Spenti gli incendi a Chernobyl

Spenti gli incendi a Chernobyl, si contano i danni e si cercano i colpevoli

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Spenti gli incendi a Chernobyl, si contano i danni e si cercano i colpevoli ultima modifica: 2020-04-15T17:29:53+02:00 da Francesco Rasero
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Spenti gli incendi a Chernobyl e dintorni, è il momento di contare i danni e individuare le responsabilità. Per evitare che una simile situazione possa ripetersi.

Nel corso delle ultime due giornate -dalla notte tra lunedì e martedì- sono stati spenti gli incendi a Chernobyl e nelle foreste che circondano l’ex centrale atomica sovietica.
I roghi risultano tutti ormai pressoché esauriti, nonostante l’allarme e la disinformazione continuino a infiammare il web.

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: vista aerea dell’ex centrale atomica V.I. Lenin, con il fronte del fuoco arrivato a poche centinaia di metri dal sarcofago nucleare

Non che siano mancati i momenti di paura, soprattutto nel weekend di Pasqua e il lunedì di Pasquetta, quando le fiamme erano arrivate davvero nei pressi del sarcofago che contiene il reattore atomico esploso nel 1986.

Gli esperti, oltre alle autorità, avevano da subito cercato di tranquillizzare, ricordando come la possibilità di incendio fosse stata tra quelle prese in esame nel costruire la struttura, nonché per i vicini siti di stoccaggio delle scorie nucleari. Ma la situazione, visti anche i precedenti storici proprio a Chernobyl in merito alla sicurezza nucleare, era tale da far temere il peggio.

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Poi la pioggia, caduta provvidenzialmente nella notte tra lunedì e martedì, insieme al lavoro di vigili del fuoco e mezzi militari ucraini, hanno progressivamente contenuto le fiamme, fino a domarle.

Oltre alle autorità e a numerose fonti in loco, anche le mappe satellitari della NASA, aggiornate in tempo quasi reale, mostrano come da almeno 24 ore non vi siano più attività incendiarie rilevanti in tutta la zona.

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: la mappa della NASA che mostra i roghi sviluppatisi nei pressi dell’ex centrale nucleare e della città-fantasma di Pripyat durante gli ultimi 7 giorni

Spenti gli incendi a Chernobyl, la conta dei danni

«Più niente fuoco! Solo del fumo, ancora, qua e là», è stato l’annuncio dato sui social da Viktorya Baleva, che il sabato di Pasqua aveva invece pubblicato drammatiche foto dai tetti di Pripyat in cui si vedevano fiamme estese ed altissime avvicinarsi alla città e all’ex reattore atomico.

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: un’illustrazione di Nikita Titov

Adesso -scampato il pericolo più grande- la domanda che tutti si pongono, citando Lenin (cui era dedicata la centrale di Chernobyl), è: che fare?

“Trovare i colpevoli. Punirli. Evitare che una situazione simile possa ripetersi” replicano sicuri i tour operator che, dal 2011, accompagnano turisti e appassionati di Storia sovietica nella Zona di esclusione.
Un settore che era in grande crescita ma che adesso, visti i danni fatti dalle fiamme (uniti allo stop per il COVID-19), rischia di subire un forte contraccolpo.

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Stanislav Polessky, guida privata nella Zona, ha stilato un primo elenco dei danni, a partire da una ventina di villaggi abbandonati, che sono stati completamente o parzialmente distrutti dagli incendi dei giorni scorsi.

La lista comprende quindi alcune tra le principali attrazioni della zona: il campo ricreativo estivo per ragazzi Smeraldo, l’ex base missilistica Volkhov, una parte della città di Chernobyl-2 vicino al radar Duga, la stazione ferroviaria di Yaniv.

«Tutti questi posti, oltre ad attrarre turisti da tutto il mondo, rappresentavano un valore storico; erano luoghi unici, che mostravano la vita dei contadini della regione fino all’epoca sovietica -spiega- Il fuoco è stato fermato, ma molte testimonianze sono andate bruciate per sempre. Grazie agli sforzi congiunti di tutti abbiamo vinto questa battaglia, anche se con grandi perdite».


Fortunatamente, oltre alla ex centrale nucleare, si è invece salvata quasi totalmente anche la città-fantasma di Pripyat, a tre chilometri dal reattore, con la sua ruota panoramica e i tanti edifici abbandonati diventati simbolo della Zona.Le fiamme sono arrivate fino alla periferia, per poi deviare e risparmiare quindi il principale “testimone” della catastrofe atomica del 1986.

Ancora da fare, invece, ogni stima relativa alle perdite per quanto riguarda la vegetazione (si parla di oltre 20 mila ettari di boschi andati in fumo) e la fauna selvatica che, negli ultimi trent’anni, aveva ricominciato a prosperare in quest’area abbandonata dagli umani.

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: non ci sono ancora stime delle vittime tra la fauna selvatica della Zona (foto di Gediminas Lebednykas – Facebook)

Di chi è la responsabilità degli incendi a Chernobyl?

Gli incendi dei giorni scorsi nella Zona, purtroppo, non sono un fatto isolato. Già in passato, infatti, erano stati numerosi gli episodi di roghi, più o meno estesi, nei pressi di Chernobyl.
Ma così forti, e così vicine all’ex centrale atomica, le fiamme non lo erano mai state.

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: le fiamme hanno aggredito anche diversi edifici abbandonati all’interno della Zona di esclusione (foto di Gediminas Lebednykas – Facebook)

Nei giorni scorsi, il presidente dell’OdV italiana “Mondo in Cammino”, Massimo Bonfatti aveva fornito a eHabitat un elenco di possibili concause: dal dolo all’usanza di bruciare i campi in primavera, per eliminare erbe ed arbusti secchi e produrre cenere come fertilizzante.
Senza dimenticare le presunte negligenze delle autorità, inclusi i mancati finanziamenti alle stazioni speciali per il controllo degli incendi boschivi e la creazione di corridoi taglia-fuoco, oltre all’impatto dei cambiamenti climatici, che negli ultimi anni hanno causato un drastico calo delle precipitazioni, con inverni senza neve e una foresta sempre più secca e facilmente incendiabile.

In queste ore, lo staff di Chornobyl Tour (principale agenzia turistica che opera nella Zona di esclusione), composto in gran parte da giornalisti ed ex reporter tra cui Yaroslav Yemelianenko, ha realizzato alcune video-interviste in cui prova a far emergere, sul terreno ancora fumante, le responsabilità dell’accaduto.
Facendo propendere per la matrice dolosa degli incendi.


«Se qualcuno non avesse appiccato il fuoco, la foresta non sarebbe bruciata. Non si incendia da sola», spiegano alcuni uomini in divisa al check-point (KPP) di Dytyatki, uno dei cancelli di ingresso alla Zona, sottolineando come le fiamme siano iniziate, di colpo, in diverse aree, quasi contemporaneamente.

Anche una portavoce del DSNS, l’Agenzia statale ucraina per le Emergenze, ribadisce il concetto: «Non era mai successo prima di avere così tanti fuochi in parti diverse della Zona allo stesso tempo. Pare un’azione dolosa».
Aggiunge un’addetta del DSNS, che nei giorni scorsi ha affiancato e coordinato l’intervento dei vigili del fuoco: «Abbiamo impiegato dieci giorni a spegnere gli incendi, perché ogni giorno c’erano nuovi fronti di fuoco da affrontare, spesso molto lontano uno dall’altro».

Spenti gli incendi a Chernobyl
Spenti gli incendi a Chernobyl: la foresta distrutta dalle fiamme (foto di Gediminas Lebednykas – Facebook)

Olena Gnes, una delle guide di Chornobyl Tour, mette quindi in guardia: «Questa volta ce la siamo cavata, ma il fattore principale è stata la pioggia. Occorre restare all’erta».

E Yemelianenko ribadisce quanto già da lui espresso in piena crisi: «Questo atto va considerato al pari del terrorismo, applicando le leggi previste per quella tipologia di reati e muovendosi con lo stesso vigore per contrastarlo».

Affinché, davvero, una situazione simile non abbia più la possibilità di ripetersi.

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[Cover Image: foto di Gediminas Lebednykas – Facebook]

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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