Il rapporto Ecosistema scuola 2024 di Legambiente delinea le condizioni di salute delle Scuole nel Paese. Una scuola su tre ha bisogno di interventi di manutenzione urgente, al Sud e nelle isole una scuola su due
In Italia, lo stato delle scuole e dei servizi resta un’emergenza infrastrutturale, con una scuola su tre che necessita di manutenzione urgente, cifra che al Sud e nelle Isole raggiunge il 50%.
Nonostante l’aumento dei fondi nel 2023 (42mila euro per edificio rispetto ai 36mila degli ultimi cinque anni), solo il 57% di quanto stanziato è stato effettivamente speso.
Ritardi e mancanze si registrano anche su digitalizzazione, trasporti, sport ed efficienza energetica, con l’autonomia differenziata che rischia di peggiorare la situazione.
I dati del report Ecosistema Scuola 2024
Il rapporto Ecosistema Scuola 2024, basato su 7.024 edifici scolastici di 100 Comuni capoluogo, evidenzia come solo il 50% delle scuole abbia certificati di sicurezza e solo metà disponga di reti Wi-Fi.
Le mense, presenti nel 76,7% degli istituti, mostrano un forte divario Nord-Sud. Il 64,9% delle mense usa ancora stoviglie monouso.
Solo il 19,7% offre un servizio di scuolabus, e un impianto sportivo su quattro necessita di manutenzione.
A Scuola con gli Animali, il progetto di zooantropologia ligure per il nuovo anno scolastico
Una percentuale bassa degli edifici utilizza energie rinnovabili (20,9%). Si dimostrano molto limitati anche gli interventi di efficientamento realizzati negli ultimi anni. Dal report emerge che nel complesso solo il 6,7% delle scuole è in classe energetica A.
Persiste inoltre un divario tra Nord e Sud nella gestione dei fondi per l’edilizia scolastica: nel Nord, la media dei fondi per edificio è di circa 1,4 milioni di euro, mentre nelle Isole è di meno di 300mila euro.
I tempi di realizzazione dei cantieri sono più lunghi al Sud, fino a 24 mesi rispetto agli 8-10 mesi del Nord. Negli ultimi cinque anni, sono state costruite solo 41 nuove scuole a livello nazionale.
Le proposte di Legambiente
Il 30 settembre scorso, Legambiente ha presentato a Napoli una serie di proposte per un piano di rigenerazione partecipata delle scuole, focalizzato su miglioramenti nella manutenzione, nella gestione e nella qualità degli edifici scolastici.
Tra le priorità, l’Associazione propone che gli Enti locali attivino processi di amministrazione condivisa basati su patti educativi di comunità. Suggerisce inoltre di rendere più trasparenti i dati dell’anagrafe scolastica e di creare una struttura di governance per facilitare l’accesso ai fondi per l’edilizia.
Secondo Legambiente è poi importante replicare buone pratiche locali già in atto, come quelle sul trasporto scolastico sostenibile del Comune di Bologna o la creazione di nuovi poli educativi innovativi, seguendo l’esempio di Livorno.
Altri modelli da replicare per l’Associazione ecologista, sono i progetti sull’alimentazione sostenibile di Nuoro e Milano, e le iniziative destinate alla crescita sociale e alla riqualificazione urbana lanciate nella scuola ICA Ristori di Napoli.
“Con l’autonomia differenziata – ha commentato Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del Nord e Sud. Di questo passo, senza un investimento sui LEP, rischiano le aree più fragili del Paese, come il Sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici. Se si vuole lavorare su una didattica inclusiva e innovativa l’organizzazione e la progettazione degli spazi è rilevante, bisogna che ci siano laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento. Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali: gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni”.
“Abbiamo scelto Napoli, capitale del Mezzogiorno, per evidenziare – ha precisato Mariateresa Imparato presidente di Legambiente Campania – ancora una volta il divario tra Nord e sud del Paese in termini di edilizia e servizi scolastici, ma soprattutto per chiedere con atti concreti un’accelerata sul fronte della transizione ecologica ancora troppo timida in ambito scolastico dove assistiamo a ritardi, poca volontà politica e scarsa programmazione. È giunto il tempo di “alzare l’asticella della qualità”, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute. La vera sfida consiste nel promuovere nei fatti un grande cantiere di innovazione, dove convogliare idee e risorse per progettare e realizzare scuole innovative, sostenibili, più sicure e inclusive”.
Le buone notizie
Ma ci sono anche buone notizie, con Comuni che al momento si distinguono. Dal rapporto si evince che Aosta, Cesena, Trento e Verbania sono le città capoluogo i cui edifici scolastici sono tutti dotati di certificati di agibilità, prevenzione incendi e accessibilità per disabili.
Brindisi, Fermo e Parma offrono il servizio di scuolabus in tutte le scuole, mentre Cesena, Cosenza, Crotone, Lecco e Pordenone hanno il maggior numero di istituti serviti da pedibus.
Solo alcuni Comuni, come Aosta, Bologna e Reggio Emilia, hanno attivato il servizio di bicibus, anche se in poche scuole.
Brescia, Siena, Pordenone e altre città sono leader negli interventi di efficientamento energetico degli edifici scolastici. I Comuni bocciati per l’assenza di impianti di energia rinnovabile sono invece Agrigento, Aosta, Brindisi e Vibo Valentia.
[Foto di Eleonora Anello]
