L’edizione 2015 del Traveler Photo Contest – concorso fotografico internazionale lanciato dalla rivista americana National Geographic – si è da poco conclusa con la vittoria dello scatto “Whale Whisperers”.

La foto, realizzata da Anuar Patjane in immersione intorno a Roca Partida, una delle isole Revillagigedo, in Messico, ritrae due sub accanto ad una megattera ed al suo piccolo appena nato, ed è riuscita a prevalere sulle quasi 18mila immagini sottoposte alla giuria di quest’anno. Per essere valutate al meglio, gli scatti sono stati prima divisi in quattro categorie distinte (Travel Portraits, Outdoor Scenes, Sense of Place, and Spontaneous Moments), per poi giungere ai tre finalisti e alla proclamazione della foto vincitrice del Contest.
Confrontando le dimensioni di questi giganti marini con quella dei subacquei intorno a loro, sembra davvero impossibile che il più grande pericolo per loro sia costituito da questo minuscolo mammifero privo di artigli e armi naturali.
E’ solo negli ultimi anni che, grazie a coraggiose battaglie in loro favore, i cetacei vengono protetti dalla comunità internazionale, con leggi che ne vietano la cattura ed il commercio: con la risoluzione adottata nel 2014 dal CMS – Convenzione sulle Specie Migratorie – , anche l’ONU ha detto no alla cattura di balene e delfini, segnando una svolta storica nel campo della protezione dei cetacei.
Purtroppo, la strada è ancora lunga: nonostante la bocciatura internazionale, il Giappone ha comunque annunciato l’avvio della campagna di caccia 2015, e finiranno sotto processo gli ambientalisti rei di avere tentato di fermare la caccia ai globicefali nelle isole Faroe, culminato nei giorni scorsi con 61 cetacei uccisi. A questi paesi si aggiungono la Norvegia, che si prepara alla mattanza dei prossimi mesi, e l’Islanda, che per il 2015 ha pianificato di cacciare fino a 154 balenottere comuni.
In più, all’indomani dell‘annuncio del Clean Power Plan, Barack Obama ha comunque dato il via libera alle trivellazioni in Artico della Shell, mettendo in luce l’ennesima contraddizione di questa amministrazione, la quale, pur dichiarandosi attenta all’ecologia e pronta a mutare radicalmente l’approvvigionamento energetico americano, non esita a mettere a repentaglio l’ecosistema di balene, trichechi e orsi polari, in un ambiente iper–sensibile ai cambiamenti climatici.
Eppure, salvare i cetacei risulta una delle chiavi più importanti contro il surriscaldamento globale: grazie alla loro alimentazione e spostamenti, infatti, questi animali contribuiscono positivamente alla fotosintesi oceanica e marina, che permette un maggiore e più efficace smaltimento dell’anidride carbonica.
Come illustrato nel filmato dello studioso George Monbiot, infatti, il loro vagare da zone profonde e buie verso la superficie più illuminata, dov’è possibile il processo della fotosintesi, fa sì che vi giungano anche grandi quantità di fitoplancton, piante con la capacità di assorbire l’anidride carbonica ed imprigionarla sul fondale marino, che peraltro in superficie proliferano grazie all’azoto prodotto dalle feci di questi enormi mammiferi. Inoltre, il rimescolamento acquatico verticale dovuto al loro movimento corrisponde alla portata di quello indotto da tute le onde e maree del mondo, e costituisce dunque una delle armi più importanti contro l’acidificazione oceanica ed il surriscaldamento globale.
E non è finita qui: l’abbondanza di fitoplancton superficiale porta all’aumento del krill – o zooplancton –, alimento base della dieta di migliaia di pesci e anfibi.
Non è forse questo l’investimento necessario da chiedere ai nostri governi?
