La produzione mondiale di pomodori destinati alla trasformazione industriale potrebbe calare del 6% a causa dei cambiamenti climatici.
Le coltivazioni di pomodori da industria con cui si producono ketchup, salse e pelati sono minacciate dai cambiamenti climatici.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Food, condotto da un team di ricercatori danesi, statunitensi e italiani. Tra questi figurano Davide Cammarano, professore nel dipartimento di Agroecologia della Aarhus University in Danimarca, Domenico Ronga professore associato di agronomia all’Università di Salerno.
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L’Italia è tra le aree più colpite. Con 70 mila ettari coltivati e oltre 6 milioni di tonnellate di prodotto trasformato all’anno, il nostro paese è il secondo produttore al mondo.
Lo studio
I ricercatori hanno valutato l’andamento dei raccolti in caso di emissioni di gas serra contenute, alte o molto alte.
Per ogni scenario, hanno considerato cinque modelli climatici con diverse temperature e piovosità.
Secondo lo studio, entro il 2050 “la produzione nei principali paesi produttori (Stati Uniti, Italia e Cina, che rappresentano il 65% della popolazione mondiale) diminuirà del 6% entro il 2050 rispetto al periodo di riferimento 1980-2009″.
La riduzione delle precipitazioni durante la stagione di crescita e l’aumento della temperatura dell’aria causeranno un accorciamento dello sviluppo del pomodoro e un abbassamento della resa.
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Bisogna considerare, inoltre, l’aumento della quantità di acqua necessaria per l’irrigazione e la fertilizzazione.
Nello scenario peggiore, con un aumento medio della temperatura dell’aria di circa 2,6 gradi centigradi entro il 2070 e di 5 gradi entro il 2100, la produzione globale potrebbe subire un calo del 60% rispetto ai valori di riferimento.
“Non dobbiamo spaventarci per questi risultati, che tengono conto degli ibridi coltivati oggi con le attuali tecniche agronomiche” spiega Ronga. “Sicuramente servirà uno sforzo multidisciplinare per trovare nuove soluzioni che permettano di mantenere le coltivazioni in Italia, come il miglioramento genetico delle piante, per aiutarle a resistere al caldo o a cercare l’acqua più in profondità, oppure l’uso di fertilizzanti e biostimolanti che attenuino lo stress da caldo e siccità”.
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