A Prishtina, in Kosovo, il Santuario degli Orsi ospita 20 animali liberati dalla cattività: erano tenuti in gabbia per attirare clienti nei ristoranti.
Fino al decennio scorso, in Kosovo, non era raro imbattersi in orsi bruni tenuti in gabbia o alla catena nei pressi di ristoranti, con lo scopo di attirare i clienti.
Nel 2010, una legge nazionale del neonato Stato indipendente ha posto fine a questa barbarie.
Ma è sorto un problema: dove accogliere e curare gli animali finalmente liberi?
L’organizzazione animalista Four Paws ha allora deciso di aprire un Santuario degli Orsi (Bear Sanctuary) vicino al lago Badovc, nei pressi del villaggio di Mramor, a 20 chilometri dalla capitale Prishtina.
Qui -grazie all’interessamento del Governo kosovaro, della forza multinazionale di pace Kfor e dell’ambasciata austriaca- è stato ricreato un habitat quasi naturale per questi grandi mammiferi, che vivono ora sotto la supervisione di personale qualificato e in un ambiente adatto alla loro specie.
Al momento il Bear Sanctuary di Prishtina si estende su una superficie di 16 ettari e ospita 20 orsi liberati dalla cattività.
Recentemente si è ampliato, ospitando anche un centro di educazione ambientale, sempre più frequentato da scolaresche e famiglie kosovare nonché inserito tra le migliori attrazioni turistiche della zona. Occupa una trentina di persone.
Kassandra, la prima ospite del Santuario degli Orsi
Quando, nell’autunno 2010, la detenzione degli orsi è diventata illegale, il Kosovo ha avviato un censimento dei cosiddetti “orsi da ristorante”: almeno tredici erano prigionieri in piccole e fatiscenti gabbie, spesso denutriti e in pessime condizioni di salute.
Due animali, Rambo e Luta, non ce l’hanno fatta a essere salvati, perché i loro proprietari li hanno uccisi poche ore prima dell’arrivo della squadra di soccorso.
Kassandra, il primo orso sequestrato dalla Polizia kosovara con l’aiuto della Kfor, è invece arrivata a Mramor nel marzo 2013. Durante la cattività, viveva in una gabbia di appena 6 metri quadrati.
Pochi giorni dopo il trasporto, la giovane orsa ha iniziato a rivivere. Poi è arrivato un lungo inverno e lei si è ritirata nel suo letto di paglia fresca preparato dai volontari di Four Paws, dove ha passato qualche settimana in letargo.
«Anche se il Santuario non era ancora del tutto pronto, abbiamo voluto salvarla il più in fretta possibile dalla sua crudele prigionia -spiega Taulant Hoxha, ricordando i giorni del suo arrivo- Da quando è qui si è trasformata, sia fisicamente che mentalmente: la sua pelliccia grigio-marrone era in pessime condizioni, ora ne sfoggia una nuova, bionda e vivace».
Kassandra è un’orsa nata nel 2002 nella regione di Sharri, area boscosa nel sud del Kosovo: è la più pignola di tutti gli orsi oggi presenti a Mramor; preferisce la frutta dolce (la sua preferita è l’anguria) e non le piacciono molto le verdure.
La libertà ritrovata tra i boschi kosovari
Quindi, con il passare dei mesi, sono arrivati molti altri orsi a farle compagnia, tra cui Anik, Ari, Ero, Hope, Oska, Lena, Mal, Mira e Stivi.
Tutti loro, una volta liberati dalle catene e dalle gabbie, hanno potuto ritrovare la libertà tra i boschi intorno a Prishitna.
Al Santuario degli Orsi c’è infatti molto spazio, con stagni per rinfrescarsi durante le calde giornate estive e grotte per il letargo, oltre a pasti adeguati forniti dal personale della struttura. E, soprattutto, gli animali vivono in armonia con la natura.
Oltre agli orsi kosovari, la struttura ospita tre esemplari provenienti dall’Albania (Gjina, Pashuk e Tomi), anche lì salvati da condizioni contrarie al benessere animale.
Proprio nel Paese delle Aquile, si è quindi sviluppata la campagna di Four Paws #saddestbears per vietare la detenzione privata di orsi, sul modello del Kosovo.
«Purtroppo in Albania ci sono ancora orsi in cattività -prosegue Taulant- Stiamo fortunatamente collaborando con il Governo per dare vita a una legge e rendere questa pratica solo una triste storia del passato».
Pashuk, il giovane orso salvato in Albania
Nato nel 2011 in Albania, Pashuk è stato salvato nell’agosto 2016, dopo aver passato cinque anni in una gabbia vicino a un ristorante.
«Quando era ancora piccolo, i padroni lo misero alla catena e lo rinchiusero in una baracca. Non hanno mai tolto quella catena dal suo collo, causando a Pashuk un dolore incredibile mentre cresceva: era praticamente diventata tutt’uno con la sua carne», racconta ancora Taulant, con le lacrime agli occhi.
Non sarebbe sopravvissuto, se non grazie al tempestivo salvataggio da parte di Four Paws.
Per fortuna, dal suo arrivo al Santuario degli Orsi, Pashuk ha fatto enormi miglioramenti. «Ci pare quasi difficile credere quanto velocemente sia stato in grado di riprendersi da quella vita molto dura, dopo anni di permanenza in condizioni crudeli».
Fortunatamente oggi la ferita al collo è completamente guarita e il piccolo orso può godersi una nuova vita, completa di speciali e appropriate cure veterinarie oltre a un supporto continuo per la riabilitazione.
La storia dei tre fratellini Ema, Oska e Ron
Nel 2014 sono arrivati al Santuario tre cuccioli -Ema, Oska e Ron- la cui storia ha commosso la Nazione e scosso le coscienze.
A salvare i piccoli orsi è stata la Polizia di Peja, città di circa 100 mila abitanti nel Kosovo occidentale.
La prima a essere scoperta è stata una giovane femmina di sei settimane, acquistata da una famiglia una ventina di giorni prima e tenuta illegalmente in un appartamento.
La polizia locale è venuta a conoscenza del caso quando la famiglia ha pubblicato su Facebook i dettagli su come aveva acquistato e recluso l’orsa.
Durante l’intervento per liberarla, i poliziotti e il personale del Dipartimento di Protezione Ambientale kosovaro hanno quindi scoperto l’esistenza di altri due cuccioli di orso nella stessa regione, che avevano la stessa età della femmina e probabilmente sono suoi fratelli.
Anche loro erano stati venduti illegalmente, per essere tenuti come animali domestici.
Una volta salvati, questi piccoli orsi sono stati quindi presi in cura dal personale di Four Paws.
Dato che erano stati strappati alla loro madre in età molto precoce, con loro è stato intrapreso un percorso speciale, evitando per diverso tempo il contatto con altri esseri umani, fino a quando non sono stati ritenuti idonei a essere trasferiti al Santuario degli Orsi.
Oggi, qui, vengono sempre seguiti da un team di custodi ed esperti di orsi mentre vivono sereni tra i boschi.
Essendo cresciuti insieme, questi tre orsi sono molto legati tra loro e, il più delle volte, vengono visti insieme.
Il Santuario degli Orsi, un’attrazione turistica del Kosovo
Da maggio 2018, nel quinto anniversario di apertura del Santuario, è inoltre attivo a Mramor anche il Centro di educazione ambientale “Thesaret e Natyrës”, che offre mostre e attività outdoor, giochi didattici e laboratori per le scuole, oltre a un negozio di souvenir e sale per seminari.
«Questo Centro ci permette anche di sviluppare piccoli progetti sul benessere degli animali e altri temi ambientali, con visite didattiche per gli studenti e iniziative volte ad aumentare la consapevolezza sui temi da noi trattati», conclude Taulant.
Il Bear Sanctuary di Prishitna è aperto ai visitatori tutti i giorni della settimana, dalle 10 alle 19; il biglietto costa da 50 centesimi a 2 euro, con ingresso libero per i più piccoli.
C’è anche un bistrot, dove fermarsi a bere qualcosa o gustare un pasto vegetariano o vegano, con gran parte dei prodotti che sono coltivati in loco.
Per raggiungerlo, occorre uscire dalla capitale kosovara in direzione Gjilan, girando poi sulla strada per il villaggio di Mramor. Sulla sinistra, ben indicato, a un certo punto si trova un sentiero che conduce al centro.
Occorre ricordare che, nel cuore dei mesi invernali, gli orsi vanno in letargo (un processo fondamentale della loro esistenza) e devono poter riposare in piena tranquillità.
Pertanto, da fine dicembre a metà febbraio circa, il Santuario degli Orsi di Prishtina può essere aperto solo nei weekend, sempre con eventi didattici per bambini e famiglie e attività all’aria aperta.
Questo articolo contribuisce al progetto “Movies Save the Planet – Voices from the East” di CinemAmbiente – Bando europeo #FrameVoiceReport!
[Foto concesse da Four Paws – Bear Sanctuary Prishtina]