caldo saheliano

Il caldo saheliano è un allarme da ascoltare

in Clima
Il caldo saheliano è un allarme da ascoltare ultima modifica: 2014-04-26T08:00:57+02:00 da Silvia Faletto
da

Caldo saheliano, in Sahel le temperature sono decisamente più alte della media stagionale. Non possiamo sempre stare a guardare.

Esistono luoghi nel mondo in cui il caldo estivo che ci assale nella Pianura Padana ad agosto… sembra una primavera piacevole e piovosa!

Sono località in cui le alluvioni, le frane e le interminabili piogge primaverili o le nevicate invernali… non hanno definizione nelle lingue parlate dalle popolazioni residenti.

L’uomo, infatti, è un animale talmente straordinario da riuscire ad adattarsi anche dove il clima glielo impedirebbe: nei ghiacci delle calotte polari, nell’umida foresta pluviale e… nel deserto africano.

In particolare, la fascia semiarida del deserto, il Sahel, attraversa molte nazioni che, per ragioni diverse, ogni giorno noi abitanti della fascia temperata sentiamo nominare nei telegiornali.

Paesi del Sahel
I Paesi del Sahel

Il Mali è una di queste. L’Algeria costituisce un altro esempio. Una terza parte, teatro di carestie e di una mortalità infantile tra le più alte al mondo, è formata dall’Eritrea, dal Sudan e dal Chad.

Sono Paesi in cui le guerre religiose si sommano alla fame, accendendo contrasti che, oltre alla supremazia territoriale, mettono in ballo un bene molto più importante: la stessa sopravvivenza delle popolazioni interessate.

Il 4 aprile, nel piccolo stato del Gambia, si è sfiorato il record di caldo nazionale: la temperatura della stazione metereologica sita a Facoto ha raggiunto i 45.0°, mancando quella massima di un solo decimo.

Non è un caso isolato: in Niger, gli ultimi giorni di marzo sono stati caratterizzati da un caldo decisamente superiore alla media stagionale, e lo stesso giorno, in Senegal, le temperature l’hanno superata di 2°/4° centigradi, a seconda della zona.

temperature sahel ultimo periodo
Le temperature nel Sahel dell’ultimo periodo

A questo caldo anomalo in Sahel, si unisce la velocità di sviluppo del ciclone Hellen, il quale, pur essendosi velocemente spento vicino al Madagascar, rimane uno dei più potenti e pericolosi cicloni tropicali che abbiano colpito la parte settentrionale del Canale del Mozambico dall’inizio dell’era satellitare.

Questi eventi si accompagnano alle anomale nevicate del 2013 in Israele, Giordania e Siria, ed alla continua siccità che ha messo in ginocchio Angola, Botswana e Namibia.

All’indomani della pubblicazione del quinto Rapporto IPCC, non è più possibile fare finta di nulla.

Sicuramente è nel giusto chi afferma che questi sono luoghi decisamente lontani da noi, e che la nostra penisola è semplicemente la meta di troppi immigrati.

Louise Michel, Banksy acquista una nave per salvare i migranti che tentano di raggiungere l’Europa

Il punto è che, se non si affrontano le cause, ma si sceglie come sempre di porre semplicemente una pezza o un fragile rammendo alle conseguenze, difficilmente riusciremo a non divenire noi stessi gli “immigrati clandestini” del futuro.

Vista la perdita annuale di suolo e agricoltura che ogni anno interessa il nostro paese, a causa dell’urbanizzazione selvaggia, del disboscamento, delle frane e della siccità – sempre più grave in certe zone del sud Italia -, la domanda da porsi rischia di non essere più se succederà, ma quando succederà.

Questa, certamente, dovrebbe essere una priorità nell’agenda del governo nazionale e dell’Unione Europea, e trovare spazio di azione anche nelle nostre vite quotidiane.

Il segretario generale dell’Onu Guterres: fare pace con la natura è il compito del 21esimo secolo

In fondo, spegnere le luci, fare la raccolta differenziata e chiudere il rubinetto mentre laviamo i denti, oltre a diminuire le nostre bollette potrebbe salvare il nostro paese da un destino decisamente peggiore di quanto in realtà possiamo immaginare.

Il caldo saheliano è un allarme da ascoltare ultima modifica: 2014-04-26T08:00:57+02:00 da Silvia Faletto
Tags:
Il caldo saheliano è un allarme da ascoltare ultima modifica: 2014-04-26T08:00:57+02:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Clima

Go to Top