Bloccato nuovamente il Northern Kenya Rangeland Carbon Project, utilizzato anche da Netflix e Meta, accusato di violare i diritti dei popoli Masai, Borana e Samburu, le cui terre vengono utilizzate per generare i crediti di carbonio.
Il Northern Kenya Rangeland Carbon Project è al centro di nuove polemiche dopo che Verra, principale organismo di certificazione dei crediti di carbonio a livello mondiale, ha annunciato una seconda sospensione del progetto. Il piano, presentato come il più grande programma di stoccaggio di carbonio al suolo del pianeta, è stato utilizzato da colossi come Netflix e Meta per compensare le loro emissioni, ma dietro la facciata si celano violazioni gravi dei diritti delle comunità locali, sostiene Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.
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Calpestati i diritti delle popolazioni locali
Il progetto è oggetto di critiche da molti anni poiché limita drasticamente le pratiche tradizionali di pascolo dei Masai, dei Borana, dei Samburu e di altri popoli pastori, le cui terre vengono utilizzate per generare i crediti.
In gennaio, un tribunale del Kenya aveva inferto un duro colpo al progetto stabilendo che due delle più grandi aree di conservazione create dalla Northern Rangeland Trust (NRT) erano state istituite incostituzionalmente, senza alcuna base legale. Una di queste, la Biliqo Bulesa, contribuisce per circa il 20% ai crediti di carbonio del progetto. La sentenza potrebbe essere applicata anche a metà delle altre riserve naturali coinvolte.
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Il progetto era già stato sospeso precedentemente
Due anni fa, Survival International aveva pubblicato il rapporto “Blood Carbon: how a carbon offset scheme makes millions from Indigenous land in Northern Kenya”, una durissima critica al progetto.
La prima sospensione e revisione dell’iniziativa da parte di Verra è avvenuta nel 2023, a seguito del rapporto di Survival, ma si è conclusa con un insabbiamento sconcertante. In un’intervista pubblicata sul Wall Street Journal, Hassan Bidhu, uno dei querelanti nel caso giudiziario, ha dichiarato che: “Il progetto ha completamente distrutto il sistema tradizionale e ne ha introdotto un altro, che è pari a uno sfratto”. Secondo il Wall Street Journal, la NRT ha venduto oltre 6 milioni di crediti di carbonio, per un valore totale tra i 42 e i 90 milioni di dollari a seconda dei prezzi di mercato.
Le parole di Caroline Pearce, direttrice generale di Survival International
“Il programma per la compensazione delle emissioni di carbonio della NRT ha violato i diritti indigeni sin dall’inizio, e ora è diventato un totale fallimento -ha affermato la Direttrice generale di Survival International Caroline Pearce– Non si capisce come abbia potuto essere approvato da Verra in prima istanza, ma ora dovrebbe essere cancellato una volta per tutte – insieme all’idea stessa di poter violare i diritti indigeni per creare crediti di carbonio. I diritti territoriali dei Masai, dei Borana, dei Samburu e di altri dovrebbero essere riconosciuti pienamente. Significherebbe fare finalmente giustizia per questi popoli, ma sarebbe anche il modo migliore per proteggere le praterie dell’Africa orientale“.
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[In copertina Pastore masai con il suo bestiame, Kenya. © Beckwith & Fisher via Survival International]
