Mare. E subito immagini una distesa d’acqua limpida, il blu che tende al celeste che tende al verde, il bianco della schiuma e delle nuvole, lo sciabordio delle onde a riva e contro gli scogli. Il paradiso.
Mare. E invece vedi una distesa di rifiuti, di bottiglie, di tappi di bottiglie, di sacchetti, di contenitori, di bicchieri, di forchette, di cucchiai. L’inferno.
Secondo le stime ONU, 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nel mare.
Una vera e propria emergenza planetaria.
Possiamo andare avanti così?
Kate Shortman e Isabelle Thorpe sono due campionesse di nuoto sincronizzato di Bristol che si sono adoperate per mostrare come diventerà l’ambiente marino se non poniamo un rimedio subito.
Si sono esibite in una piscina piena di rifiuti di plastica proprio per portare all’attenzione il problema e sensibilizzare l’opinione pubblica.
L’esibizione si è svolta nell’ambito di The Big Bang Fair, la più grande manifestazione inglese su scienza, tecnologia, ingegneria e matematica per i giovani.
Le loro giravolte in mezzo ai rifiuti sono impressionanti e toccanti allo stesso tempo.
Salviamo il mare
Seppur la situazione sia molto grave, in Italia qualcosa si muove.
È del 2 aprile 2019 l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello schema del disegno di legge “Salvamare”, su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa, per promuovere il recupero dei rifiuti in acque marine. Più in generale, il testo ha l’obiettivo di contribuire al risanamento di questo ecosistema e alla promozione dell’economia circolare.
La legge italiana permetterà ai pescatori di prendere e portare a terra tutti i rifiuti che raccolgono accidentalmente mentre pescano.
Finora la legge non lo permetteva: la spazzatura pescata in mare era considerata a tutti gli effetti rifiuto speciale e non rifiuto urbano, per cui i pescatori erano costretti a ributtarla in mare, dove l’avevano trovata, pena l’accusa di traffico di rifiuti.
Con la legge “Salvamare” i pescatori avranno finalmente la possibilità di raccogliere volontariamente i rifiuti e portarli a terra, dove li consegneranno al personale del porto, dotato di un punto di raccolta.
La consapevolezza
Ci auguriamo che il cammino burocratico del ddl “Salvamare”, pur con i suoi punti deboli, sia veloce e che i pescatori possano mettersi subito al lavoro, nella speranza che si diffonda la consapevolezza che sia necessario un cambio di rotta sia delle nostre abitudini che delle politiche.
Ciascuno di noi sa bene che l’inquinamento da plastica non è uno scherzo e pertanto va preso seriamente.
Perciò aiutiamo il mare a essere di nuovo un paradiso.
Agiamo. Adesso.