Inquinamento nel Mar Mediterraneo

Inquinamento nel Mar Mediterraneo, l’87% delle acque è contaminato

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Inquinamento nel Mar Mediterraneo, l’87% delle acque è contaminato ultima modifica: 2024-08-23T05:35:25+02:00 da Evelyn Baleani
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L’inquinamento nel Mar Mediterraneo ha raggiunto percentuali allarmanti. A delineare il quadro è stato il WWF

Il Mare Nostrum soffre a causa dell’inquinamento. Ben l’87% delle sue acque è contaminato. Lo status è stato rilevato dal WWF, che in occasione della Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, tenutasi l’8 luglio, ha reso pubblica la parte dedicata a “Acque e Inquinanti” del Rapporto “Non c’è salute in un ambiente malato”.

I gravi problemi di inquinamento del Mar Mediterraneo

Dal report del WWF emerge che la contaminazione del Mare Nostrum è legata soprattutto ai metalli tossici, alle sostanze industriali e ai rifiuti di plastica, con la più alta presenza di microplastiche mai riscontrata negli abissi marini.

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Il Mar Mediterraneo – si legge nel documento – è il mare con la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità marine: 1,9 milioni di frammenti per metro quadro”. Una cifra che supera il limite massimo tollerabile di accumulo di microplastiche, oltre il quale non permane più sicurezza di mantenere le condizioni favorevoli alla vita e al benessere umano.

I rischi per la salute umana

L’inquinamento non colpisce solo il mare, ma anche le acque dolci, il suolo e l’aria, mettendo sempre più a rischio la salute umana. Negli ultimi vent’anni, i decessi attribuibili alle moderne forme di contaminazione, come quella atmosferica o come l’esposizione a sostanze chimiche tossiche, sono aumentati del 66%, arrivando a 9 milioni di morti l’anno.

Uno scenario da incubo che rende l’inquinamento il principale fattore di rischio ambientale per malattie e morti premature a livello globale.

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In Italia – precisa il WWF – per molte sostanze chimiche ancora non sono presenti dati di monitoraggio sufficienti per valutare lo stato delle acque sebbene i dati disponibili indichino un diffuso e complessivo cattivo stato dei mari”.

Le strategie da intraprendere per contrastare l’inquinamento

Per ridurre l’inquinamento servono un’azione e un cambiamento collettivi poiché questo è il risultato di molteplici attività che si svolgono nella maggior parte dei settori sociali ed economici, ed è regolamentato da autorità internazionali, nazionali, regionali e locali – ha suggerito Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia e co-autrice del rapporto – Serve maggiore trasparenza sulle sostanze chimiche presenti nei prodotti, sia lavorando sull’etichettatura, sia sulla sensibilizzazione dei consumatori, riducendo l’utilizzo di sostanze dannose per la salute e per l’ambiente”.

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L’impegno deve essere condiviso e intrapreso a livello planetario. Istituzioni, aziende, ricercatori, cittadini: tutti gli attori della società devono fare la loro parte, offrendo contributi che oltrepassino le semplici parole per divenire concreti.

L’obiettivo comune è porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040 e per raggiungerlo i Paesi di tutto il Mondo devono adottare un Trattato globale sulla plastica, in accordo con il mandato stabilito nella risoluzione del marzo 2022 dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA)– ha concluso Alessi – Ognuno di noi deve e può adottare comportamenti più sicuri per la collettività e per il nostro benessere attraverso i prodotti che acquistiamo e il modo in cui li (ri)usiamo, ricicliamo o scartiamo. Spesso, sono le piccole cose a fare una grande differenza”.

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Un pensiero che supportiamo in pieno.

[Foto di Eleonora Anello]

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Digital Specialist e Giornalista pubblicista. Si occupa di contenuti per i media (TV e Web) dal 2000. Dopo aver lavorato per alcuni anni in redazioni di società di produzione televisiva e Web Agency, ha deciso di spiccare il volo con un’attività tutta sua. Le sue più grandi passioni oltre l'ambiente? Il Web, la scrittura e la Spagna.

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