Ultimo mondo cannibale – La selvaggia critica all’uomo civile a Venezia80

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Ultimo mondo cannibale – La selvaggia critica all’uomo civile a Venezia80 ultima modifica: 2023-09-04T12:55:54+02:00 da Emanuel Trotto
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Ultimo mondo cannibale di Ruggero Deodato nella sezione Venezia Classici a Venezia80 è la perdita dell’uomo civile nella giungla selvaggia

A dicembre 2022 è venuto a mancare il regista Ruggero Deodato. Con lui se ne è andato un altro importante e preziosissimo tassello del nostro cinema di genere. Nello specifico quello più cinico e viscerale. Deodato con il suo lavoro ha raccontato la parte più brutale dell’essere umano.

Ultimo mondo cannibale di Ruggero Deodato poster
Ultimo mondo cannibale di Ruggero Deodato, il poster

Suo è infatti uno dei film più censurati e controversi: Cannibal Holocaust (1980). In esso, il finto ritrovamento di filmati documentari, muove una pesante critica alla società civilizzata e dei consumi. Essa è ingorda di immagini sensazionali e violente. Questo negli anni precedenti aveva portato alla crescita dei cosiddetti mondo movies ovvero dei finti documentari in cui si raccontavano in maniera eclatante riti e costumi da ogni parte del mondo.

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Da questi si è generato un ulteriore filone, ossia quello dei cannibal movie in cui il sensazionalismo e il razzismo portato avanti dai mondo movies veniva messo alla berlina. Tramite una crudezza che non veniva vista dallo spettatore né con orrore né con una specie di paternalismo. Bensì mostrando in maniera documentaristica che, nei popoli rimasti fermi all’età della pietra, la brutalità della loro vita è anche la brutalità dell’ambiente che li circonda. Questi vengono spesso e volentieri a contatto con uomini e donne occidentali che guardano con orrore certe usanze di cui sono testimoni. Questo contrasto permette a noi spettatori esterni di porci questa domanda: chi sono i veri selvaggi, quelli che consideriamo come tali oppure noi “civili” che cannibalizziamo tutto quello che ci circonda? Deodato con Cannibal Holocaust punta su questa seconda ipotesi.

Ruggero Deodato regista
Un ritratto di Ruggero Deodato

Ma questo è solo il punto di arrivo di un percorso che il genere aveva già iniziato con Ultimo mondo cannibale, sempre di Deodato (1977). Un genere che avrà alcuni ulteriori tasselli fino ai primi anni duemila (Mondo cannibale, 2004 di Bruno Mattei). Un genere che raggiunge la sua forma definitiva con Deodato. Ciò gli è valso all’estero il soprannome di “Monsieur Cannibal”. Come estimatore oltreoceano ha il regista Eli Roth che lo omaggia nel suo The Green Inferno (2013).

«Un regista libero». Così è stato definito Ruggero Deodato da un altro grande estimatore del cinema di genere italiano, Nicolas Winding Refn. Alla 80 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Venezia Classici, l’autore di Drive (2011) ha presentato, restaurato in 4k da Minerva Pictures in collaborazione con Midnight Factory, Ultimo mondo cannibale. Si tratta del primo tassello della “trilogia cannibalica” di Deodato, conclusasi con Inferno in diretta (1985). «Ruggero Deodato e la sua generazione hanno avuto una libertà artistica che oggi noi registi possiamo solo sognarci. E grazie a quella libertà hanno potuto sfruttare modalità espressive che restano moderne anche oggi.»  ha dichiarato il regista danese.

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Fra i film della trilogia Ultimo mondo cannibale risulta il più compatto nel messaggio. Si apre con un’inquadratura di una giungla. Un immenso tappeto verde dove le cime degli alberi creano una superficie apparentemente quieta ed uniforme. L’unico contrasto è la macchia bianca costituita da un piccolo aereo che le sovrasta. Su di esso, oltre al pilota e alla sua assistente ci sono Robert e Rolf. Il primo è un ingegnere che lavora per conto di una compagnia petrolifera, il secondo è un antropologo. Siamo nelle Filippine, più precisamente nella giungla del Mindanao, a due ore di volo dalla capitale Manila. Una distanza apparentemente irrisoria ma che nella giungla fa davvero la differenza. Robert lo comprenderà a sue spese.

Mondo cannibale Venezia80
Una scena tratta da Ultimo mondo cannibale

L’aereo atterra in una piccola radura dove c’è il campo base con gli altri componenti della spedizione ad aspettarli. Approfittando dei tempi di preparazione dell’aereo, i due decidono di raggiungerli. Trovano il campo semi distrutto e deserto. Presto i due occidentali resteranno da soli nella foresta. Cercando di seguire il fiume su di una zattera, si imbattono in alcune rapide dove Rolf scompare in acqua.

Ultimo mondo cannibale i protagonisti
I due protagonisti di Ultimo mondo cannibale :Robert (Massimo Foschi, a destra) e Rolf (Ivan Rassimov) persi nella foresta.

Robert è da solo e per lui inizia un vero e proprio percorso da “buon selvaggio” atipico. Straziato dalla fame l’uomo addenta dei funghi che si rivelano tossici. Risvegliatosi viene circondato dagli indigeni. Ecco l’incubo dell’uomo moderno: quello di perdere il proprio status di dominante, completamente immerso in un ambiente naturale che non sa controllare. Attraverso i suoi occhi vediamo questo nuovo mondo, contemporaneo al nostro, ma per lui assolutamente incomprensibile. Neppure l’insolito legame che si crea fra Robert e una giovane indigena, Palen, è d’aiuto. Come dei novelli Adamo ed Eva vagheranno nudi nella foresta, spietata ma anche incontaminata e pura. In un Paradiso Terrestre dove la sola legge è quella della catena alimentare. Una legge che vale sia nella giungla, sia nella nostra presunta civiltà.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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