Ogni anno con l’avvicinarsi della primavera scatta l’allarme processionaria.
Se “prevenire è meglio che curare“, conoscere per prevenire è il punto di partenza obbligatorio. Quindi per poter comprendere appieno i rischi di un incontro ravvicinato con questo insetto ed essere in grado di tutelarci, va da sé che dobbiamo prima di tutto conoscerlo.
La processionaria è un insetto che appartiene all’ordine dei Lepidotteri, ovvero le comuni farfalle. Ne esistono diverse specie, ma in Italia le più diffuse sono la processionaria del pino e la processionaria della quercia. Il ciclo vitale di una farfalla attraversa diversi stati: dall’uovo deposto si sviluppa un bruco (la larva) che, dopo alcune fasi di muta, a sua volta si trasforma in crisalide; l’ultimo stadio è la metamorfosi in farfalla, l’insetto adulto.
Entriamo nel dettaglio delle specie più comuni nella nostra penisola:
Processionaria del pino
Ogni femmina depone le sue uova in un manicotto costruito attorno agli aghi dei pini. I bruchi sono presenti dall’autunno fino alla primavera seguente e nel corso di questo periodo si aggregano e formano nidi sempre più compatti. A inizio inverno si possono facilmente osservare i grossi nidi biancastri che spuntano tra i rami degli alberi.
In primavera i bruchi abbandonano la pianta ospite per interrarsi e completare la metamorfosi. Come scolari diligenti attuano questo spostamento formando delle lunghe e caratteristiche file indiane.
Processionaria della quercia
Le uova di questa specie vengono deposte in placche mimetiche sulla corteccia dei rami più giovani delle querce. I bruchi nascono in primavera quando vengono emesse le nuove foglie, che diventano in un batter d’occhio un goloso spuntino.
Anche in questo caso le larve si spostano in file, ma appaiate, creando così delle colonne imponenti. Esse vanno a formare sui tronchi e vicino ai rami principali dei nidi a forma di sacco che possono superare la lunghezza di un metro. All’interno di queste costruzioni i bruchi completano la trasformazione.
I danni che questi insetti arrecano alle piante ospiti possono essere considerevoli. Infestazioni ripetute influiscono negativamente sulla crescita dell’albero e lo indeboliscono.
Inoltre i bruchi di entrambe queste specie sono rivestiti di minuscoli peli urticanti a forma di arpione che possono essere facilmente liberati nell’aria e trasportati dal vento. Per cui sono importanti alcuni accorgimenti: se si individuano piante infestate è essenziale non sostare sotto e non tentare di distruggere i nidi con mezzi improvvisati causando così la diffusione dei peli nell’ambiente; evitare di entrare in contatto con i bruchi, le irritazioni provocate possono anche essere molto intense; lavare accuratamente frutta e ortaggi cresciuti in aree limitrofe ad alberi invasi dalla processionaria.
Se per noi può essere relativamente semplice evitare un contatto diretto con le larve, lo è decisamente meno per gli animali. Un cane che esplora l’ambiente fiutando il terreno potrebbe imbattersi in un incontro spiacevole. Un’intensa salivazione e un ingrossamento progressivo della lingua sono tra i primi sintomi manifestati dal nostro amico a quattro zampe.
Una precisazione importante: i cambiamenti climatici hanno un’influenza nella diffusione di questo insetto. Inverni miti e lunghi periodi di siccità hanno ridotto la mortalità della processionaria e hanno portato ad una schiusa dei nidi decisamente anticipata. In tutta Italia ci sono stati diversi avvistamenti già nel mese di gennaio, quando il clima dovrebbe essere ben poco primaverile. Uno dei tanti esempi che ci permette di toccare con mano gli effetti del riscaldamento globale.