Non lasciare nessuno indietro: diritti umani e rifugiati. È questa l’azione che ispira la Giornata Mondiale dell’Acqua 2019
La campagna si concentra sugli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, cioè consentire a tutte le persone di tutti i Paesi di avere dei benefici dallo sviluppo socio-economico mondiale e di raggiungere la realizzazione piena dei diritti umani.
Possiamo scegliere di non vedere, ma la realtà è davanti ai nostri occhi: tanti gruppi umani vengono lasciati indietro, a tal punto che milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua.
Abbiamo l’obbligo morale di rappresentare queste persone nei processi politici e negli altri processi decisionali: la nostra consapevolezza e l’emancipazione delle comunità sono fondamentali per consentire loro l’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie.
Giornata Mondiale dell’Acqua 2019: cambiare si può
Il concetto fondamentale è che le persone lasciate indietro hanno diritti che possono influenzare realmente le decisioni politiche ed economiche. Noi abbiamo l’obbligo di permettere che questo accada. Come? Prima di tutto cambiando atteggiamento: basta ai pregiudizi e alle discriminazioni. Negli anni sono state attivate tante campagne e, grazie ai contributi dei cittadini, delle associazioni e delle istituzioni quasi il 90% della popolazione, nel mondo, riesce a bere da una fonte d’acqua sicura.
Resta pur sempre quell’11% di persone, circa 768 milioni, che non hanno accesso a una fonte sicura di acqua, neanche per sopravvivere.
(Ph: Johnny Brown, Unsplash)
Dove le persone non hanno accesso all’acqua
L’Africa a sud del deserto del Sahara (Africa subsahariana) è la parte del mondo dove le persone affrontano la più grave mancanza d’acqua potabile. Questa area del globo è sempre stata segnata dalle siccità, che negli ultimi decenni si sono acuite a causa dei cambiamenti climatici.
In Niger, Ciad, Etiopia, Eritrea, Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Angola, Mozambico meno della metà della popolazione ha accesso a una fonte d’acqua potabile pulita.
Anche in Oceania, in Papua Nuova Guinea, o in Asia, nel Myanmar, in Cambogia, in Afghanistan, in Tagikistan e nello Yemen una popolazione tra il 25% e il 50% non ha accesso a una fonte d’acqua potabile sicura.
Dietro queste percentuali ci sono persone, persone come i nostri cari.
Le conseguenze di non avere acqua
Le conseguenze di non avere acqua potabile sono evidenti: il suolo è arido e improduttivo, l’agricoltura quindi è impraticabile.
La salute delle persone è a rischio, perché possono contrarre malattie e infezioni.
Nei casi in cui l’acqua potabile è presente, spesso si trova molto lontana dai villaggi.
Per portare un bidone di acqua potabile in casa bisogna camminare ore, se non giorni: compito affidato a donne e bambine.
Se non ora, quando?
Il primo passo da fare è dare voce ai milioni di persone senza accesso all’acqua nei processi politici e decisionali.
Cambiamo atteggiamento: prendiamo esempio da Greta Thunberg e dalle migliaia di giovani che lo scorso 15 marzo hanno marciato per salvare il pianeta.
L’unico modo per salvare il mondo e chi ci vive è ritrovare la solidarietà fra esseri umani.
[Cover Image: Aaron Burden per Unsplash]