La COP16 bis di Roma ha concordato una strategia per mobilitare fondi necessari a proteggere la biodiversità. L’accordo -un passo avanti nel lungo cammino di tutela della natura- include nuovi strumenti finanziari e un sistema di monitoraggio globale.
Si è conclusa positivamente in extremis, il 27 febbraio 2025, la COP16 bis -Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, convocata a completamento della Conferenza di Cali del 2024. Quattro mesi dopo il sostanziale fallimento del primo appuntamento, infatti, a Roma i Paesi di tutto il mondo sono riusciti a raggiungere un compromesso significativo sulla conservazione della biodiversità.
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Nell’ultimo giorno del meeting, i delegati dei Paesi sviluppati e in via di sviluppo sono scesi a compromessi reciproci per adottare un piano di lavoro quinquennale. Questo sforzo globale ha avuto come obiettivo quello di stabilire gli strumenti necessari per misurare e verificare i progressi verso i traguardi fissati nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica (CBD).
L’accordo, accolto con un lungo applauso dai circa 150 Paesi presenti, è stato sancito sotto la presidenza di Susana Muhamad, Ministra dell’Ambiente colombiana. Il ministro canadese dell’Ambiente, Steven Guilbeault, ha sottolineato che il risultato ottenuto dimostra come il multilateralismo possa ancora funzionare, anche in tempi di incertezze geopolitiche.
COP16 bis, un compromesso per la mobilizzazione delle risorse
I negoziati si sono protratti fino alle prime ore del mattino, quando le parti coinvolte hanno raggiunto un consenso su temi centrali come il finanziamento, la pianificazione, il monitoraggio e la rendicontazione dei progressi nell’implementazione del GBF (Global Biodiversity Framework), già concordato alla COP15 di Montreal nel 2022. Il compromesso, proposto dal blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), è stato determinante per sbloccare la situazione.
Come ha affermato Susana Muhamad: «Questi giorni di lavoro a Roma hanno dimostrato l’impegno delle Parti a promuovere l’implementazione del Global Biodiversity Framework».
Obiettivo principale del meeting è stato definire una strategia per raccogliere i fondi necessari alla tutela della biodiversità. In questo senso, i governi si sono impegnati a mobilitare almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Fissato, inoltre, un obiettivo intermedio di 20 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, che dovrebbero aumentare progressivamente fino a 30 miliardi di dollari annuali. Un impegno mirato a ridurre il divario finanziario globale che da anni ostacola la protezione della biodiversità.
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Il ruolo cruciale degli strumenti finanziari
Una delle principali innovazioni riguarda la creazione di accordi permanenti per il meccanismo finanziario, che disciplineranno i flussi e i meccanismi di finanziamento.
Parallelamente, si potenzieranno gli strumenti finanziari esistenti e si svilupperanno nuovi approcci per garantire che i fondi necessari siano effettivamente mobilitati. Questo include il ricorso a una vasta gamma di fonti, tra cui risorse pubbliche da governi nazionali, fondi privati, risorse filantropiche, banche di sviluppo multilaterali e finanza mista.
Un elemento cruciale di questo processo sarà il rafforzamento del Global Environment Facility (GEF). Una risorsa che ha già approvato oltre 3 miliardi di dollari nel periodo 2022-2024, facendo leva su oltre 22 miliardi di cofinanziamenti. Di questi, quasi 2 miliardi sono provenienti dal settore privato.
In aggiunta, la COP16 bis ha dato il via alla creazione del Cali Fund, un nuovo fondo per garantire una giusta e equa condivisione dei benefici derivanti dall’uso delle informazioni digitali sulle risorse genetiche. Esso prevede, tra le altre cose, che il 50% delle risorse sia destinato a popolazioni indigene e comunità locali, custodi fondamentali della biodiversità globale.
Monitoraggio per garantire il rispetto degli impegni
Oltre alla mobilitazione delle risorse, la COP16 bis ha posto un forte accento sulla necessità di implementare un sistema di monitoraggio robusto per verificare i progressi globali e nazionali verso gli obiettivi fissati. La conferenza ha infatti concordato i parametri comuni e gli indicatori che tutti i Paesi utilizzeranno per misurare i progressi.
La conferenza ha, inoltre, stabilito che gli impegni di attori non governativi – come giovani, donne, popolazioni indigene, società civile e settore privato – possano essere inclusi nel sistema di monitoraggio. L’intento è consentire di tracciare i progressi in modo più ampio e inclusivo, da parte di tutti i settori della società.
Il futuro, da Roma alla COP17
Nonostante i progressi raggiunti a Roma, il lavoro da svolgere è ancora lungo e complesso.
Efraim Gomez, Global Policy Director del WWF Internazionale, ha dichiarato: «Le Parti hanno fatto un passo nella giusta direzione. Ci congratuliamo per aver raggiunto questi risultati in un contesto politico globale difficile. C’è consenso su come procedere per mettere in atto gli accordi finanziari necessari per fermare la perdita di biodiversità e ripristinare la natura. Tuttavia, questo accordo non è sufficiente. Ora inizia il vero lavoro. È preoccupante che i Paesi sviluppati non siano ancora sulla buona strada per onorare il loro impegno di mobilitare 20 miliardi di dollari entro il 2025 a favore dei Paesi in via di sviluppo. Investire nella Natura è essenziale per il futuro dell’umanità».
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La COP17, prevista per il 2026 in Armenia, rappresenterà dunque una tappa cruciale per fare il punto sugli impegni presi e monitorare i risultati. Il monitoraggio continuo, il rafforzamento degli strumenti finanziari e la cooperazione internazionale saranno determinanti per raggiungere gli obiettivi fissati. La comunità internazionale ha ora un chiaro mandato- e strumenti a disposizione- per colmare il divario finanziario e implementare il GBF in modo trasparente.
La vera sfida, insomma, inizia ora: trasformare gli impegni in azioni concrete e garantire che la biodiversità diventi una priorità globale per i decenni a venire.
[Photo UN Biodiversity Convention (credit IISD Earth Negotiations Bulletin / Mike Muzurakis)]
