Il cambiamento climatico colpisce il regno di Babbo Natale, viaggi annullati nella Lapponia finlandese per l’assenza di neve
Natale è ormai alle porte e a tutti, grandi e piccoli, la prima cosa che viene in mente pensando a questo incantevole periodo dell’anno, indubbiamente il più magico, è il villaggio innevato di Babbo Natale. Questa suggestiva cartolina esiste realmente in Lapponia, non soltanto a Rovaniemi, pubblicizzata come residenza ufficiale di Babbo Natale a partire dagli anni ‘80, ma anche in altre città della regione. Se soltanto fino a pochi decenni fa compiere un viaggio per far visita a Babbo Natale era qualcosa che un bambino poteva soltanto sognare, oggi, una visita alla vera casa di Babbo Natale è a portata di biglietto, a meno che il cambiamento climatico non giochi un brutto scherzo.
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Infatti anche il paese di Babbo Natale deve affrontare le conseguenze del cambiamento climatico: città artiche come Rovaniemi invece di essere imbiancate dalla tipica coltre di neve di 20-30 cm, erano, fino a qualche settimana fa, bagnate da una pioggia battente che scendeva da un cupo cielo d’ardesia con la temperatura leggermente al di sopra dello zero (il termometro toccava i +2°C).
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Nell’ultimo decennio queste città artiche sono diventate ambite mete turistiche grazie agli incantevoli paesaggi innevati, all’offerta di esperienze uniche, come la possibilità di ammirare l’aurora boreale.
Il turismo è dunque un settore in forte crescita: lo scorso anno sono stati registrati 1.8 milioni di turisti in Lapponia nella sola Rovaniemi si è registrato il record di oltre un milione di pernottamenti. A inizio dicembre però, a causa della mancanza di neve, le compagnie di viaggio hanno dovuto annullare alcuni soggiorni organizzati tra il 3 e il 4 dicembre 2024 diretti a Kuusamo nella Lapponia finlandese. Le precipitazioni abbondanti hanno sciolto la poca neve presente, rendendo così impossibile intraprendere molte delle attività invernali rivolte ai visitatori.
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Mentre le agenzie di viaggio monitorano con attenzione le condizioni e le previsioni metereologiche, alcune città ricorrono ai cannoni per l’innevamento artificiale per evitare la sorte capitata alla città di Kuusamo.
Gli effetti del cambiamento climatico sulla Lapponia
Il cambiamento climatico nella patria di Babbo Natale è stato evidente anche nella stagione estiva: gli abitanti non ricordano un’estate tanto calda come quella del 2024: “Ho parlato con molti allevatori di renne che non hanno mai sperimentato il caldo che abbiamo avuto quest’estate. Il sole continua a splendere e non piove mai” afferma Tiina Sanila-Aikio, ex presidente del parlamento Sami finlandese.
Infatti, i mesi di sole di mezzanotte nella Lapponia finlandese sono stati caldi e secchi, il muschio nella foresta, solitamente rigonfio d’acqua, è appassito e anche gli aghi delle conifere sulle punte dei rami, invece di essere di un verde brillante, sono arancioni. Gli allevatori sostengono che gli inverni miti e imprevedibili rendono più difficile per le renne procacciarsi il loro cibo preferito, il lichene: a causa delle temperature oscillanti, la neve e il ghiaccio si sciolgono e ricongelano, seppellendo il vegetale sotto strati di ghiaccio.
Inoltre, secondo una ricerca pubblicata nel 2022 sulla rivista Nature, questa regione si sta riscaldando quattro volte più velocemente rispetto alle altre parti del mondo. A dimostrazione di questo, nel mese di settembre è stato stabilito un nuovo record negativo: il termometro ha toccato gli +11,1°C nella città di Utsjoki, battendo il record precedente di +11,0°C registrato nel 1975.
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La Finlandia e il cambiamento climatico
La Finlandia si era posta uno degli obiettivi più ambiziosi al mondo nella corsa alla riduzione delle emissioni di gas serra: raggiungere il livello zero di emissioni entro il 2035, ben quindici anni prima rispetto alla maggior parte dei paesi europei. In un paese di 5.6 milioni di abitanti con quasi il 70% della superficie ricoperta da foreste e terreni torbosi, questo impegno, sebbene audace, pareva non troppo difficilmente raggiungibile. Per decenni, la Finlandia è stata considerata un carbon sink: le foreste e le torbiere assorbivano più carbonio rispetto a quanto ne rilasciassero. Tuttavia, a partire dal 2010, la quantità di questi ‘polmoni’ ha iniziato a ridursi, prima lentamente poi a un ritmo sempre più veloce.
Nel 2018, il land sink – espressione usata dagli scienziati per definire qualcosa che assorbe più carbonio rispetto a quanto ne rilasci – della Finlandia si è azzerato: le sue foreste sono diminuite del 90% tra il 2009 e il 2022, mentre il resto del declino è stato alimentato dalle emissioni provenienti dal suolo e dalla torba. Le conseguenze di ciò sono drammatiche: nonostante la riduzione delle emissioni del 43% in tutti i settori, le emissioni nette del paese sono quasi allo stesso livello dei primi anni Novanta.
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Ai problemi derivanti dalle cattive consuetudini interne come la combustione della torba (più inquinante del carbone) come pratica comune, o il disboscamento per fini commerciali delle foreste aumentato a ritmi incessanti (che non risparmia neppure i preziosissimi e altrettanto rari ecosistemi formatisi nell’ultima era glaciale), si aggiunge il surriscaldamento del pianeta che provoca la disgregazione delle torbiere e lo scioglimento delle palsa – enormi cumuli di torba congelata – con il conseguente rilascio di gas serra nell’atmosfera.
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