Manifesto ControEcomafie

Il Manifesto ControEcomafie di Legambiente e Libera

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Il Manifesto ControEcomafie di Legambiente e Libera ultima modifica: 2025-06-02T00:01:23+02:00 da Marco Grilli
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Il Manifesto ControEcomafie di Legambiente e Libera presenta cinque proposte per la giustizia ambientale e sociale al Governo ed al Parlamento

Con il Manifesto ControEcomafie, pubblicato in occasione del decennale dell’approvazione della legge 68 del 2015 che introdusse i delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale, Legambiente e Libera hanno presentano cinque proposte ed altrettanti impegni al Governo ed al Parlamento, con l’obiettivo di contrastare più efficacemente le ecomafie in tutti i settori dove fanno affari d’oro, mettendo a rischio l’ambiente, l’economia sana e la salute dei cittadini.

I commenti

La lotta alle mafie, all’ecomafie, la tutela dell’ambiente sono le nuove sfide, c’è una lettura nuova, necessaria, che deve essere fatta oggi più che mai in questo momento. La lotta alle mafie sarebbe già stata debellata se non ci fossero coinvolgimenti tra mafia e politica che si sono succeduti negli anni in forme e modi diversi. Oggi c’è una patologia nazionale che si chiama corruzione ma guarda caso alcuni meccanismi di contrasto alle mafie e corruzione sono stati messi in discussione e in alcuni casi modificati. Ma anche noi dobbiamo impegnarci, fare la nostra parte, darci una mossa e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più”, è il commento di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

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“Grazie al nostro lavoro trentennale di pressione e mobilitazione siamo riusciti a far approvare dal Parlamento vere e proprie riforme di civiltà, come l’inserimento dei delitti ambientali e dei reati contro il patrimonio culturale all’interno del Codice penale. Ora è arrivato il momento di completare la rivoluzione normativa contro le ecomafie e la criminalità ambientale. Non ci sono più alibi per ritardare ulteriormente queste riforme, anche alla luce del recente inserimento nella Costituzione italiana della tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi, insieme al principio fondamentale per cui non si può esercitare l’iniziativa economica privata, in danno della salute e dell’ambiente”, ha ribattuto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.

La legge 68/2015 e gli ecoreati

Il Manifesto ControEcomafie per la giustizia ambientale e sociale sottolinea che i crescenti fenomeni di criminalità ambientale – con le mafie che rivestono sempre di più il ruolo di protagoniste –  minacciano molti diritti sanciti dalla Costituzione italiana.

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“Al saccheggio delle risorse naturali si sommano condizioni di vita inaccettabili per chi vive nei territori più inquinati, mentre grazie ai traffici e agli smaltimenti illeciti di rifiuti, all’abusivismo edilizio, all’uso di pesticidi illegali, al bracconaggio, ai furti di opere d’arte e reperti archeologici le ecomafie accumulano profitti illeciti. Un sistema di sfruttamento selvaggio e sistematico dei beni comuni che si alimenta grazie alla connivenza di imprenditori senza scrupoli e alla corruzione, pubblica e privata”, si legge nel manifesto.

Nei dieci anni successivi all’applicazione della legge 68/2015 – che non solo ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale ma ha anche riformato significativamente il sistema sanzionatorio degli illeciti amministrativi e penali previsti nel Testo unico ambientale (D.Lgs 152/2006) – sono stati accertati ben 6.979 reati, uno ogni tre controlli effettuati. Tutto ciò si è tradotto in oltre 12mila persone denunciate, centinaia di arresti e circa duemila sequestri effettuati, per un valore di oltre un miliardo di euro.

Il 40,5% degli illeciti accertati riguarda quattro regioni italiane a tradizionale presenza mafiosa, ovvero Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. La Campania è prima per controlli, reati totali (1.440), traffico illecito di rifiuti (351) e reati previsti dalla parte Sesta-bis del Testo unico ambientale (869). La Puglia detiene invece il primato per il reato di inquinamento ambientale (260), mentre la Calabria primeggia per quello di disastro ambientale (59), la Sicilia per il valore dei beni sequestrati (432,1 milioni di euro) – seguita da Calabria e Campania – e la Sardegna guida la classifica per le violazioni alla legge 231/2001 (179), ovvero la norma che disciplina la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato.

Il primo Rapporto Ecomafia stilato da Legambiente è datato 1994. Da allora, fortunatamente, la consapevolezza sulla gravità di questi reati è cresciuta nel nostro Paese, ma resta ancora molto da fare. “Sono ancora troppi i ritardi accumulati, come dimostrano le mancate bonifiche nei Siti d’interesse nazionale o la sentenza di condanna da parte della Corte europea dei diritti umani per la mancata tutela del diritto alla vita di chi vive nella ‘Terra dei fuochi’, tra le province di Napoli e Caserta”, la denuncia del manifesto.

Alla luce dei numerosi rapporti emessi da varie organizzazioni internazionali, è ormai del tutto evidente che i crimini ambientali abbiano acquisito una dimensione transnazionale e richiedano dunque risposte coordinate, in Italia, in Europa ed a livello globale, per essere combattuti in modo efficace. Gli ecocrimini rappresentano oggi una delle principali fonti di guadagno per le organizzazioni criminali diffuse in tutto il mondo, acuendo le già gravi conseguenze ambientali e sociali dei cambiamenti climatici in molte aree del nostro pianeta.

Le proposte

“In questo scenario di forte preoccupazione, per il crescente impatto ambientale, sociale ed economico della criminalità ambientale, è decisivo rafforzare il sistema normativo e il ruolo delle istituzioni nelle attività di prevenzione e repressione, in Italia, a livello europeo e internazionale”, scrivono Legambiente e Libera.

Al punto uno delle cinque proposte presentate dalle due associazioni c’è la necessità di recepire in tutti i Paesi dell’Unione europea (Ue) la direttiva del 2024 per la tutela penale dell’ambiente, integrando il  Codice penale italiano con i nuovi delitti e definendo una strategia nazionale di lotta all’ecocriminalità. Il Manifesto ControEcomafie chiede poi di promuovere una convenzione internazionale per il contrasto ai crimini ambientali transnazionali, nell’ambito della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata.

La terza proposta prevede di inserire i delitti contro il patrimonio agroalimentare e quelli contro gli animali nel nostro Codice penale, nonché di trasformare in delitti alcuni dei reati contravvenzionali previste nella gestione dei rifiuti. Il quarto punto tocca invece il delicato tema dell’abusivismo edilizio e chiede di rafforzare la lotta contro questo fenomeno, emanando norme più efficaci e dotando comuni, prefetture e autorità giudiziarie di maggiori risorse. Investimenti in risorse, personale specializzato e tecnologie si rendono inoltre necessari per il contrasto alle archeomafie, che minacciano lo straordinario patrimonio culturale del Bel Paese.

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Infine, le proposte si chiudono con la richiesta di accelerare la bonifica dei siti di interesse nazionale (Sin) gravemente inquinati, parallelamente al lancio di progetti di riconversione ecologica. Andrebbe dunque ristabilito il principio del “chi inquina paga” insieme a quello della responsabilità generale di impresa, integrando risorse pubbliche e private per realizzare piani di investimento per lo sviluppo sociale ed economico dei contesti inquinati.

Gli impegni

“La lotta all’ecomafia e all’illegalità ambientale richiede, insieme a norme più incisive e maggiori risorse, un ruolo sempre più attivo e consapevole da parte di tutte le persone e le associazioni che si battono per la legalità e la tutela dell’ambiente”, precisa il manifesto.

I cinque impegni concreti e condivisi partono dunque con la necessità di “sostenere le comunità locali nelle vertenze contro l’aggressione ecocriminale ai territori in cui vivono, anche attraverso azioni di carattere giudiziario, incentivando attività formative sulle connessioni con i reati, spesso trascurati, contro gli animali”. 

Molte lotte sono già attive sul nostro territorio, il secondo impegno ribadisce la necessità di sviluppare campagne nazionali – sull’onda ad esempio di quelle note come “Ecogiustizia subito” e “Fame di verità e giustizia”- al fine di sollecitare risposte istituzionali sulla giustizia ambientale e sociale, realizzare attività preventive e di screening nei territori dei Siti d’interesse nazionale ed infine riconoscere le vittime di ecomafia come vittime dei traffici e degli affari ecomafiosi.

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Legambiente e Libera ribattono inoltre sull’importanza dell’organizzazione di attività di monitoraggio civico per garantire la trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche in campo ambientale. La mobilitazione degli ambientalisti in occasione delle prossime Olimpiadi invernali di Cortina rappresenta l’esempio più lampante e da seguire. Le giovani generazioni sono invece le  destinatarie del quarto impegno, che rilancia la promozione di iniziative rivolte alle scuole ed alle università per diffondere la conoscenza dell’ecomafia, comprese le cause e le risposte necessarie per arginare questo triste fenomeno, con una particolare attenzione da dedicare alle aree più fragili ed arretrate.

“Monitorare il rispetto, a livello europeo e internazionale, di tutti gli impegni adottati contro l’ecocriminalità transnazionale” è il quinto ed ultimo impegno fissato in questo importante manifesto, che ci invita a non abbassare la guardia ed a compiere tutti gli sforzi necessari per porre fine a questa piaga, chiamata ecomafia, che sta avvelenando l’ambiente, l’economia e la salute dei cittadini in Italia e nel resto del  mondo.

[Credits foto: bakhrom_media su Pixabay]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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