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Campagne turchesi, il progetto per costruire strutture nido in favore della ghiandaia marina

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Campagne turchesi, il progetto per costruire strutture nido in favore della ghiandaia marina ultima modifica: 2023-03-31T07:27:31+02:00 da Marco Grilli
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Partito il crowdfunding per Campagne turchesi, il progetto di costruzione di strutture nido in favore della ghiandaia marina, una delle specie migratrici più vulnerabili d’Europa

Ammalia con lo splendido colore turchese della sua livrea tropicale ma purtroppo è oggi classificata come specie vulnerabile: ci riferiamo alla ghiandaia marina (Coracius garrulus), un bellissimo uccello dell’ordine dei Coraciformi, una volta tipico degli ambienti rurali ma oggi non molto diffuso in Italia (si stimano circa 500-1.000 coppie). In favore del suo ripopolamento è partito il crowdfunding per il progettoCampagne turchesi”, ideato dai naturalisti Alessandro Ghiggi e Antonio Scatassi, che mira a realizzare ed installare strutture nido per ovviare al problema della scarsità di siti naturali idonei per la nidificazione. Inizialmente l’area interessata sarà quella della provincia di Alessandria, dove 15 anni fa fu segnalata una coppia nidificante, la prima in Piemonte a 70 anni dalla scomparsa della specie, che oggi è tornata a ripopolare queste aree rurali pur tra mille pericoli e senza essere riuscita a trovare ancora un suo equilibrio.

La ghiandaia marina ed i pericoli per le specie migratrici

Come sottolineato dalla Lega italiana protezione uccelli (Lipu), solo il 30% delle 250 specie regolarmente nidificanti in Italia versa in uno stato di conservazione favorevole. Perdita di habitat, bracconaggio, cambiamenti climatici, presenza di infrastrutture e disturbo dell’uomo sono tutti fattori che creano problemi agli uccelli migratori, anche quando durante i loro viaggi toccano il nostro Paese. La perdita di biodiversità ci riguarda da vicino, perché aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche, ed inoltre diminuisce l’effetto difesa degli ecosistemi rispetto alle malattie infettive.

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“Il dramma dell’estinzione, locale o globale, ma anche la diminuzione di specie non a rischio mette a repentaglio il funzionamento degli ecosistemi dai cui servizi tutti noi dipendiamo. In ultima analisi dobbiamo difendere senza compromessi la diversità delle specie, rare o diffuse, e l’integrità dei sistemi naturali, spiega Claudio Celada, direttore area conservazione della natura della Lipu.

Per questo è importante salvare specie come il grillaio, il falco della regina, il pollo sultano e la ghiandaia marina. Quest’ultima fatica a trovare siti di nidificazione idonei soprattutto nelle porzioni di Pianura Padana maggiormente segnate dallo sfruttamento del suolo. Pur non mancando gli insetti fonte primaria di cibo, grazie anche al passaggio al biologico di diverse aziende agricole, le aree di riproduzione risentono negativamente dei continui disboscamenti e dell’abbattimento di strutture ruderali in luogo di nuovi seminativi, noccioleti, impianti viticoli o infrastrutture per le rinnovabili.

Vi sono inoltre altri due fattori che limitano la diffusione della specie, spiegano gli organizzatori della campagna, “il primo è rappresentato dalla rarefazione di quei prati stabili così importanti per l’approvvigionamento del cibo. Il secondo deriva dal fatto che, diminuendo le porzioni di foresta ‘matura’, diminuisce anche la presenza dei picchi, importantissimi per il loro ruolo di realizzatori di cavità nei tronchi degli alberi, le quali tipicamente ospitano, una volta abbandonate, i nidi di ghiandaie marine”.

Alessandro Ghiggi, ornitologo e documentarista free-lance, ha iniziato a studiare in forma prettamente personale distribuzione e selezione degli habitat della ghiandaia marina dal 2016. “Dal 2019, al fine di incentivare la nidificazione della specie, iniziai a costruire strutture artificiali che installai in luoghi potenzialmente appetibili per le ghiandaie sulla base delle esperienze maturate fino a quel momento.  Su 17 strutture costruite, due vennero occupate con successo. La prima risale al giugno 2019. Fino al 2022 sono state occupate regolarmente almeno due strutture (due coppie nidificanti)”, riferisce Ghiggi.

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Gli ideatori di “Campagne turchesi” criticano però la speculazione edilizia e la diffusione degli impianti rinnovabili impattanti (fotovoltaico e agri-voltaico a terra), in aree a vocazione agricola con un significativo grado di naturalità e varietà ecosistemica. La zona del basso alessandrino, spiega Ghiggi, “è stata oggetto d’interesse da parte di società a responsabilità limitata, che lavorano nell’ambito delle rinnovabili proponendo contratti di compravendita a prezzi molto vantaggiosi ai contadini, affinché vendano il proprio terreno agricolo così da potervi installare impianti fotovoltaici a terra o agrivoltaici. I primi non prevedono la coltivazione del campo su cui giacciono, i secondi sì, tuttavia a discapito di un’ingente perdita di ulteriore habitat elettivo per numerosissime specie e tra queste la ghiandaia marina, che si rifà principalmente alle porzioni di prato stabile per l’approvvigionamento del cibo per sé e per i nidiacei. Ci sono diversi studi che riportano dati sull’impatto negativo che hanno queste strutture sulla comunità ornitica, uno su tutti riguarda un’indagine svolta dalla Commissione Europea”.

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Nonostante le nuove disposizioni in merito alle rinnovabili (Dl 24 febbraio 2023, n. 13), la campagna mira a “sensibilizzare il pubblico interessato affinché possa ottenere gli strumenti, la consapevolezza e la cultura necessari ad agire in autonomia, ognuno sul proprio fazzoletto di terra”, spiega ancora Ghiggi.

Il progetto

Campagne turchesi si presenta come un progetto di costruzione, partecipazione e condivisione. La prima fase prevede la realizzazione delle strutture nido. I materiali necessari sono: i tronchi nido (prevalentemente legno di querce o robinie ottenuto tramite acquisto o donazioni da tagliaboschi professionisti);  le cassette nido (tavole in legno di recupero o acquistate ex novo presso segherie professionali) e le minuterie.

L’installazione di queste strutture, come già dimostrato dall’esperienza del 2019, ha un ulteriore effetto positivo perché agevola la presenza di altre specie, quali la civetta, l’assiolo, l’upupa e il torcicollo. Secondo gli organizzatori  vi sono numerosi progetti di conservazione e ricerca su specie a rischio, quasi sempre però sovvenzionati da colossi privati che tendono ad imporre linee guida lontane dalle dinamiche naturali (ad esempio collocare i nidi solo sui tralicci dell’alta tensione). “Ci sono migliaia di ettari potenzialmente buoni per l’insediamento di questi uccelli, ma spesso vertono in condizioni di abbandono o di forte sfruttamento. Sulla base dell’osservazione, lo studio dei movimenti e le scelte dei siti per la nidificazione da parte della ghiandaia marina, noi successivamente installiamo strutture nido, siano esse su alberi, ruderi o altro”, ci spiega ancora Ghiggi.

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Dopo la costruzione delle strutture nido “i sostenitori del crowdfunding saranno coinvolti nel progetto attraverso momenti di osservazione guidata dell’avifauna presente nelle aree interessate, nonché mediante l’apprendimento delle tecniche e delle modalità di costruzione e messa in posto delle strutture nido. Le attività proposte vogliono dunque coinvolgere e stimolare attraverso strumenti concreti, affinché ogni cittadino sensibile alle tematiche ambientali possa intervenire attivamente nella tutela del proprio territorio”, affermano gli ideatori.

La prima attività prevista è domenica 30 aprile a Vigoponzo (Al), con la mattinata dedicata ad una passeggiata didattica in ambiente misto alla scoperta dell’avifauna locale, ed il pomeriggio destinato ad un workshop sulla costruzione delle strutture nido artificiali.

Le campagne dell’alessandrino sono pronte a tingersi di turchese.

[Credits foto Alessandro Ghiggi]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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