Cosa è emerso dal Summary Report, presentato lo scorso 1 novembre a Copenaghen dall’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change – che chiude definitivamente il quinto rapporto sul clima?
“Sono in ritardo!” La vita quotidiana occidentale somiglia molto a una discesa libera con gli sci: siamo consapevoli di fare parte di un ambiente ma, se qualcuno ci chiedesse di ricordare un particolare di ciò che abbiamo incontrato ai lati del nostro percorso, non sapremmo cosa rispondere.
Tuttavia, è così importante scendere sempre alla massima velocità? Un saggio risponderebbe che dipende dal motivo per cui si corre.
Il problema, quindi, non è la corsa in se stessa, ma la mancanza di un obiettivo preciso, ed è proprio ciò che ha portato tutti noi a perdere di vista il rapporto con il territorio e l’ambiente in cui viviamo, ed a ritrovarci senza più tempo per affrontare il cambiamento che, ormai, riempie di fango le nostre città (non abbiamo tempo per pulire i letti dei fiumi e monitorare le creste).
La conseguente emergenza è ciò che veramente emerge dal Summary Report.
“I leader devono agire. Il tempo non è dalla nostra parte“. Così il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha introdotto la presentazione, sottolineando con forti parole quanto sia urgente per la società attuale rivedere le proprie politiche ambientali, dando maggiore impulso e spazio alle energie rinnovabili e rispondendo seriamente all’impatto che il cambiamento climatico ha sulla popolazione umana.
“Abbiamo i mezzi per limitare il cambiamento climatico“, ha detto poi Rajendra Pachauri, presidente IPCC, “Le soluzioni sono molteplici e permettono un continuo sviluppo economico e umano. Ciò di cui tutti abbiamo bisogno è la volontà di cambiare“.

Cosa aspettarsi adesso? I leader europei e mondiali avranno la volontà per cambiare le cose? Guardando all’Italia, non sembra così, ma la posta in gioco è troppo alta per basare le decisioni riguardanti questo tema su giochetti politici: se la temperatura terrestre dovesse ulteriormente aumentare di soli 2°, moltissimi stati sarebbero a rischio, e milioni di profughi si aggiungerebbero a quelli che già arriveranno a causa del clima.

Agire è urgente, necessario e ancora possibile. Ora, anche la scienza mondiale lo conferma inequivocabilmente, con uno studio che ha coinvolto 830 studiosi da 80 paesi diversi, e che, senza alcun dubbio, deve mettere in allarme e spingere ad agire ognuno di noi.
Nel libro “52 idee per salvare il pianeta“, troverete qualche spunto!
