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Calendari venatori, la Lipu chiede la correzione in difesa degli uccelli

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Calendari venatori, la Lipu chiede la correzione in difesa degli uccelli ultima modifica: 2024-10-16T05:32:37+02:00 da Marco Grilli
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Lo studio Lipu e Università di Milano sulla migrazione pre-riproduttiva degli uccelli rafforza i Key Concepts e chiede la correzione dei calendari venatori

L’analisi della tempistica della migrazione degli uccelli risulta fondamentale per la conservazione delle specie migratrici, poiché influenza vari parametri quali il periodo ed il successo riproduttivo. Se poi consideriamo che i calendari venatori devono essere definiti proprio sulla base della tempistica della migrazione delle specie cacciabili – in conformità alla Direttiva dell’Unione europea 2009/147/CE – scopriamo la sua importanza anche da un punto di vista gestionale ed applicativo.

“Analisi della tempistica della migrazione degli uccelli utilizzando dati di citizen science è il titolo dello studio commissionato dalla Lega italiana protezione uccelli (Lipu) al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano, che ha analizzato milioni di dati della banca di Ornitho.it ed è stato trasmesso alla Commissione europea, oltre che ad altri soggetti tecnico-istituzionali.

Questo importante lavoro dimostra la necessità di correggere definitivamente i calendari venatori, al fine di garantire la piena protezione degli uccelli durante la migrazione prenuziale. La Lipu reclama dunque a gran voce la correzione dei calendari venatori regionali, tramite la chiusura della caccia a molte specie di uccelli migratori tra il 31 dicembre e il 10 gennaio, nel pieno rispetto della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE).

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Il metodo e la citizen science

Ogni metodo per valutare la tempistica delle migrazioni degli uccelli presenta vantaggi e limiti. Lo studio sopra indicato sfrutta la possibilità prevista dalla Guida interpretativa della Commissione europea di utilizzare i dati di citizen science, ovvero quelli prodotti da comuni cittadini mediante piattaforme e applicazioni informatiche ad hoc.

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“Le potenzialità di questi dati sono legate principalmente alla loro vasta scala spazio-temporale, in quanto forniscono osservazioni di moltissime specie in tutto il mondo. Recentemente è stato messo a punto un metodo innovativo per analizzare le tempistiche della migrazione che è stato applicato sia ai dati di inanellamento, sia a dati di citizen science ed ha fornito risultati coerenti, si legge nello studio.

Tale metodo, che prevede la divisione dell’area di interesse in celle, si avvale di metodi statistici avanzati al fine di valutare le modalità di crescita del numero di osservazioni di una specie nel corso della stagione. Il modello prende in considerazione sia la possibile presenza di individui svernanti, sia l’incertezza nei valori di alcuni dei parametri che devono esservi inseriti. Il risultato finale è una mappa della decade in cui il primo 5% degli individui migratori è stato osservato in ciascun punto dell’area di studio.

Tali decadi sono definite in accordo con i Key Concepts (KC) dell’articolo 7(4) della Direttiva “Uccelli”. “Questa metodologia è stata applicata con successo con i dati di citizen science, in particolare utilizzando i dati raccolti dalla piattaforma Ornitho (www.ornitho.it) messi a disposizione dalla Lipu”, specifica lo studio.

Lo studio

Il lavoro dell’Università di Milano è stato svolto lungo l’intero 2024. Nello specifico, sono stati analizzati i movimenti migratori di 47 specie di uccelli, individuando per ognuna di esse la decade di inizio della migrazione, ovvero l’avvio dei primi contingenti di uccelli in migrazione pre-riproduttiva. Il tutto nel rispetto delle previsioni della Direttiva “Uccelli” – che prevede la piena tutela di questa fase biologica – ed in analogia con quanto realizzato nel lavoro dei cosiddetti Key Concepts, ossia le previsioni tecniche sulle tempistiche della migrazione da parte della Commissione europea.

L’articolo 7 della Direttiva “Uccelli” prevede una particolare protezione delle specie degli uccelli in modo che “non vengano cacciate durante il periodo della riproduzione e durante il ritorno al luogo di nidificazione”. Tale Direttiva rappresenta il primo strumento normativo adottato dall’Unione europea (Ue) per la conservazione della biodiversità, che ha permesso l’armonizzazione delle normative di tutela delle specie di uccelli selvatici viventi sul territorio europeo. Si tratta di una norma cruciale per la gestione delle specie migratrici, ovvero la maggioranza di quelle presenti nel territorio dell’Ue, poiché la condivisione delle stesse popolazioni tra Paesi diversi implica la necessità di adottare strategie di conservazione comuni.

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In questo studio l’analisi e l’elaborazione dei milioni di dati della piattaforma Ornitho è stata svolta adottando il metodo innovativo già spiegato e messo a punto dal prof. Roberto Ambrosini. Questo lavoro ha ricadute molto importanti perché mette in relazione la protezione delle specie migratrici con la gestione dell’attività venatoria.

Risultati e commenti

Gli esiti dello studio, oltre a confermare i dati dell’Atlante europeo della migrazione e di molti Key Concepts, rafforzano in modo più stringente quanto previsto dalle attuali date ufficiali della migrazione pre-riproduttiva in Italia. “Dall’esito dello studio dell’Università di Milano giunge la conferma, per almeno 19 specie di uccelli fra turdidi, colombaccio, beccaccia e specie acquatiche, della violazione della Direttiva Uccelli comportata dai calendari venatori regionali nella loro netta maggioranza, e quindi della necessità di correggerli, garantendo la piena protezione degli uccelli in migrazione preriproduttiva. I risultati portano a concludere che occorre chiudere la caccia ai turdidi entro il 31 dicembre e la caccia agli uccelli acquatici entro il 10 gennaio”, afferma Alessandro Polinori, presidente della Lipu.

“Anche per questo stiamo trasmettendo lo studio ai soggetti di interesse, a partire dalla Commissione europea, ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, Ispra, Comitato tecnico venatorio nazionale, in modo che ci sia piena contezza della situazione e si agisca per correggere i calendari venatori, considerando lo stato di preinfrazione nel quale, su questa materia, si trova oggi il nostro Paese”, ribatte ancora Polinori.

Le decadi 

Nello studio, le decadi di inizio della migrazione prenuziale di ciascuna specie analizzata sono riportate in dettaglio in una tabella specifica. Le date di inizio più precoci sono stimate nella terza decade di dicembre per beccaccino (Gallinago gallinago), beccaccia (Scolopax rusticola), pispola (Anthus pratensis), tordo bottaccio (Turdus philomelos), storno (Sturnus vulgaris), fringuello (Fringilla coelebs) e peppola (Fringilla montifringilla).

“Le porzioni del territorio italiano in cui il modello prevede un inizio della migrazione in questa decade sono, però, limitate, mentre per le stesse specie si evidenzia un inizio della migrazione nella prima decade di gennaio su porzioni più ampie del territorio”, chiarisce lo studio.

Per quanto riguarda invece le migrazioni più tardive, tra le specie cacciabili si segnala la quaglia (Coturnix coturnix) – seconda decade di marzo – tra quelle non cacciabili l’averla piccola (Lanius collurio), i cui primi arrivi in Italia sono stimati nella seconda decade di aprile.

Le principali discrepanze tra le decadi di inizio migrazione pre-riproduttiva riportate in questo studio e quelle dei Key Concepts riguardano invece il fischione (Mareca penelope) ed il beccaccino, poiché per entrambe le specie il seguente metodo stima una data di inizio della migrazione anticipata di ben quattro decadi rispetto a quella indicata sui KC (seconda decade di gennaio e non terza di febbraio per il fischione, terza decade di dicembre invece della prima di febbraio per il beccaccino).

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Inverso, infine, risulta il caso del merlo (Turdus merula), per cui questo studio stima una data di inizio della migrazione più tardiva (seconda decade di febbraio) rispetto a quella indicata nei KC (seconda decade di gennaio).

[Credits foto: TheOtherKev su Pixabay]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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