Kong: Skull Island – Un kolossal sulla biodiversità

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Kong: Skull Island – Un kolossal sulla biodiversità ultima modifica: 2017-03-26T08:30:21+02:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

1973, fine della Guerra del Vietnam. Un team di scienziati, militari, cacciatori, reporter sono in viaggio verso la misteriosa Isola del Teschio. Obiettivo ufficiale della missione mappare questo nuovo angolo di mondo scoperto dai satelliti. Quello che troveranno è un ecosistema primordiale, minacciato da mostri striscianti e dominato da Kong.

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Il commento

Fin dall’antichità si utilizzavano animali totemici per rappresentare, la forza, la Natura. Dalle pitture rupestri, alle divinità egizie, alle metamorfosi di Zeus, fino all’agnello cristiano. L’animale rappresenta quello che è altro da Noi, più forte, di fronte alla nostra molle umanità. Il totem è una discendenza dalla notte dei tempi. Esso è il simbolo di stabilità della comunità, prima ancora della civiltà, prima ancora delle istituzioni. La molle umanità ha fatto loro tigri, leoni, grifoni per poi condurli al baratro dell’oblio dell’immaginazione. La scienza e la ragione sono divenuti i nuovi totem e si dimenticano degli antichi equilibri.

All’immaginazione (o meglio all’immaginario) cinematografica sono stati legati maggiormente i totem. E qui regnano incontrastati. Sono i grandi mostri catastrofici che, nella loro mole ci ruggiscono all’orecchio qual è il nostro posto. Uno di essi è lo scimmione King Kong, l’altro è il drago preistorico Godzilla. Quest’ultimo creato nel 1954 come metafora del terrore del nucleare di una nazione messa in ginocchio da esso (Hiroshima e Nagasaki distavano solo nove anni addietro).

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Kong è più remoto, dell’omonimo film del 1933. In questo film una spedizione cinematografica approda sulla misteriosa Skull Island dove la popolazione primitiva venera la grande scimmia. E decidono di ucciderla fra le guglie della civiltà a New York. Kong è il diverso, che ingloba una razza ritenuta inferiore dal buon americano bianco e protestante, il nero, grottescamente trasformato in scimmia. Trasformato in oggetto di diletto e poi, consumisticamente, distrutto.

Nel 2017 non è cambiato molto. Kong è creatura incompresa, ritenuta solo un mostro assassino. In realtà un protettore dell’equilibrio dell’isola e con essa del mondo. Perlomeno è questo che  si vuole trasmettere nella sua ultima apparizione, attualmente al cinema: Kong – Skull Island di Jordan Vogt-Roberts.

KONG: SKULL ISLAND

È il 1973, la guerra del Vietnam è finita e i soldati del comandante Packard stanno per rientrare in patria. Vengono richiamati per un’ultima missione: accompagnare la troupe scientifica coordinata da Bill Randa a fare una mappatura di un’isola scoperta dai satelliti, ricca di fonti energetiche. Prima che se ne possa impossessare il “nemico”. Ma gli esperimenti causano la furia del re dell’isola Kong e risvegliano delle creature che possono distruggere l’equilibrio di quell’ecosistema e non solo.

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Kong è il guardiano di un mondo unico e da preservare, dove gli uomini in elicottero non sono gli eroi, ma i distruttori. Tranne il cacciatore James Conrad (Tom Hiddleston) e la fotografa di guerra Mason Weaver (Brie Larson). «Kong rappresenta la natura», dichiara Hiddleston, «e la sua forza è un modo per raccontare due modi di vedere il mondo. I militari, guidati da Packard, vogliono dominarlo. Mentre il mio personaggio e quello di Brie cercano di capirlo e rispettarlo».

Il rispetto è nato, prima di tutto fuori dal film, durante le riprese. La produzione è stata particolarmente attenta a rispettare le location del film. Una volta terminate le riprese nelle varie aree, l’ambiente veniva risanato. Il supervisore Ilt Jones si è premurato che tutte le postazioni venissero lasciate in condizioni ottimali. Preferibilmente uguali a prima delle riprese. Ma c’è stato pure lo spazio per migliorie a lungo termine. Si è girato principalmente alle Hawaii, ma anche nelle più remote province del Vietnam, dove son state costruite strade prima non esistenti. E mantenute anche dopo la produzione, allo scopo di migliorare la vita dei locali.

Dentro e fuori dal set, ancora una volta. Ancora una volta una storia di conflitti mascherati da altri conflitti ben più grandi ed imponenti. Ecco che cosa è totem Kong. Un qualcosa di immenso, primitivo, incomprensibile a un primo sguardo. Un passo indietro intellettivo ma che suscita timore reverenziale e rispetto. E in un certo qual modo, fragile. Perché, lo sappiamo bene, non sono di certo i grandi movimenti terrestri che causano le catastrofi naturali che provocano (ad esempio) il riscaldamento globale. Vogliamo essere dominatori e ne paghiamo il prezzo. E Kong ce lo ricorda, ancora una volta, battendo sul petto.

Scheda film

  • Regia: Jordan Vogt-Roberts;
  • Sceneggiatura: Max Borenstein, Derek Connolly, John Gatins, Dan Gilroy
  • Interpreti: Tom Hiddleston (James Conrad), Samuel L. Jackson (Preston Packard), John Goodman (William “Bill” Randa), Brie Larson (Mason Weaver), Jing Tian (San Lin), Toby Kebbel (Jack Chapman), John C. Reilly (Hank Marlow);
  • Origini: USA, 2017
  • Durata: 118′
  • Temi: CINEMA, ANIMALI, BIODIVERSITA’

Kong: Skull Island – Un kolossal sulla biodiversità ultima modifica: 2017-03-26T08:30:21+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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