Oggi 22 marzo si celebra il World Water Day, ovvero la Giornata mondiale dell’acqua. La ricorrenza è stata istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, nell’ambito del programma d’azione denominato Agenda 21, nato dalla Conferenza ONU su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992. Il programma consiste in una pianificazione delle azioni da intraprendere a livello internazionale, nazionale e locale dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, dai governi e dalle amministrazioni in tutte le aree in cui la presenza degli esseri umani ha impatti sull’ambiente. La cifra 21 che segue alla parola Agenda si riferisce al XXI secolo: essa è quindi un piano d’azione per lo sviluppo sostenibile, da realizzare su scala globale, nazionale e locale durante il Terzo Millennio.
L’edizione 2017 è dedicata al delicato tema delle acque reflue in quanto, secondo le prescrizioni dell’obiettivo 6 contenute nell’Agenda 21: “Avere acqua accessibile e pulita è un aspetto essenziale del mondo in cui vogliamo vivere. Il nostro pianeta possiede sufficiente acqua potabile per raggiungere questo obiettivo. Ma a causa di infrastrutture scadenti o cattiva gestione economica, ogni anno milioni di persone, di cui la gran parte bambini, muoiono per malattie dovute ad approvvigionamento d’acqua, servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.
La carenza e la scarsa qualità dell’acqua, assieme a sistemi sanitari inadeguati, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sulle scelta dei mezzi di sostentamento e sulle opportunità di istruzione per le famiglie povere di tutto il mondo. La siccità colpisce alcuni dei paesi più poveri del mondo, aggravando fame e malnutrizione.
Entro il 2050 è probabile che almeno una persona su quattro sia colpita da carenza duratura o ricorrente di acqua potabile.”
I dati e le cifre forniti dall’ONU
Secondo i dati forniti dall’ONU, dal 1990 a oggi quasi 3 miliardi di persone in più hanno avuto accesso a migliori risorse di acqua potabile (tra il 1990 e il 2015 si è passati dal 76 al 91%), ma ancora 663 milioni di persone ne sono sprovviste.
Tra questi 3 miliardi, però, almeno 1,8 miliardi di persone utilizzano fonti di acqua potabile contaminate da escrementi.
Inoltre, quasi 2 miliardi di persone vivono nei bacini fluviali dove l’utilizzo di acqua supera la sua rigenerazione.
Quasi 2 miliardi e mezzo di persone non hanno la possibilità di utilizzare servizi igienici di base come WC o latrine. Per questo, ogni giorno, circa 1000 bambini muoiono a causa di malattie diarroiche legate all’acqua e all’igiene.
Più dell’80% delle acque di scarico (reflue) prodotte da attività umane è scaricato in fiumi o mari senza sistemi di depurazione.
L’energia idrica è la più importante e più utilizzata fonte di energia rinnovabile; nel 2011, essa ha rappresentato il 16% della produzione elettrica totale globale. Circa il 70% dell’acqua estratta da fiumi, laghi e acquedotti è usata per l’irrigazione dei campi.
Inondazioni e altre calamità legate all’acqua sono responsabili del 70% dei decessi dovuti a disastri naturali.
I traguardi prefissati per il 2030
Tra i traguardi che si vorrebbero raggiungere attraverso la riduzione, la depurazione e il riutilizzo delle acque reflue c’è quello di ottenere, entro il 2030, l’accesso globale ed equo all’acqua potabile, che deve diventare economica e sicura per tutti.
Inoltre, si vuole ottenere l’accesso a impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti, prestando particolare attenzione ai bisogni di donne e bambini e a chi si trova in situazioni di vulnerabilità.
Infine, si vuole migliorare la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale.
Per attuare questo programma è necessario:
- garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile, per affrontare la carenza idrica e ridurre il numero di persone che ne subisce le conseguenze.
- Proteggere e risanare, entro il 2030, gli ecosistemi legati all’acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi.
- Espandere la cooperazione internazionale e il supporto, per creare attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo.
- Supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali, nel miglioramento della gestione dell’acqua e degli impianti igienici.
Che si tratti di acqua, di cibo, o di altri temi centrali per la vita e la sopravvivenza, l’azione fondamentale sembra essere la cooperazione: gli uomini hanno la possibilità di distruggere se stessi attraverso comportamenti inaccettabili nei confronti della Terra che li ospita, ma hanno anche la possibilità di salvarsi, insieme, collaborando, sostenendosi, aiutandosi gli uni gli altri, per restituire alle generazioni future il Pianeta, sano e salvo.