Gli allevamenti intensivi di maiali nei villaggi rurali spagnoli provocano conseguenze negative quali lo spopolamento e l’inquinamento eccessivo, lo rivela il Guardian
La Spagna è il più grande produttore di carne suina in Europa, tanto che il numero di capi supera perfino quello dei residenti. Nel 2021 nel Paese iberico, popolato da 47 milioni di persone, sono stati macellati ben 58 milioni di maiali, con un aumento del 40% rispetto al decennio precedente. Tali numeri delineano problemi rilevanti soprattutto per i piccoli villaggi rurali spagnoli dove sono prevalentemente dislocati gli allevamenti intensivi: le promesse di sviluppo da parte degli industriali del settore si sono tradotti in spopolamento e gravi problemi di inquinamento.
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“Siamo invasi dai maiali”, ha dichiarato la sindaca di Balsa de Ves Pérez García al quotidiano britannico Guardian, autore di un interessante reportage sul tema. Nel piccolo centro rurale iberico non c’è più posto per la scuola e per il piccolo hotel in pietra ma vi sono più di 800 maiali per ogni residente, con l’odore di letame che costituisce ormai il tipico aroma del villaggio. Nei capannoni sono ospitate 3.900 scrofe che producono circa 100mila piccoli suini all’anno, d’altronde il 50% delle industrie di carne suina si trova proprio nei Comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti.
Lo spopolamento dei centri rurali
La sindaca Pérez García ricorda al Guardian quando nel 2006 gli industriali del settore promettevano sviluppo, la riapertura della scuola, spazi verdi ed una forte attrattività per il villaggio rurale di Balsa de Ves, sito nell’entroterra valenciano. La realtà però è stata ben diversa: dall’arrivo dello stabilimento la popolazione del piccolo centro è diminuita del 40%. “Tutto questo ha senso – spiega ancora Pérez García -. Cosa preferisce la gente? L’odore del pino, del rosmarino o quello degli escrementi?”.
Stando ai dati di uno studio del 2021 che ha preso in esame 400 piccoli villaggi rurali iberici, lo spopolamento ha riguardato il 74% dei comuni dove il numero di maiali è superiore a quello dei residenti. Più in generale, negli ultimi 10 anni è crollata la popolazione del 90% dei villaggi spagnoli con meno di mille abitanti.
Gli allevamenti intensivi di maiali in questi piccoli centri tendono inoltre a precludere le possibilità di sviluppo per altre attività economiche. Secondo Pérez García, Balsa de Ves potrebbe vivere di turismo grazie alle sue attrazioni, ma ciò è reso impossibile dalla mega fattoria.
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Mentre gli industriali del settore continuano a ribattere che gli allevamenti intensivi sono sicuri ed utili, poiché necessitano di tutta una serie di autorizzazioni riguardanti anche rigidi vincoli ambientali per essere realizzati e portano sviluppo e posti di lavoro sul territorio, oltre 70 gruppi di base sono sorti in tutta la Spagna rurale per chiedere la chiusura di queste mega fattorie che monopolizzano il tessuto economico e rendono difficile la vivibilità nei piccoli villaggi di campagna a causa del forte inquinamento. “Non puoi riempire la Spagna meno popolata con i maiali. Chi verrebbe ad abitare in un villaggio con l’acqua inquinata, dove non si può aprire la finestra e respirare aria sana?”, afferma nel reportage del Guardian Antonio Escribano, un viticoltore di Quintanar del Rey che si batte da anni in uno di questi gruppi, per evitare che si realizzi il progetto di un allevamento intensivo che dovrebbe produrre quasi 40.000 maialini all’anno.
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L’inquinamento
L’arrivo della mega fattoria a Balsa de Ves ha rappresentato l’ “inizio di un incubo” per il sindaco Pérez García. Stando a quanto lui afferma al quotidiano inglese, in una delle frazioni posta a circa 3 km dall’allevamento intensivo i cattivi odori si avvertono 362 giorni all’anno. Il costante traffico di mezzi pesanti che sta perfino distruggendo le strade completa il quadro poco idilliaco.
Lo scorso maggio Greenpeace ha effettuato dei test nel piccolo villaggio iberico che hanno riscontrato, in una delle sue cinque fonti idriche, un livello di nitrati (120 mg/l) superiore ad oltre il doppio di quello consentito dalla normativa europea (50 mg/l). Il sindaco ha invitato quindi i residenti a non rifornirsi di acqua sorgente.
La presenza di nitrati in quantità oltre i limiti di legge è dovuta al letame prodotto dall’azienda, una correlazione riscontrata in altre parti della Spagna rurale dominate dagli allevamenti intensivi di maiali. Nell’acqua potabile di circa 50 Comuni della regione nord-orientale dell’Aragona, dove vivono circa sette maiali per ogni abitante, sono stati riscontrati livelli pericolosamente alti di nitrati tra il 2016 e il 2020. Lo ha rivelato una recente indagine internazionale condotta in tre aree segnate da una notevole incidenza degli allevamenti intensivi, oltre all’Aragona in Spagna, l’Herefordshire nel Regno Unito e la Bassa Sassonia in Germania.
Sono circa 50mila i posti di lavoro collegati all’industria suina nei villaggi rurali spagnoli meno popolosi. Cattivi odori, rischi d’inquinamento, freni ad altre attività economiche e spopolamento sono motivi di tensione tra gli stessi abitanti di queste zone. Le magagne di questo sistema di produzione ben lontano dal rispetto del benessere animale e ad alto impatto ambientale sono sotto gli occhi di tutti.