W la bicicletta. Il caso e la breve storia della bicicletta a Cuba dove pedalare è più che altro una necessità e non esiste mobilità alternativa
La bicicletta, mezzo di trasporto che assume connotazioni differenti in base al luogo dove si trova, alla cultura di cui fa parte e agli utilizzi che ne vengono fatti. La bicicletta ha una storia e una specificità territoriale che molto spesso non vengono valorizzate se non del tutto ignorate.
Abbiamo visto come in alcune società la bici sia un oggetto agognato e irraggiungibile. Proseguendo in un immaginario continuum spazio-temporale e andando al lato opposto, si annoverano casi in cui la “due ruote” è addirittura imposta dalla contingenza.
Mentre le donne afgane e chissà quante altre in altre parti del mondo sognano di poter pedalare, per alcuni individui la bicicletta non è né una scelta, né una moda, né uno sport, né tanto meno un hobby ma l’unico modo per potersi spostare, il solo mezzo di trasporto che possono possedere. È questo il caso di Cuba, l’isola caraibica in cui la bicicletta sta riprendendo faticosamente a diffondersi da poco più di un ventennio.
Attenti allora a non definire la mobilità cubana “alternativa”, perché di alternativo non ha nulla. A parte la facile ironia che si può fare sull’utilizzo dei termini, dalle immagini che provengono da quei luoghi meravigliosamente belli, si intuisce che si tratta di una mobilità senz’altro molto creativa nei mezzi e nelle intenzioni. Uno shortfilm dal titolo “Havana Bikes” può aiutarci a capire perché e può spiegarci molti aspetti socio-culturali che ruotano intorno al rapporto tra i Cubani e la bicicletta.
Donne in bicicletta e la solidarietà per coloro che non possono pedalare
Le immagini raccontano di una vita certamente povera economicamente ma ricca di passione e poesia, in cui non è proprio pensabile sprecare o buttare via nulla.
L’embargo statunitense, attualmente ancora in vigore, e il controllo dell’informazione da parte del governo hanno senza dubbio contribuito a fare dei Cubani un popolo molto più che fantasioso, che si arrangia con quel poco che ha a disposizione e fa di necessità virtù.
Storicamente, la bicicletta a Cuba fu molto presente negli anni ’50 del secolo scorso grazie al forte contributo della Cina. L’embargo commerciale ed economico che ebbe inizio con la Guerra Fredda fece della bicicletta l’unico mezzo di trasporto. Il trasporto pubblico era praticamente inesistente anche perchè non sarebbe stato possibile alimentarlo in quanto la maggior parte del petrolio mondiale era già da allora sotto il controllo statunitense. Il petrolio risultava comunque un combustibile troppo costoso per un paese così povero e con una valuta molto debole. La bicicletta fu quindi destinata a scomparire lentamente proprio a causa dell’isolamento che non permetteva l’arrivo nemmeno dei pezzi di ricambio. Nel suo eclissarsi la bicicletta lasciò però molti ciclisti e molti estimatori.
Negli anni ’90, con la caduta del Blocco Socialista, la bicicletta ricominciò a riapparire e a diffondersi. Attualmente la bici a Cuba ha molti utilizzi soprattutto in ambito lavorativo: dai taxi, al trasporto di frutta, alla vendita dei fiori. La bici si è adattata ad ogni bisogno. Ciò che è più interessante è che attualmente non esistono officine di stato. Il settore è totalmente affidato all’iniziativa privata. Le officine risiedono infatti nelle abitazioni dei cittadini e chi vuole ha la possibilità di vendere la propria bicicletta in cambio di denaro, caso del tutto anomalo nello stato cubano.
Anche se la situazione sta cambiando, per i Cubani la bicicletta rimane sempre una necessità e un bene difficile da reperire, per questo esistono associazioni che forniscono biciclette soprattutto ai giovani come ad esempio, Bikes for Cuba.
Bici come simbolo di libertà e liberazione e bici perché non esistono alternative. In tutti e due i casi la bicicletta regala sempre e comunque emozioni.