecipare ad un evento consolidato negli ultimi anni qui in Italia, lo troverà a Firenze, dove, in occasione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, si svolge la Giornata del Non Acquisto: sabato 29 novembre, dalle 10 alle 19, tutti in Piazza Madonna della Neve (Le Murate) per capire cosa vuol dire “economia della condivisione”. Il programma è fitto, con laboratori di riciclo, di cucina e di orticoltura, mercatini di scambio, passeggiate interculturali, mostre e merende equo-solidali.
Chi lo sa che proprio questo Natale non serva a qualcuno per rivedere il proprio stile di vita? Le cose cambiano dal basso, bisogna iniziare a crederci e ad agire. Si sta meglio, da subito.
Buon Natale a tutti, con le borse più leggere ma il cuore straripante di bellezza!
