Caratteristiche, cura e curiosità della rosa di Natale (o elleboro nero), pianta perenne molto rustica, originaria dell’Europa centrale che trova il suo habitat naturale nel sottobosco e nei prati di montagna
La rosa di Natale, denominata anche “elleboro nero”, è una pianta ornamentale comune: è infatti la specie di elleboro più presente sul territorio italiano. La sua diffusione è data dai fiori bianchi, che donano eleganza e raffinatezza all’ambiente circostante.
Rosa di Natale: una pianta affascinante ma velenosa
La rosa di Natale appartiene alla famiglia della Ranunculacea ed è solo una delle tante specie di elleboro: con un’altezza di circa 20/30 centimetri, questa pianta è caratterizzata da fiori composti da cinque petali bianchi e da antere dorate. Le altre varietà hanno colori diversi che vanno dal porpora al verde con le relative sfumature. Si tratta di una specie sempreverde che presenta foglie coriacee e palmate di colore verde scuro.
È molto importante sottolineare che la rosa di Natale è una pianta particolarmente velenosa per le persone e per gli animali in quanto contiene elleborina, una sostanza tossica e narcotica. Per questo motivo, è consigliato maneggiare l’elleboro con delle protezioni in modo da evitare il contatto diretto. L’avvelenamento da elleboro può portare anche alla morte e si verifica con la comparsa di diversi sintomi tra cui vomito, sonnolenza e dissenteria.
Nonostante la velenosità, se trattata in modi particolari, la pianta può avere proprietà cardio-toniche, narcotiche, emetiche e curative degli edemi.
Elleboro nero o rosa di Natale, come si cura
L’elleboro è una pianta molto semplice da coltivare perché richiede poche cure e ha una vita abbastanza lunga.
Data la sua resistenza alle temperature più rigide, può essere coltivato all’esterno, ma deve essere posto in aree principalmente ombrose e poco ventilate. Se conservato in appartamento, occorre un vaso particolarmente profondo e largo perché le radici tendono a espandersi in larghezza e lunghezza.
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La rosa di Natale si adatta facilmente a quasi tutti i tipi di terreno, ma predilige quello drenato, fertile e soggetto periodicamente alla concimazione. Le irrigazioni variano a seconda del clima esterno: in generale, è fondamentale mantenere il terreno sempre umido, evitando però i ristagni d’acqua che possono causare l’insorgenza di malattie fungine. Si consiglia quindi di innaffiare l’elleboro frequentemente durante i mesi primaverili ed estivi e di ridurre l’acqua con l’arrivo del freddo.
La fioritura avviene nei mesi più freddi, in particolare tra dicembre e febbraio, a seconda del clima.
Curiosità
L’aggettivo “nero” è associato a questa tipologia di elleboro a causa del colore scuro delle radici della pianta. Il nome “rosa di Natale”, invece, deriva sia dalla stretta somiglianza di questo fiore alla rosa canina, sia dalla sua fioritura, che avviene nel periodo natalizio.
Secondo una leggenda cristiana, la comparsa della rosa di Natale risale all’arrivo dei Re Magi a Betlemme, diretti alla grotta in cui è nato Gesù per portare in dono oro, incenso e mirra. Alla vista di quei doni, una povera pastorella si disperò perché non si poteva permettere di regalare oggetti di un simile valore al bambino. Il suo pianto inconsolabile si interruppe solo quando vide sbocciare nella neve queste piantine: furono proprio questi fiori il suo regalo per Gesù.
Relativamente alle sue capacità curative, queste erano già note in passato, tanto che la pianta veniva utilizzata come metodo di guarigione per le malattie mentali. In latino, ad esempio, il termine “helleborosus” è un aggettivo che si riferisce a colui che utilizza l’elleboro come cura contro la pazzia.
Allo stesso tempo si conosceva anche il potere tossico della pianta. A questo proposito, il militare spartano Pausania, racconta che, durante l’assedio di Atene da parte dei Cirresi, l’ateniese Solone invitò i concittadini a gettare elleboro nel fiume da cui i nemici si abbeveravano. L’acqua contaminata provocò una forte dissenteria agli avversari, che furono costretti ad abbandonare l’attacco.
