Rapporto Ecomafia 2024: il dossier di Legambiente traccia il quadro dei reati ambientali in Italia. Se ne commettono 97,2 al giorno
Nonostante l’inasprimento delle pene sugli ecoreati, l’Italia si dimostra ancora un Paese in cui i crimini contro l’ambiente sono diffusi a macchia d’olio. A stabilirlo è il nuovo Rapporto Ecomafia 2024, dossier di Legambiente che annualmente analizza gli atti illeciti compiuti nel nostro Paese.
Rapporto Ecomafia 2024: i dati
Nel 2023, il numero dei reati ambientali è incrementato, salendo a 35.487 (+15,6% rispetto al 2022), con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora.
Gli illeciti si sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno, in particolare in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, Regioni in cui si è registrato il 43,5% dei reati (+3,8% rispetto al 2022). L’intero mercato illegale nella Penisola è valso ben 8,8 miliardi.
Ciclo illegale del cemento al vertice
Tra gli illeciti, nel corso del 2023, ha proseguito l’ascesa del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che continua a confermarsi in testa alla classifica dei reati ambientali.
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Ma si è registrata soprattutto un’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, che hanno raggiunto quota 9.309 (+ 66,1%), salendo al secondo posto. Il terzo posto, con 6.581 reati, è occupato dalla filiera degli illeciti contro gli animali (dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti). A seguire, nella classifica troviamo gli incendi dolosi, colposi e generici con 3.691 illeciti.
Nel 2023, sono cresciuti anche i numeri relativi all’aggressione al patrimonio culturale (642 i furti alle opere d’arte, +58,9% rispetto al 2022) e quelli riguardanti gli illeciti nelle filiere agroalimentari (45.067 illeciti amministrativi, + 9,1% rispetto al 2022), a cominciare dal caporalato. Sono stati inoltre censiti 378 clan mafiosi.
Le Regioni simbolo della criminalità ambientale: Campania al primo posto
A livello regionale, la Campania si è confermata anche nel 2023 al primo posto della classifica con più illeciti ambientali, 4.952, pari al 14% del totale nazionale, seguita dalla Sicilia (salita di una posizione rispetto al 2022, con 3.922 reati, +35%), dalla Puglia (scesa al terzo posto, con 3.643 illeciti penali, +19,2%) e dalla Calabria (2.912 reati, +31,4%).
La Toscana è salita dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio, mentre la Sardegna è passata dal quindicesimo al settimo posto. Tra le Regioni del Nord, a occupare la prima piazza del podio è risultata per l’ennesima volta la Lombardia.
A livello provinciale, Napoli è tornata al primo posto, con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e da Bari. Roma è scesa al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza.
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La prima Provincia del Nord è risultata Venezia, con 662 reati, che si è collocata al nono posto, entrando nella classifica delle prime venti Province per illegalità ambientale.
Il quadro della Legge sugli ecoreati
È proseguita l’applicazione della Legge 68/2015 sugli ecoreati che nel 2023 ha superato quota 600 contestazioni, pur registrando un lieve calo rispetto all’anno precedente (637 volte). Una riduzione correlata a un minor numero di controlli, passati da 1.559 a 1.405.
Il delitto di inquinamento ambientale è rimasto anche nel 2023 il più contestato (111 volte), portando a 210 denunce e 21 arresti. Dal dossier di Legambiente emerge inoltre che attualmente i Comuni commissariati sono 19.
Un contesto allarmante, in definitiva, che ci auguriamo migliori nel tempo. Con quali strumenti? L’educazione civico-ambientale è basilare, ma considerata la gravità degli ecoreati, il polso duro resta imprescindibile.