Le quattro volte è un film drammatico del 2009 diretto dal regista Michelangelo Frammartino
Il fatto
Le quattro volte è ambientato sui monti della Calabria, un paesaggio ancora incontaminato. In essi vengono a intrecciarsi quattro storie che raccontano il rapporto dell’uomo con la natura e il territorio. Esse seguono l’adagio pitagorico nel quale gli uomini sono minerali, vegetali, animali e umani: dai carbonai di Serra San Bruno a un vecchio pastore, alle capre, a un pino divenuto albero della cuccagna e poi ancora carbone…
![Le quattro volte poster Le quattro volte poster](https://img834.imageshack.us/img834/8081/lequattrovoltequadvs5l.jpg)
Il commento
Il cinema italiano non è soltanto quello dei prodotti para-televisivi, che fa rimpiangere un altro cinema italiano, quello che fu, quello di genere e degli autori con la A maiuscola. Esiste anche, se si può dire così, un “terzo cinema”, ovvero quel cinema italiano, estremamente eterogeneo, che cerca di farsi strada fra piccole e minuscole produzioni, lavorando immensamente per non essere solo “bello e invisibile”. In questo terzo cinema si può inserire Michelangelo Frammartino, per anni attivo nel cinema underground e nella video arte (collaborando con Studio Azzurro); e fra questi piccoli e validissimi film possiamo inserire il suo Le quattro volte (2010), realizzato in cinque anni e finanziato, fra gli altri, dal Torino FilmLab.
Il film – girato in Calabria fra Alessandria del Carretto, Caulonia e Serra San Bruno – racconta quattro storie: un vecchio pastore malato si affida a una antica cura popolare (polvere benedetta raccolta in chiesa sciolta nell’acqua); un capretto nasce e fa i primi passi nella vita; un pino attraversa tutte le stagioni fino a divenire un albero della cuccagna; un pezzo di carbone, come molti altri, fra le mani dei carbonai. La quarta storia fa da cornice e collante a tutte le altre.
The Repairman, intervista a Paolo Giangrasso co-produttore del film
Frammartino espone ed esprime il volto antico della sua terra di origine (nonostante sia milanese, i suoi genitori sono calabresi) preservando la memoria di un mondo che rischia di perdersi per sempre: un universo che è fatto di pastorizia, di un attaccamento febbrile alla religione, alle sagre di paese legate a riti ancestrali. Una ritualità a rischio di estinzione, anche se bene arroccata in piccoli paesini fra le montagne, dove il massimo della tecnologia sembrano essere (ma è solo un’impressione) furgoni e automobili.
Non è solo questo che racconta il film. In una maniera del tutto atipica, parla del rapporto dell’uomo con il territorio, e quindi con la Natura stessa. Le quattro storie sono presentate senza alcun intento moralistico. Tutti si trovano in un ciclo che gira attorno a se stesso e, quando si arriva alla fine, non è che di nuovo il principio. La Natura è incontaminata, è rispettata, amata, non assoggettata dall’uomo a suo uso e consumo. L’uomo è quello che raccoglie le lumache per metterle in pentola, ma non è onnipotente e non può impedire loro di uscire fuori; l’uomo è quello che dirige le capre, ma è il cane che le guida e, a un certo punto, le fa evadere per muoversi con disinvoltura nei vicoli del paese. Gruppi di capre e greggi di persone.
![Le quattro volte capra Le quattro volte capra](https://wondersinthedark.files.wordpress.com/2012/01/volte-2.png)
Il regista narra un rapporto complesso mediante un cinema che non vuole essere cinema, ma qualcosa di più, raggiungendo la pura forma, eliminando quasi del tutto il montaggio, e annullando la colonna sonora, dando unicamente la voce alle immagini e ai paesaggi. Gli unici suoni che si sentono sono il fruscio delle foglie al vento, il crepitare del fuoco, i belati, gli scampanellii e i colpi di tosse. Le quattro volte è un piccolo ma potente film, nel quale la vera protagonista è proprio lei, la Natura e gli altri sono tutti “personaggi secondari”.
Il regista
Michelangelo Frammartino nasce a Milano, da genitori calabresi, nel 1968. Nel 1991 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, nella quale matura il gusto della relazione fra gli spazi e l’immagine, sia fotografica, che cinematografica. Approfondisce questa sua propensione alla Scuola Civica del Cinema di Milano nel 1994 nella quale si diploma nel 1997 con il cortometraggio L’occhio e lo spirito. Si occupa di video-installazioni, cortometraggi e insegnamento del cinema ai giovanissimi. I suoi due lungometraggi sono ambientati in Calabria, terra d’origine e d’adozione, nella quale la natura e le tradizioni locali sono raccontate per immagini, come testimonianza di un mondo che sta scomparendo: Il dono (2003) e Le quattro volte (2010). Una delle sue ultime video-installazioni, Alberi (2013) è stata presentata al MoMA (Museum of Modern Art) di New York.
Scheda film di Le quattro volte
- Regia, soggetto, sceneggiatura: Michelangelo Frammartino;
- Fotografia: Andrea Locatelli;
- Montaggio: Benni Atria, Maurizio Grillo;
- Origine: Italia, Germania, Svizzera, 2010
- Interpreti: Giuseppe Fuda (vecchio pastore), Nazareno Timpano, Bruno Timpano, Artemio Vellone (carbonai di Serra San Bruno); Domenico, Santo e Beppe Cavallo (altri pastori), Iolanda Manno (perpetua), il cane Vuk, le capre di Caulonia, il carbone delle Serre calabresi.
- Temi: CINEMA, NATURA, ANIMALI, ALLEVAMENTO, RAPPORTO UOMO E AMBIENTE
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