Ecogiustizia subito per i siti inquinati dall’amianto

in Inquinamento
Ecogiustizia subito per i siti inquinati dall’amianto ultima modifica: 2024-12-30T00:15:37+01:00 da Marco Grilli
da

Ecogiustizia subito in nome del popolo inquinato è la campagna promossa da sei associazioni che chiede il completamento delle bonifiche

Per Casale Monferrato vogliamo ecogiustizia in nome del popolo inquinato insieme al completamento delle bonifiche che ancora mancano all’appello e che riguardano i 48 comuni ricadenti nel SIN [NdA, Sito di interesse nazionale]. Non si può continuare a morire per colpa dell’amianto”.

Con tale richiesta si è aperta la campagna promossa da sei associazioni (ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera), “per riportare in primo piano, in Italia, il tema delle bonifiche dei siti inquinati di carattere nazionale e regionale, feriti per anni dai veleni, dove ambiente e salute non sono diritti garantiti”.

Sei tappe in sei luoghi simbolo delle mancate bonifiche d’Italia (Casale Monferrato -Al-, Taranto, Marghera -Ve-, Augusta, Priolo e Melilli -Sr-,Brescia e Napoli), che dal 27 novembre 2024 al 3 aprile 2025 vedranno la mobilitazione di associazioni, reti sociali, comitati locali e istituzioni, per chiedere la piena applicazione del principio di chi inquina paga e la stipula di patti di comunità per la riqualificazione ambientale, sociale ed economica.

L’amianto

Il termine amianto (o asbesto) identifica un gruppo di minerali fibrosi dalla forma sottile e longitudinale. In Italia ha trovato un ampio utilizzo nell’edilizia per le sue capacità fonoassorbenti e termoisolanti, ma anche nel settore industriale e perfino in quello tessile ed alimentare. Il problema è che l’esposizione a fibre di amianto provoca gravissimi danni alla salute, essendo all’origine del mesotelioma – un tumore aggressivo ad alta letalità che colpisce le cellule del mesotelio, ovvero il tessuto sottile che ricopre gran parte degli organi interni – dell’asbestosi (una malattia polmonare) e dei tumori a carico del polmone, della laringe o dell’ovaio.

L’amianto in Italia resta un’emergenza nazionale

Uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha rilevato che dal 2010 al 2016 sono morte in media 4.400 persone all’anno a causa dell’esposizione all’amianto nel nostro Paese. L’asbesto è stato definitivamente messo al bando in Italia il 27 marzo 1992, quando è entrata in vigore la legge 257/92 che stabilisce il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione. Nel suo recente studio “Asbestos”, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ribadito che tutte le forme di amianto sono cancerogene per l’uomo, stimando oltre 200mila decessi all’anno a livello globale attribuibili all’esposizione professionale all’asbesto. Dal canto suo l’Unione europea, con la nuova direttiva Ue 2023/2668, ha introdotto misure per rafforzare la protezione dei lavoratori contro i rischi dell’amianto.

Direttiva europea sull’amianto, ecco le novità

Casale Monferrato

In occasione della prima tappa della campagna è stato organizzato un flash-mob con la lettura di una sentenza simbolica davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Torino, dove è in corso il giudizio di appello nel processoEternit bis”.

Processo Eternit bis, la condanna a 12 anni di Stephan Schmidheiny

“La strada verso una definitiva scomparsa dell’amianto a Casale Monferrato e nei comuni limitrofi è ancora lunga vista l’elevata diffusione della fibra sul territorio. Per questo è fondamentale che si completi al più presto il percorso di bonifica degli edifici pubblici e privati dei 48 comuni, 45 dei quali in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e uno in provincia di Asti, ricadenti nel SIN (Sito interesse nazionale). Quanto fatto fino ad oggi ha portato a risultati molto importanti per il risanamento e il rilancio della città di Casale Monferrato, ma bisogna prevedere ancora molti altri interventi per voltare veramente pagina”, hanno dichiarato in una nota le sei associazioni.

Fortunatamente qualcosa di importante è già stato fatto – dalle bonifiche degli edifici pubblici e dell’ex stabilimento Eternit alla realizzazione di quella che ad oggi à l’unica discarica pubblica per l’amianto in Italia – il tutto in primis grazie all’opera instancabile dell’Associazione familiari e vittime amianto (AFEVA), che è riuscita a coinvolgere nella vertenza tutta la cittadinanza e le istituzioni. 

Al momento, secondo le associazioni, la parte più complessa delle operazioni riguarda la messa in sicurezza e successiva bonifica di tutto l’amianto che è stato utilizzato nel corso del tempo per le costruzioni e lo sviluppo della città di Casale Monferrato e dei paesi nei suoi dintorni. Tali interventi di bonifica, trasporto e smaltimento riguardano sia edifici pubblici che privati, poiché l’amianto ha trovato un largo impiego sia come materiale di copertura di campi, cortili e capannoni, sia come materiale isolante in primis nei sottotetti delle abitazioni, nella sua forma più friabile e pericolosa.

Stando agli ultimi dati disponibili, risalenti al luglio 2022, le domande di bonifica già evase e liquidate sono state 3.021, 484 risultano in corso di finanziamento, 1.078 giacenti ed in fase di verifica. Nel complesso sono stati bonificati 1.200.000 mq di tetti e coperture. I lavori di ampliamento della discarica hanno avuto termine, mentre è in corso la bonifica del terzo lotto sul Canale Lanza adiacente all’ex area Eternit. 

Da Fedez a Snoopy, così l’arte racconta il caso Eternit

La prima tappa della campagna nel Comune dell’alessandrino è stata l’occasione per presentare il Patto di comunità per il SIN di Casale Monferrato, con le proposte delle associazioni per sollecitare gli interventi mancanti, monitorare la loro attuazione e promuovere la partecipazione attiva della cittadinanza ai progetti di transizione ecologica del territorio. All’assemblea è intervenuto pure uno dei massimi esperti sugli impatti sanitari dell’amianto, Pietro Comba, che ha illustrato una proposta di gemellaggio tra Casale Monferrato e Sibatè, una città  colombiana di 38.000 abitanti, considerata quale area ad alta incidenza di inquinamento da amianto e di mesotelioma pleurico, come è emerso dagli esiti di uno studio internazionale. 

Quella dell’amianto a Casale Monferrato è una storia lunga e dolorosa, che trae origine dall’insediamento produttivo della ditta Eternit – esteso su di un’area di circa 94.000 mq di cui circa 50.000 coperti con lastre di fibrocemento – rimasto in attività dal marzo 1907 al giugno 1986. In questo arco temporale vi furono 5mila assunzioni, con anche la presenza simultanea di ben 3.500 lavoratori.

“Verso la fine degli anni ’70 incomincia a prendere credito la convinzione che l’attività lavorativa alla Ditta Eternit sia accompagnata da una drammatica sequenza di patologie professionali, e parallelamente cominciano le prime indagini mirate alla conferma epidemiologica di tale convinzione. Nel giugno del 1986 dopo lunghi anni di crisi la produzione si interrompe con l’allontanamento degli ultimi 350 lavoratori ancora occupati. La città di Casale perde definitivamente il ruolo di capitale del cemento-amianto per assumere quello di città a rischio dove la gestione delle aree che si presumono inquinate pone e porrà gravissimi problemi”, si legge nel sito del Comune.

Polvere, quando il lavoro uccide

I danni causati dall’amianto hanno riguardato non solo i lavoratori dell’Eternit ma anche l’ambiente e gli abitanti di Casale Monferrato non esposti professionalmente. Oltre 1.200 sono i casi di mesotelioma pleurico rilevati sino al 2008, un numero sconcertante se pensiamo che la città di Casale Monferrato conta 37mila abitanti e che la maggior parte degli altri 47 Comuni del territorio non raggiunge i tremila. L’asbesto non si trova in natura nella conformazione geologica dell’area casalese, chiara dunque l’immissione da fonti esterne, nel caso specifico la ditta Eternit, che ha comportato la sua diffusione in svariate forme su tutto il territorio, tramite molteplici fonti di inquinamento.

Nonostante alcuni buoni risultati raggiunti, le bonifiche devono essere completate al più presto perché l’amianto continua a mietere vittime.

Giornata mondiale delle vittime dell’amianto: il 28 aprile si ricordano vittime e rischi attuali del nemico invisibile

“Le analisi del rapporto ‘Sentieri’, realizzato dall’Istituto superiore di Sanità, hanno evidenziato un picco di casi di mesotelioma in prossimità dell’ex azienda produttrice di manufatti di cemento-amianto e in aree secondarie dove veniva utilizzato materiale asbestiforme. A ciò si aggiungono anche gli ultimi dati Eurostat, secondo cui nel 2021 l’Italia ha riportato il maggior numero di decessi per mesotelioma prevenibile  (518), seguita da Germania (400) e Francia (329)”, comunicano le associazioni.

Le richieste

Ancora oggi in Italia a 6 milioni di persone viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori”: è questa la denuncia delle associazioni sostenitrici della campagna, che hanno evidenziato come nel nostro Paese siano in attesa da decenni le bonifiche di ben 42 SINper una superficie di circa 170mila ettari a terra e 78.000 ettari a maree 36.814 Siti di interesse regionale (SIR), per un totale di 43.398 ettari perimetrati.

Si tratta in molti casi di aree produttive dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione che produce solo degrado ambientale e sociale. La campagna mira a portare alla luce queste ferite ambientali che causano ancora danni alla salute dei cittadini, richiedendo impegni concreti e tempi certi per le bonifiche mai realizzate, l’applicazione del principio “chi inquina paga” ed un piano di rigenerazione produttiva, nell’ottica della transizione ecologica e con il coinvolgimento delle comunità locali, per creare nuovi posti di lavoro dell’economia verde

Stop dunque ad ulteriori rinvii di bonifiche che rappresentano un’emergenza nazionale ancora troppo sottovalutata. “Serve una presa di coscienza collettiva ma anche un serio impegno da parte delle istituzioni nazionali, a cominciare dai ministeri dell’Ambiente e delle Imprese, e quelle regionali e locali. Chiediamo a chi ha responsabilità politiche, di governo e amministrative di mettersi una mano sulla coscienza, ascoltando le persone che vivono in aree inquinate da bonificare garantendo loro il diritto alla salute, ad un ambiente sano e allo sviluppo occupazionale nell’ottica della transizione ecologica”, dichiarano le associazioni.

Secondo una stima di Confindustria, un investimento di 10 miliardi di euro nelle bonifiche dei Sin potrebbe creare 200mila nuovi posti di lavoro. Lo Stato, al contempo, potrebbe rientrare di circa 4,7 miliardi di euro attraverso maggiori entrate fiscali e contributi sociali. Il tutto dando impulso ai lavori green, già in netta crescita nel nostro Paese, come dimostrato dall’ultimo rapporto GreenItaly (3,1 milioni di occupati nei green jobs, pari al 13,4% del totale).

Ambiente, c’è carenza di green jobs: mancano 12 milioni di esperti

Bonificare conviene, perché aspettare?

[Credits foto: Legambiente]

Ecogiustizia subito per i siti inquinati dall’amianto ultima modifica: 2024-12-30T00:15:37+01:00 da Marco Grilli
Tags:
Ecogiustizia subito per i siti inquinati dall’amianto ultima modifica: 2024-12-30T00:15:37+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Inquinamento

Go to Top