Noto come alimento da gourmet della gastronomia francese, il foie gras (letteralmente fegato grasso) è il risultato di un processo di alimentazione forzata. Maschi di anatre e oche nella loro ultima fase di vita all’interno degli allevamenti sono sottoposti a questa barbarie.
Il gavage (o ingozzamento), infatti, consiste nell’ingestione forzata di cibo sparato direttamente all’interno dell’esofago degli animali coinvolti. Mais bollito e salato viene così inserito attraverso un tubo metallico lungo 20-30 centimetri, per circa 2-4 volte al giorno in un arco di tempo di due settimane. La conseguenza ricercata di questa procedura è la crescita anomala del fegato di oche e anatre, così colpite da una patologia, la steatosi epatica. Quest’ultima è dovuta proprio all’esagerato accumulo di grasso a carico delle cellule del fegato, ormai divenuto ipertrofico.
Si tratta di una vera e propria tortura per questi animali, in cui un procedimento così invasivo e coatto provoca inevitabilmente lesioni alle pareti di esofago e gola. Ciò comporta a potenziali infezioni a cui vanno incontro le vittime di questa realtà produttiva.
La pur breve vita degli anatroccoli sottoposti alla barbara pratica del gavage, inoltre, è costellata da malattie e da condizioni di vita pessime. Essi sono immobilizzati all’interno di piccole gabbie in cui si feriscono le zampe, come tra l’altro avviene a numerose altre specie animali costrette negli allevamenti intensivi. Anche il momento della morte tramite sgozzamento non è di certo meno pacifico e indolore. Gli animali possono infatti rompersi il collo cercando di divincolarsi dalla presa mortale.
Foie gras: la situazione attuale
Questa pratica di alimentazione forzata, riconosciuta come crudeltà nei confronti degli animali, è stata dichiarata illegale in molti Paesi dell’Unione Europea, tra cui anche l’Italia dal 2007. Tuttavia, il foie gras continua ad essere prodotto in Francia, il Paese che ne detiene un primato di produzione, seguita da Ungheria e Bulgaria. Più coraggiosa, invece, è stata la decisione della California (USA), che ha vietato la vendita di questo alimento tanto pregiato quanto crudele.
Occorre provare ad immaginare quanto possa essere barbara e inutile una pratica di questo tipo. Può davvero il nostro gusto costare tanta sofferenza? Dovremmo provare a chiederci se in nome della tradizione gastronomica si possano giustificare ancora tali brutalità.