La lattoferrina può essere usata insieme ai farmaci per combattere il Covid-19? Un nuovo studio, tutto italiano, pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology, apre le porte a questa possibilità.
La lattoferrina può davvero essere utile nella lotta al Covid-19?
Una recente ricerca sembra aprire le porte a questa possibilità. Ma che cos’è la lattoferrina?
Si tratta di una molecola naturale presente nel latte materno, nelle secrezioni umane e nei granuli dei neutrofili nei siti d’infezione e infiammazione.
Già lo scorso anno era stato condotto un primo studio eseguito dalle università di Tor Vergata e La Sapienza, che aveva suscitato alcune polemiche.
Un nuovo studio più approfondito sulla lattoferrina è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology. Piera Valenti, ordinario di Microbiologia dell’università di Roma La Sapienza, ha condotto gli studi in vitro.
Elena Campione, dell’università di Roma Tor Vergata, ha, invece, curato il trial clinico.
Lo studio ha reso possibile valutare l’efficacia della lattoferrina nei pazienti asintomatici e paucisintomatici (quindi con sintomi più lievi).
Grazie a un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, le professoresse Piera Valenti ed Elena Campione hanno avuto l’occasione di parlare dei risultati ottenuti dalla ricerca.
Nell’intervista è stato subito precisato che “la lattoferrina non è un farmaco né sostituisce alcun farmaco, ma è classificata e riconosciuta, già dal 2012, come un integratore alimentare privo di effetti avversi, sia dalla Food and Drug Administration (Fda, Usa) che dall’European Food Safety Authority (Efsa)”.
La lattoferrina, presente naturalmente nel latte materno, produce un’azione antinfiammatoria e immunoregolatoria.
Ma come può contrastare il Covid-19?
Lo studio italiano
Secondo le ricercatrici “l’infezione da SARS-CoV-2 provoca ‘una tempesta infiammatoria’ “ inducendo disordini nel metabolismo del ferro.
La replicazione del virus sarebbe, dunque, favorita dall’eccesso di ferro libero intercellulare.
Somministrare la lattoferrina permetterebbe di sottrarre il ferro dalle cellule e, grazie all’attività antinfiammatoria, si ridurrebbe significativamente l’infezione virale. Ciò sarebbe dovuto anche alla sua capacità di legarsi alla proteina spike del coronavirus, impedendole, perciò, di entrare nelle cellule umane.
Il trial clinico è stato condotto su pazienti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 che erano asintomatici o paucisintomatici.
“Abbiamo somministrato 1g di lattoferrina in formulazione liposomiale (che garantisce una concentrazione maggiore a livello intestinale) per bocca all’esordio della malattia. I pazienti non hanno avuto effetti collaterali durante il trattamento, e abbiamo osservato una graduale scomparsa dei sintomi causati dal Covid” si legge nell’intervista.
Oltretutto, si è anche assistito a “una negativizzazione media del tampone dalla 14 esima giornata”.
Questa ricerca ha, dunque, presentato risultati promettenti ma, indubbiamente, vanno condotti ulteriori studi per avere il maggior numero di dati e informazioni possibili.
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