Immaginate uno scenario apocalittico in cui lande desolate si susseguono, prive di qualsiasi forma di vita, sterili e terrificanti. Potrebbe essere un film che racconta l’ennesima catastrofe che ha colpito la Terra, o potrebbe essere una realtà nemmeno troppo distante. Abbiamo la grande fortuna di godere dell’immensa biodiversità che la natura ci regala e siamo soliti darla per scontata.
Ma questa strabiliante varietà è un bene da preservare e curare, tutt’altro che certo. Siamo abituati, purtroppo, al concetto di estinzione legato al mondo animale, lo siamo meno per quanto riguarda il mondo vegetale. Secondo il rapporto “State of the World’s Plants” del Royal Botanic Gardens di Kew il 21% delle piante presenti sulla Terra sono a rischio di estinzione a causa di minacce che comprendono i cambiamenti climatici, la perdita di habitat, le malattie e le specie invasive.
Nel 2008, nell’arcipelago artico delle isole Svalbard, è stato inaugurato lo Svalbard Global Seed Vault, un enorme deposito ideato per custodire sementi da tutto il mondo e preservare così la biodiversità in campo agricolo. Questa struttura è stata costruita all’interno di una montagna ghiacciata ed è stata progettata per durare millenni e resistere ad una vasta gamma di disastri globali naturali e non.
Essa è in grado di ospitare fino a 4 milioni e mezzo di varietà di colture, che tradotto in semi equivale ad un massimo di 2 bilioni e mezzo. Attualmente contiene più di 860.000 campioni, provenienti da quasi tutti i paesi del mondo. Per una conservazione ottimale dei semi è richiesta una temperatura di -18 gradi. La collocazione del deposito all’interno del Permafrost, protetto da spesse rocce, assicura una corretta preservazione anche in mancanza di corrente.
All’incirca un anno fa questo bunker scavato nella neve ha ricevuto la sua prima richiesta di prelievo dal Centro Internazionale per la Ricerca Agricola in Aree Asciutte di Aleppo, in Siria (ICARDA). L’ICARDA fa parte del sistema internazionale di ricerca del Gruppo di Consulenza per la Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR) e collabora con i Paesi delle zone aride del mondo a sostegno di una produzione sostenibile dei loro sistemi agricoli, miglioramento del reddito dei piccoli agricoltori ed elaborazione ed attivazione di strategie per il miglioramento della nutrizione e della sicurezza alimentare.
Il centro di ricerca è stato distrutto durante la sanguinosa guerra che sta devastando il Paese. Fortunatamente l’unità di salvaguardia delle risorse genetiche vegetali, l’unico settore del Centro che non ha interrotto la sua attività, dal 2009 era riuscita a duplicare le collezioni e a portarle fuori dalla Siria. I nuovi depositi che ICARDA ha avviato in Marocco e Libano hanno ricevuto i 130 pacchi contenenti i 116.000 campioni comprendenti varietà vegetali adatte alle regioni aride e, una volta riavviata la produzione, i semi verranno rispediti alle Svalbard.
In fin dei conti questo deposito nascosto tra i ghiacci dell’Artide sembrerebbe aver dimostrato la sua validità, fronteggiando pericoli ben più concreti di un asteroide o di un’invasione aliena: l’essere umano.