L'incredibile storia della neve e della sua scomparsa

L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa, un saggio racconta la storia economica del freddo

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L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa, un saggio racconta la storia economica del freddo ultima modifica: 2022-07-14T07:49:15+02:00 da Davide Mazzocco
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Ne L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa Alberto Grandi racconta come il freddo sia stato utilizzato sin dalle civiltà mesopotamiche per la conservazione degli alimenti e per scopi sanitari

“Volete la pace o il condizionatore acceso?”. Lo scorso mese di aprile Mario Draghi, parlando delle conseguenze della guerra in Ucraina sul costo dell’energia, ha lanciato questa provocazione che non avrebbe sfigurato in una canzone di Leo Ferré. Quando ho iniziato a leggere L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa di Alberto Grandi (Aboca Edizioni), mi è venuto spontaneo pensare a quanto il cinico pragmatismo della frase del Presidente del Consiglio sia rivelatore della relazione inestricabile fra refrigerazione e potere.

Già perché la storia della refrigerazione domestica ha radici molto più antiche di quanto si possa pensare. Un paio di millenni prima di Cristo, nelle notti mesopotamiche carovane di asini e di buoi attraversavano i deserti per portare nelle città di pianura ceste colme di neve. Testimonianze di carattere archeologico e rari documenti scritti riferiscono di come l’uso della neve e, in misura minore, del ghiaccio fossero diffusi già nella Mesopotamia di 4000 anni fa. Da un documento del 1775 a.C. si comprende come i limiti spaziali della raccolta e del consumo di neve fossero di 100-200 km.

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Successivamente furono i Romani a dotare le loro terme pubbliche di magazzini per la neve con i quali alimentare i loro frigidarium oppure raffreddare il loro vino come testimoniano alcuni epigrammi di Marziale. Dopo il crollo dell’Impero Romano il testimone passò al mondo arabo: tanto in Medio Oriente come negli assolati altopiani andalusi neve e ghiaccio divennero un vero e proprio status symbol con i quali i nobili mostravano ai loro pari di poter avere questo bene di lusso fra le mura domestiche.

Fra il XIII e il XIV secolo vi fu un incremento del consumo di neve e ghiaccio in Europa, ma è soprattutto nel Seicento che iniziò ad articolarsi un sistema di logistica legata alla catena del freddo. Nei primi anni del XVII secolo il papa Paolo V creò la privativa della raccolta e vendita della neve e del ghiaccio del circondario delle 60 miglia, una tassa sulla raccolta della neve nelle terre dello Stato della Chiesa! Fra la metà del Settecento e la metà dell’Ottocento il commercio di ghiaccio naturale conobbe un vero e proprio boom, con episodi che sembrano impensabili: la rotta della neve dell’Etna fino ad Alessandria d’Egitto e il trasporto di ghiaccio da Boston a Calcutta nel 1833. I due paesi leader del mercato mondiale del freddo furono Stati Uniti e Norvegia: i primi con un export di 60.000 tonnellate annue nel 1870, gli altri con almeno 50.000 tonnellate annue fra il 1890 e il 1910. Boston divenne la capitale mondiale di questo particolare business e Frederic Tudor, l’uomo che organizzò il leggendario trasporto Boston-Calcutta, venne soprannominato The Ice King. Nel 1840 un terzo del ghiaccio della Tudor Ice Company era destinato al mercato inglese.

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In Italia, oltre alla già citata raccolta delle nevi e dei ghiacci dell’Etna, si crearono dei veri e propri distretti di questa preziosa materia a Salbeltrand (Piemonte), in Lessinia (Veneto) e sull’Appennino tosco-emiliano. Nella seconda metà dell’Ottocento il mercato globale del freddo venne rivoluzionato dalla produzione artificiale del ghiaccio che ebbe un effetto disequilibrante sulle industrie che lucravano sul trasporto di ghiaccio e neve.

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Un ulteriore step fu l’invenzione delle ice boxes, le ghiacciaie domestiche che – a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento – permisero a un numero maggiore di persone di conservare gli alimenti per più giorni. Pur diffondendo il ghiaccio nelle case, questa invenzione non permetteva di generarlo sul posto. Fu il monaco benedettino Marcel Audiffren a rivoluzionare definitivamente il mercato: l’esigenza di dotare il suo convento di una macchina per conservare le derrate alimentari lo portò all’invenzione del frigorifero che brevettò nel 1894 in Francia e, successivamente, in altri paesi insieme a Albert Singrün. Quest’ultimo intuì che il mercato statunitense avrebbe potuto essere più ricettivo e strinse un’alleanza con la General Electric che portò, nel 1911, alla realizzazione del primo frigorifero domestico basato sul sistema Audiffren-Singrün. Con il freddo ormai accessibile a tutti la storia del ghiaccio come bene di lusso iniziata 4000 anni fa in Mesopotamia è da ritenersi conclusa? Pare di no visto che in Giappone si è arrivati a proporre ghiaccio sferico realizzato a mano da artigiani specializzati. Intanto, il riscaldamento globale sta rendendo ghiacciai e neve sempre più rari, anche per colpa dell’uso smodato dei condizionatori e per i gas immessi in atmosfera per produrre il freddo…

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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