campagna oceanografica italiana nel Polo Nord geografico

Polo Nord geografico, terminata la prima campagna oceanografica italiana

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Polo Nord geografico, terminata la prima campagna oceanografica italiana ultima modifica: 2023-09-29T07:58:52+02:00 da Marco Grilli
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La prima campagna oceanografica italiana al Polo Nord geografico, appena terminata e realizzata dal Cnr-Isp, sarà fondamentale per capire lo stato di salute di questo prezioso ecosistema

90 gradi Nord, per la prima volta una missione italiana a fini scientifici si è spinta fino a tale latitudine, ossia al Polo Nord geografico.

Siamo nell’Oceano Artico ed a compiere tale impresa sono stati i ricercatori dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), che hanno condotto la prima campagna oceanografica italiana al Polo Nord geografico nell’ambito del progetto ELENO (Habitat templatE, microbiaL signaturEs and icoNic life in a changing Arctic Ocean), vincitore della call internazionale PONANT-ARICE (Arctic Research Icebreaker Consortium) H2020.

L’ARICE ed il progetto ELENO 

Gli effetti del cambiamento climatico ed il sovra-sfruttamento economico della regione artica sono i principali fattori che determinano la necessità di avere informazioni accurate e previsioni plausibili sul meteo e sullo stato di salute dell’Oceano Artico, al fine anche di elaborare scenari futuri realistici.

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Per far fronte a queste problematiche e proporre politiche sostenibili, la comunità scientifica internazionale ha l’assoluta necessità di disporre di navi rompighiaccio di alto valore, che  consentano di esplorare la regione Artica e condurre attività di ricerca.

Attualmente, nonostante i progressi delle conoscenze scientifiche in materia, i dati disponibili sull’Oceano Artico sono ancora insufficienti per comprendere appieno e prevedere in modo accurato i terribili effetti del cambiamento climatico, che minaccia la fauna marina ed i ghiacci.

Le lacune nella conoscenza del sistema Artico si manifestano particolarmente al di fuori della stagione estiva, quando tali aree sono molto più difficili da raggiungere e quindi da studiare. Una flotta di ricerca polare  non ancora perfettamente coordinata e la mancanza di rompighiaccio di ricerca, europee e non, che possano operare tutto l’anno, sono i principali limiti che impediscono un’indagine accurata da parte dell’Europa sui cambiamenti in atto nell’area artica.

Limiti a cui cerca di ovviare l’Arctic Research Icebreaker Consortium (ARICE), finanziato dall’Unione europea, che mira proprio a sviluppare strategie per garantire l’utilizzo ottimale delle navi da ricerca polari esistenti, a livello europeo ed internazionale.

Il progetto ELENO, come già accennato vincitore della call internazionale PONANT-ARISE H2020, permette alla comunità scientifica internazionale di accedere a luoghi estremi grazie alla collaborazione con flotte di imbarcazioni rompighiaccio di diversi Paesi del mondo, equipaggiate con  attrezzature di ricerca e laboratori. Tutto ciò per un obiettivo principale: effettuare campionamenti nell’Oceano Artico per i necessari studi su idrografia, ciclo del carbonio e presenza di inquinanti, quali micro e nano-plastiche.

Il progetto ELENO è gemello del progetto CASSANDRA, finanziato nell’ambito del Programma di ricerche in Artico e inserito nel contesto del programma internazionale Synoptic Arctic Surveys, volto a determinare lo stato dell’Oceano Artico nei primi anni del Decennio delle Scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (2021-2030), proclamato dalle Nazioni Unite.

La spedizione 

La prima campagna oceanografica italiana al Polo Nord geografico rappresenta un notevole successo per l’Istituto di scienze polari del Cnr, fondato nel 2019.

La nave rompighiaccio Le Commandant Charcot, fornita dalla compagnia Ponant, è partita da Longyearbyen il 26 agosto ed è giunta quattro giorni più tardi al Polo Nord geografico (90°N), permettendo ai ricercatori a bordo di svolgere per 24 ore le attività scientifiche previste, tra cui il prelievo di una carota di ghiaccio per studi sulla biogeochimica e la biodiversità del ghiaccio marino.

Meritano una citazione i quattro protagonisti della spedizione, rispettivamente: Carlo Barbante, direttore Cnr-Isp; Maurizio Azzaro, coordinatore del progetto e responsabile della sede Cnr-Isp di Messina; Francesco Filiciotto, ricercatore Cnr-Isp e Alessandro Ciro Rappazzo, tecnico Cnr-Isp.

La missione è stata molto fruttuosa, perché oltre a vari avvistamenti di mammiferi, ogni giorno sono stati effettuati i campionamenti di bioaerosol ed i rilievi idrologici, che hanno previsto misure fisiche, biogeochimiche, ecologiche e sull’inquinamento – in primis da micro e nano-plastiche – del sempre più fragile ecosistema artico. La nave rompighiaccio ha completato il suo tragitto con l’arrivo a Reykjavik (Islanda) lo scorso 11 settembre. I dati scientifici acquisiti, quanto mai preziosi per comprendere lo stato di salute dell’Artico, saranno ora accuratamente analizzati nei laboratori del Cnr-Isp.

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“È stato emozionante raggiungere i 90° N e avere avuto la possibilità di raccogliere campioni unici per ricostruire il puzzle del funzionamento dell’ambiente marino artico. Il sistema Artico è infatti in rapido cambiamento e la conoscenza del ruolo dei microbi, ad esempio, è ancora tutta da approfondire. Il progetto prevede anche lo studio delle microplastiche presenti per capire quanto l’Oceano Artico sia compromesso da questa minaccia globale. Grazie a questo progetto e al suo gemello CASSANDRA (finanziato dal Programma di Ricerche in Artico) condotto nell’ambito del progetto internazionale Synoptic Arctic Survey avremo modo in sostanza di capire come funziona il sistema Artico per sviluppare politiche che ne consentano una gestione efficace”, ha dichiarato Maurizio Azzaro.

I ricercatori a bordo del Le Commandant Charcot hanno purtroppo potuto appurare con i loro occhi il pericoloso arretramento della copertura glaciale marina in Artico, che ha reso percorribili tratti oceanici precedentemente invalicabili. “È veramente impressionante navigare a queste latitudini e trovare così poco ghiaccio marino, un segno evidente del riscaldamento globale. Ciò che accade a questo ecosistema riguarda anche noi, non rimane confinato all’Artico. Per questo motivo essere arrivati a fare ricerca a questa latitudine rappresenta una tappa fondamentale per lo studio dei cambiamenti climatici”, ha affermato Carlo Barbante.

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Al di là di queste notizie purtroppo non confortanti, c’è comunque soddisfazione per gli esiti di questa spedizione di ricerca italiana, la prima realizzata a questa latitudine. In precedenza infatti erano state condotte solo attività oceanografiche da parte di vari enti (negli ultimi anni in particolar modo dall’Istituto idrografico della Marina), che ricorrevano però a navi con una classe di ghiaccio tale da non poter raggiungere i 90° Nord.

Finora le campagne italiane oceanografiche in Artico sono state svolte principalmente tra le Isole Svalbard, Norvegia e Groenlandia. Questa è la prima volta che italiani arrivano fino al Polo Nord geografico per fare ricerca, un risultato ottenuto grazie all’attività dell’Istituto di scienze polari del Cnr che da quando è nato, nel 2019, è impegnato a studiare tutti gli ecosistemi polari a tutte le latitudini”, chiarisce ancora Barbante.

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Ci auguriamo che l’impegno italiano per contribuire alla salvezza dell’Artico continui proficuamente anche nei prossimi anni.

[Credits foto: Cnr-Isp]

Polo Nord geografico, terminata la prima campagna oceanografica italiana ultima modifica: 2023-09-29T07:58:52+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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