Ne abbiamo parlato ripetutamente, ma non fa male ribadire il concetto: l’emergenza smog in Italia e al di fuori dei nostri confini è reale: l’inquinamento atmosferico risulta essere uno dei principali fattori di morte a livello mondiale.
Il particolato (PM, Particulate Matter) è un inquinante costituito da particelle disperse nell’atmosfera con diametro variabile da qualche nanometro (nm) a decine/centinaia di micrometri (μm). Le sorgenti di PM possono essere naturali (eruzioni vulcaniche, incendi boschivi, erosione del suolo ecc…) e antropiche.
Gran parte delle particelle emesse derivano dalle attività umane, principalmente dall’uso di combustibili fossili e delle biomasse (riscaldamento domestico, produzione di energia), ma svolgono un ruolo essenziale anche le emissioni degli autoveicoli e l’usura degli pneumatici, dei freni e del manto stradale.
In uno studio del 2015 (Contributions to cities’ ambient particulate matter (PM): A systematic review of local source contributions at global level, Karagulian et al.) pubblicato dalla Commissione Europea, gli autori hanno sistematicamente esaminato e analizzato le ricerche pre-esistenti sulla presenza di PM10 e PM2.5 in contesti urbani con l’obiettivo di stimare le quote relative alle fonti di inquinamento a livello globale. Sebbene lavori così ampi e complessi spesso non possano offrire conclusioni certe e necessitino di ulteriori approfondimenti, da questo studio emerge che il traffico è una sorgente importante di PM in città, accompagnato dalle attività industriali e dal riscaldamento domestico.
Ammettiamolo: la soluzione reale a questo problema sarebbe la diminuzione o meglio ancora l’eliminazione delle emissioni alle fonti. Impossibile? Utopico? Proviamo a concentrarci allora sulle soluzioni individuate per mitigare gli effetti dell’inquinamento atmosferico.
Voglio soffermarmi in particolare sull’utilizzo del verde all’interno dei contesti urbani. La Sezione del Piemonte e Valle d’Aosta della Società Botanica Italiana organizza presso l’Orto Botanico diversi incontri incentrati sul tema del verde urbano, la scorsa settimana Enrica Roccotiello, dottore di ricerca in Scienze Ambientali e in Botanica Applicata all’Agricoltura e all’Ambiente presso il Laboratorio di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi di Genova, ha sapientemente mostrato la complessità insita nel concetto di verde urbano.


Le strutture verdi (parchi urbani, tetti verdi, pareti viventi, orti urbani, wildlife crossing ecc…) offrono innumerevoli benefici psicofisici alla popolazione, ma devono essere gestite in modo corretto e attento, prendendo in considerazione diversi parametri. Ad esempio: le città presentano dei veri e propri canyon urbani racchiusi tra edifici che fungono da barriere che le correnti possono superare o aggirare attraverso moti turbolenti.

Un albero inserito in un contesto simile potrebbe, ostacolando l’aria, contribuire ad un aumento di concentrazione di inquinamento a livello del tronco. Da questo caso emerge in modo efficace la necessità di una valutazione accurata del contesto ambientale e delle interconnessioni tra i vari elementi. Ogni organismo vegetale ha caratteristiche peculiari e modalità diverse di interagire con l’ambiente in cui è immerso. Si tratta di un campo di indagine estremamente complesso e nonostante gli studi siano numerosi, è necessario approfondire ulteriormente molti aspetti non dimenticando che gli inquinanti non si accumulano solo nell’aria.
Quindi viva il verde, ma un verde consapevole. Riportando le parole della dottoressa Roccotiello: “Non stiamo parlando di un arredo, stiamo parlando di un organismo che subisce stress ambientali esattamente come noi“, non dimentichiamocelo.
