Secondo gli eco-scettici dell’Heartland Institute paragonare chi crede al global warming a psicopatici, dittatori e assassini può dare i suoi effetti.
Può una campagna choc farci cambiare idea sui cambiamenti climatici? Secondo gli eco-scettici dell’Heartland Institute, centro di ricerca con sede a Chicago, paragonare chi crede al climate change a psicopatici, dittatori e assassini, può sortire i suoi effetti. Una scelta comunicativa che sta facendo molto discutere, visti i testimonial ingaggiati. Parliamo di Osama Bin Laden, Charles Manson (feroce serial killer), Ted Kaczynski (meglio noto come Unabomber) o Fidel Castro.
C’è chi ha gridato al cattivo gusto e chi invece considera la campagna una trovata provocatoria che comunque desta l’attenzione anche del destinatario un po’ distratto e distante dai temi che riguardano l’ambiente.
Ma l’Heartland Institute crede veramente che tutti quelli che sono convinti che il global warming sia prodotto da condotte umane, come hanno affermato i loro testimonial, siano dei criminali? La risposta viene affidata alle pagine del sito istituzionale ed è no, «anche se l’etica di molti sostenitori del riscaldamento globale è alquanto sospetta».
La breve campagna -i grandi billboards sono stati rimossi a 24 ore dall’affissione– fino ad ora è riuscita a far perdere all’Istituto alcuni ospiti illustri della conferenza organizzata a fine mese proprio sul riscaldamento globale. Alcuni importanti esperti infatti hanno deciso di non partecipare ai lavori. E le defezioni si sono registrate anche tra gli sponsor. Tra di essi hanno preso le distanze sostenitori finanziari come Microsoft e General Motors, ultimamente impegnate a rifarsi immagini green.
Il presidente dell’Institute Joseph Bast non si scusa per l’annuncio e spiega: «I cartelloni sono stati deliberatamente provocatori, un tentativo di ribaltare la situazione utilizzando le stesse tattiche degli allarmisti climatici, ma dando il messaggio opposto. È interessante che l’annuncio provochi reazioni più forti rispetto a quando i leader allarmisti paragonano i realisti climatici ai nazisti, o dichiarano che questi stanno imponendo ai nostri figli una condanna a morte di massa. Non ci scusiamo per l’annuncio, e continueremo a sperimentare nuovi modi per comunicare il messaggio realista sul clima».

Una posizione estrema sicuramente discutibile. Forse un insulto all’intelligenza dei destinatari e quindi dei cittadini statunitensi che non concordano con le posizioni dell’Heartland Institute, che da sempre appoggia la destra conservatrice.
Una provocazione che ci auguriamo contribuisca a tenere acceso il dibattito su un tema troppo spesso preso sotto gamba dalle istituzioni competenti. Intanto, mentre l’opinione pubblica si indigna, il problema del riscaldamento globale esiste e continua ad affliggere il nostro pianeta.
