Non lontano dall’atmosfera del lago Maggiore e a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, c’è un luogo dove gli animali sfortunati hanno trovato riparo. A Brissago Valtravaglia (VA), il Rifugio Animali Felici Onlus è nato piano piano, prima accogliendo gatti randagi e poi via via animali sempre più grandi, allargando il suo caldo abbraccio. Sopperendo, anche e purtroppo, con le proprie forze alla mancanza di un CRAS (Centro di Recupero per Animali Selvatici) nella zona.
Giancarlo Galli, il fondatore, è già stato definito da alcuni il san Francesco o il Noè del Ticino. Ho avuto l’occasione di dialogare per un’ora con lui e con piacere vi racconto questa storia d’amore cominciata nel 2003.
Una routine intensa
La forte passione di Giancarlo si percepisce tutta nel suo tono di voce. E’ un uomo fortemente ancorato ai suoi valori, che tiene più di ogni altra cosa a passare il testimone ai giovani “che sono il futuro”. Per questo motivo il rifugio è aperto al pubblico, soprattutto ai bambini che “desideriamo siano i primi ad avvicinarsi agli animali, al loro rispetto e salvaguardia”.
Gli domando della vita al rifugio e capisco fin da subito che dev’essere dura. Si inizia presto la mattina e si sospende per poche ore la notte – tante volte neppure, se c’è da allattare. Giancarlo si dedica senza sosta al suo amore per gli animali e pare pienamente soddisfatto dei suoi amici a più zampe, sicuramente molto più dell’essere umano. “L’uomo non ti sarà mai riconoscente. L’animale è sempre buono, anche il più selvatico, è solo traumatizzato o spaventato dai maltrattamenti. Agli animali che entrano qui, viene dato subito un nome e poi viene fatta una promessa: non dovranno più avere paura dell’uomo”.
Ad oggi, gli ospiti del rifugio sono circa 430, ma la conta subisce continue variazioni. Attualmente vivono sereni e perlopiù liberi, su un’estensione di circa 40.000 mq, cavalli, pony, cani, gatti, ma anche 9 asinelli, 7 cinghiali – che Giancarlo definisce più volte “dei tesori” – cigni, capre, conigli e tanti altri. “Accogliamo tutti, senza distinzioni” afferma. Tutti arrivano da situazioni traumatiche e molto difficili. Recuperarli, curarli, accudirli occupa l’intera giornata. Poi c’è da pensare a come mantenersi, da correre a salvare altri amici in difficoltà – segnalati da privati o volontari – da tenere pulito e nelle condizioni ottimali per il benessere di tutti. Per questo il rifugio si avvale ed è sempre alla continua ricerca di collaboratori.
“Quando entri in simbiosi con gli animali, il mondo intorno vale poco”
Giancarlo nonostante tutto, però, definisce il rifugio “la mia oasi in mezzo al mare in burrasca” perché è dispiaciuto da un mondo che “va incattivendosi, salvo buone eccezioni”. La sua arca, infatti, è stata diverse volte bersaglio di atti vandalici di diverso tipo, tra cui un incendio che ha anche ucciso un’amatissima cerva, oltre a causare la distruzione del fienile. Ma lui va avanti a testa alta e sostiene con ancor più grinta il suo sogno: un mondo “senza cacciatori e macellai”, in cui la cattiveria dell’uomo e soprattutto la brutalità si dissolvano, per vivere in amore e pace tra tutti gli esseri viventi.
Questo coraggioso e tenero pensionato riesce a trasmettermi la magia che gli animali portano nella nostra vita e che in parte posso dire di conoscere. “Sono esseri eccezionali. Basta farsi conoscere, lasciar percepire loro la nostra vibrazione buona” e con gli animali si entra in un dialogo interiore appagante e illuminante. Questo il senso delle sue parole.
Scelte etiche per sconfiggere la violenza
Tutto parte dalla passione, ma va realizzandosi compiendo scelte etiche concrete: “sono vegano, da prima che se ne iniziasse a parlare”. Giancarlo, classe 1940, ha toccato con mano la crudeltà e l’indolenza dell’uomo verso gli animali – e suoi simili – e mi sembra esserne profondamente disgustato. Dopo aver visto in che condizioni versano le mucche da latte, che in natura vivrebbero 16-20 anni e oggi raggiungono a malapena i 6, non consuma più nessun derivato animale.
Mi fa sorridere con un esempio e mi dice che, come molti, era un amante del gorgonzola. Sottolinea che i derivati animali sì, possono avere un buon gusto, ma quando si fa esperienza di certe atrocità che l’uomo compie solamente in nome del denaro, non si può più ignorare e soprattutto scegliere l’inazione. Ognuno di noi deve impegnarsi per cambiare il mondo. “E’ tutto una bottega. Ci sono troppo pochi controlli e gli animali versano in condizioni estreme. […] Spero tanto nei giovani, in questo mondo che sta diventando troppo pericoloso.” Confida in un risveglio delle coscienze, che in parte fortunatamente è già in atto.
Chi abita al rifugio
Proprio una mucca è stata fino a un paio di mesi fa la mascotte del rifugio. Shilla ha vissuto 16 anni. Arrivata ancora cucciola al rifugio, non ha mai avuto gravidanze e non ha mai prodotto una goccia di latte. “Era la nostra signorina”, la ricorda affettuosamente Giancarlo. Qualche giorno dopo la sua morte, l’oasi ha accolto Dora, un’asina anziana che proprio per la sua età non era più ben voluta.
Giancarlo purtroppo conosce bene come vengono allevati tra violenze e soprusi anche capre, conigli, tacchini e galline. Si è prodigato recentemente per mettere in salvo pecore e agnellini dalla mattanza che deriva dalla ormai superata tradizione del pranzo di Pasqua.
Per non parlare dei cavalli, spesso prigionieri di ippodromi e maneggi. Una vita al chiuso e allo stretto in cambio di qualche ora di corsa nel weekend o portati allo stremo durante gli allenamenti per poi essere brutalmente accantonati – e soppressi – quando ritenuti ormai inutili.
Il 24 giugno scorso si è tenuta la transumanza: buona parte dei cavalli e dei pony sono stati portati in montagna, a sgambettare liberi e felici nei pascoli al verde e al fresco. Rigorosamente non ferrati. Solo due cavalli e due pony, reduci da maltrattamenti non indifferenti, son rimasti al rifugio. Loro necessitano di maggiore attenzione, “hanno bisogno di carezze” e di punti saldi, in alpeggio potrebbero sentirsi persi.
Anche la condizione dei cinghiali è atterrente: mi segnala che sono tra gli animali altamente radioattivi. Un argomento che approfondiremo presto.
Cure e poi via nel bosco..
Molti degli animali che il rifugio salva e cura vengono poi rilasciati. Negli anni, sono stati curati tassi, volpi, pipistrelli, qualche capriolo che, una volta rimessi in salute e sicurezza, sono stati liberati nel bosco.
“Chi non si avvicina alla natura è perso, lo dicono anche gli psicologi”
E’ proprio qui che Giancarlo, col suo ultimo giro serale, termina le sue giornate. Con una passeggiata tra gli alberi, in mezzo alla quiete della natura, recuperando le energie e perlustrando il territorio circostante. Vuole assicurarsi che tutti gli amici del bosco stiano bene e spesso gli capita di riconoscere qualche vecchio “paziente” o di soccorrere qualche nuovo amico ferito.
Giancarlo sa che questa è la sua vera missione. Sa che andrà avanti così, continuando a credere nel suo sogno e passando a noi il suo nobile messaggio:
“E’ solo quando gli animali non avranno più bisogno di protezione che avremo raggiunto il nostro obiettivo. Quindi, avremo realmente cambiato qualcosa: noi stessi”.
[Immagini e video tratti dalla pagina Facebook dedicata al rifugio]
I miei complimenti a lui e a voi per la sensibilità e l articolo! Vorrei conoscere gli eventi e le date che fanno durante l anno
Ciao Alessandra! Grazie per l’apprezzamento! All’interno dell’articolo trovi il link alla pagina facebook del rifugio del quale potrai seguire le attività!Continua a seguire ehabitat.it, avremo altre sorprese!