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Politica Agricola Comune: verso la riforma post 2020

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Politica Agricola Comune: verso la riforma post 2020 ultima modifica: 2019-06-07T08:11:08+02:00 da Davide Zarri
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Che cos’è la Politica Agricola Comune e perché dovrebbe importarci?

PAC, CAP o GAP, partiamo subito col dire che, in qualunque lingua la si legga, la Politica Agricola Comune (in italiano, appunto, PAC) è oggi una delle politiche comunitarie di maggiore importanza.

Istituita alla fine degli anni Cinquanta, la PAC venne concepita con l’obiettivo di assicurare un equo tenore di vita alle comunità di agricoltori e porre rimedio alla carenza di cibo verificatasi negli anni precedenti.

4Rinnovata e rivista a cadenza settennale, la PAC 2014–2020 rappresenta oggi circa il 38% del budget comunitario, pari a 408,31 miliardi di euro.

Diversamente dalle primissime versioni le quali si ponevano di dare un impulso all’economia agricola e di garantire una quantità di cibo sufficiente per sfamare i cittadini europei, la PAC odierna è caratterizzata da un ventaglio di obiettivi ben più ampio.

Importanti sono, infatti, le distorsioni di mercato prodotte dalle passate politiche, e numerose sono le sfide poste in essere dal nuovo contesto economico globale, non ultima la questione ambientale nella sua complessità.

politica agricola comune

Oggi, le novità fondamentali dell’ultima PAC riguardano principalmente le misure individuate per la tutela dell’ambiente, quelle in supporto allo sviluppo delle aree rurali, assieme ad una particolare attenzione alla sicurezza ed alla qualità degli alimenti: vediamole assieme.

Le politiche in materia di salvaguardia dell’ambiente (“greening”) introdotte con la recente riforma del 2013, hanno lo scopo di modulare le misure finanziarie a supporto dell’attività degli agricoltori affinché questi introducano pratiche più rispettose dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità, e per una mitigazione dell’impatto delle attività agricole sul clima.

Tali misure di mitigazione si rendono infatti necessarie alla luce degli ingenti volumi di gas serra generati dal settore agricolo e dell’allevamento, delle enormi quantità di risorse idriche e di suolo sottratte ad altri usi, senza contare il deterioramento dei terreni destinati alla coltivazione ed all’allevamento intensivi, e l’impatto sulla biodiversità e sul paesaggio circostante.

campo verde in cina di cereali

Le misure di sviluppo rurale compongono il secondo grande pilastro della PAC. Dotate di grande rilevanza strategica, sono state concepite per la promozione dello sviluppo economico, sociale e ambientale delle comunità residenti nelle regioni rurali.

A fronte di un’estensione delle aree rurali pari al 57% del territorio totale dell’UE, nelle quali vive il 24% della popolazione, nell’attuale PAC sono stati investiti 99,4 miliardi di euro per le misure di sviluppo rurale. Queste politiche di sviluppo rappresentano oggi un obiettivo di vitale importanza per incentivare l’innovazione ed assicurare la competitività delle aziende agricole comunitarie, sollecitando una gestione più responsabile delle risorse naturali, nonché promuovendo l’inclusione sociale delle fasce più deboli.

Non ultimo, il preoccupante declino dell’occupazione giovanile nelle zone rurali, assieme al crescente spopolamento delle campagne, impongono un deciso cambio di marcia per quanto riguarda il finanziamento ai giovani che decidono di darsi all’agricoltura.

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Infine, è importante ricordare come nell’agenda politica, specialmente negli ultimi anni, si sia realizzato un graduale passaggio di attenzione dalla quantità alla qualità degli alimenti prodotti. A tal proposito, la PAC si pone di stabilire livelli molto elevati di sicurezza e qualità alimentare, al fine di salvaguardare al meglio la salute dei consumatori e, allo stesso tempo, tutelare le produzioni agroalimentari locali a denominazione di origine oppure ad indicazione geografica protetta.

In questo quadro, il tema della tracciabilità la fa da padrone, perché, da un lato, venga garantita trasparenza, completezza e certezza delle informazioni fornite ai consumatori e, dall’altro, siano assicurate la tutela e la valorizzazione delle attività commerciali locali, della loro storia e della loro filosofia.

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Il 9 aprile scorso, la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale ha approvato l’ultima serie di proposte per la futura PAC post 2020, ed ora la palla passerà all’assemblea parlamentare.

A pochi mesi dall’approvazione della riforma per il settennio 2021–2027, è quindi fondamentale che l’appena nato Parlamento europeo – e la maggioranza parlamentare che ne risulterà – si ponga obiettivi ambiziosi per affrontare più efficacemente le sfide attuali e future, agevolare il ricambio generazionale, stimolare l’innovazione e promuovere un settore agricolo sostenibile e responsabile nei confronti dell’ambiente e dei consumatori.

Politica Agricola Comune: verso la riforma post 2020 ultima modifica: 2019-06-07T08:11:08+02:00 da Davide Zarri
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Classe 1992, di origini bolognesi, ha vissuto i suoi ultimi cinque anni con la valigia in mano. Ambasciatore italiano all’estero, è innamorato della sua terra, con i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori. Laureato in Food System Management all’Università di Bologna, ha una passione per il cibo, le lingue e la politica. Creativo, dinamico, affascinato dall’innovazione ed il cambiamento, nutre un interesse genuino per tutti i temi relativi alla sostenibilità. Alla continua ricerca della meraviglia, sostiene con forza che solo la conoscenza renda le persone davvero libere.

1 Commento

  1. Sono convinto che solo una politica condivisa tra gli stati dell’Unione, possa dare un impulso all’agricoltura, prediligendo i giovani con incentivi per imprese agricole e pianificando la crescita a seconda delle caratteristiche fisiche e climatiche dei territori in ciascun stato membro.

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