Dal 17 al 23 giugno, Survival International organizza l’#UncontactedTribesWeek, Settimana internazionale per i diritti dei popoli incontattati. Ecco di cosa si tratta e come è possibile fare la propria parte.
Nel mondo, esistono almeno 150 popoli che evitano contatti con gli esterni. Per tutelare loro, la loro libertà di scelta e gli ecosistemi in cui vivono, Survival International organizza dal 17 al 23 giugno l’#UncontactedTribesWeek, Settimana internazionale per i diritti dei popoli incontattati. Una settimana di informazione, sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica attorno ai rischi che tali gruppi di persone corrono a causa dei comportamenti spesso sconsiderati del mondo industrializzato.
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Popoli incontattati, chi sono
I popoli incontattati- la maggior parte dei quali vive nel bacino amazzonico- sono comunità che si sottraggono al contatto con gli esterni. “Non sono reliquie primitive di un passato remoto destinate inevitabilmente all’assimilazione economica e culturale, o all’estinzione: vivono nel presente, sono nostri contemporanei; semplicemente non sono industrializzati e si sono evoluti secondo paradigmi diversi dai nostri” ha commentato Francesca Casella, direttrice in Italia di Survival International, unica organizzazione a lottare a livello internazionale per la sopravvivenza dei popoli incontattati di tutto il mondo.
“Sono i custodi dei luoghi a più alta biodiversità, ma anche i popoli più vulnerabili del mondo. Quando le loro terre sono minacciate, rischiano di essere sterminati. Al contrario, laddove i loro diritti territoriali sono rispettati, possono continuare a prosperare. Ecco perché in questa Uncontacted Tribes Week stiamo mobilitando l’opinione pubblica: insieme possiamo determinare se questi popoli sopravviveranno o saranno sacrificati nel nome di un presunto ‘progresso’”.
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Diritti dei popoli incontattati, perché è importante tutelarli
La sopravvivenza dei popoli incontattati è minacciata in primis dallo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali da parte del mondo industrializzato.
Non di rado, infatti, le incursioni dall’esterno mirano alla loro terra, e alle sue ricchezze. Puntano a sfruttarne il legname o i minerali, costruire dighe e strade, aprire allevamenti, insediamenti di coloni.
Si tratta di contatti spesso di per sé ostili, o addirittura violenti. Tuttavia, il rischio maggiore è costituito dal propagarsi di malattie comuni nella nostra parte di mondo, come influenza e morbillo, verso cui i popoli incontattati non hanno immunità.
“Survival ritiene che nessuno dovrebbe avvicinare popoli che non siano già in regolare contatto con gli esterni. È pericoloso per tutti. Rendiamo pubblica, a grandi linee, la loro posizione solo se e quando è necessario per proteggere le loro terre” spiega il movimento sul suo sito. L’organizzazione parte, infatti, dal presupposto che, se un popolo vuole stabilire un contatto con una società più ampia, trova certamente il modo di farlo. Per contro, gli deve essere riconosciuto il diritto- acquisito alla nascita da ciascun essere umano- di autodeterminare il proprio destino.
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Come agire
Obiettivo primario di Survival è proteggere le terre in cui questi popoli vivono. Durante la Settimana internazionale per i diritti dei popoli incontattati, l’organizzazione mobilita i suoi sostenitori e l’opinione pubblica verso alcuni casi particolarmente urgenti.
Dal Popolo Mashco Piro, in Perù, al Popolo Shompen, in India. Dal Popolo Kawahiva, in Brasile, al Popolo Hongana Manyawa, in Indonesia. Sulla pagina dedicata all’#UncontactedTribesWeek, è possibile approfondire le singole cause, contribuire con una donazione e attraverso la condivisione dei contenuti sui propri canali social, partecipare alle campagne. Per rimanere aggiornati sulle iniziative di Survival International, è inoltre possibile iscriversi alla newsletter.
[Immagine ©Ministerio de Cultura de Perú, fornita da Survival International]
