Undici anni fa venne mostrato per la prima volta il film-scandalo An Inconvenient Truth, definito dalla stampa americana come “il film più terrificante che vedrai quest’estate in cui tu sei sia il cattivo che l’eroe“.

Al Gore, protagonista e ideatore del documentario, nonché 45º Vicepresidente degli Stati Uniti d’America (dal 1993 al 2001) durante la presidenza di Bill Clinton e Premio Nobel per la pace 2007, ripercorre vari momenti della sua vita per arrivare a considerazioni riguardo le possibili conseguenze del riscaldamento globale.
All’epoca ci fu una grande eco mediatica e molti, ancora oggi, quando si deve nominare un film a tematica ambientalista propongono proprio “quello di Al Gore” (puntualizzo a tal proposito che il regista è Davis Guggenheim).
Per quali motivi fu così tanto demonizzato e/o glorificato dai diversi schieramenti ai quali faceva riferimento?
Undici anni, in effetti, non sembrano molti, eppure la questione ambientalista non era una delle primarie problematiche né dei governi, né della maggior parte della popolazione mondiale.
Al contrario, l’argomento era ben poco dibattuto.

Gli strascichi bulimici del XX secolo avevano già mostrato le prime conseguenze, ma l’opinione pubblica non ne era a conoscenza o, quantomeno, faceva finta di non esserlo. Siamo nel fulcro dell’amministrazione Bush e, secondo dati forniti dallo stesso Gore, tutti gli articoli scientifici concordavano sul fatto che fosse in atto un cambiamento climatico, solo lo 0,1% era di opinione diversa.
Se questa percentuale si rivolgeva ai media, invece, appariva come il 53% mostrasse che niente stesse cambiando e che i fenomeni fossero solo occasionali.
In pratica, c’era una profonda discrepanza tra le opinioni scientifiche e la volontà della stampa di divulgarle alle masse.
Nonostante le numerose critiche che seguirono l’uscita del film (fu sottoposto a inchiesta e definito “film politico” prima che “documento scientifico”), ottenne il premio Oscar 2007 come miglior documentario.
E’ di pochi giorni fa la notizia che Al Gore sarà nuovamente protagonista di An Inconvenient Sequel: Truth To Power (regia di Bonni Cohen e Jon Shenk), presentato in anteprima mondiale al prossimo Sundance Film Festival.
Nel documentario, la telecamera segue il viaggio dell’ex vice presidente americano dalla Groenlandia alla Cina, fino alla conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Parigi nel 2015 (la Cop21), dove 196 paesi hanno firmato il controverso accordo per la riduzione dei gas serra entro la fine del secolo.

Diverso decennio, diversa situazione sociale (meno consapevole prima, più attenta oggi), diverso Presidente in carica, eppure l’argomento continua ad essere di scottante attualità.
Susciterà di nuovo scandali come successe allora?
Di sicuro, avrà da scontarsi con un’amministrazione Trump che definisce quello di oggi “un ambientalismo fuori controllo”, ma stavolta, si spera che la stampa e l’opinione pubblica non abbiano dubbi sulla liceità e sull’importanza delle tesi presentate.
