Tremila progetti di dighe mettono in pericolo i corsi d’acqua dei Paesi balcanici, ma tre storie dall’Albania, dalla Macedonia del Nord e dalla Bosnia Erzegovina dimostrano come sia possibile resistere agli abusi di lobby e governi. Lo racconta il documentario Blue Heart.
I Balcani custodiscono gli ultimi fiumi naturali d’Europa, scrigni di biodiversità che il capitalismo fuori controllo sta mettendo in serio pericolo.
Nell’ultimo mezzo secolo molti fiumi dell’Est Europa sono stati sacrificati sull’altare di una crescente domanda energetica, ma ciò che è stato fatto in passato non ha nulla a che vedere con quanto potrebbe accadere nei prossimi anni.
Blue Heart, il documentario di Britton Caillouette in streaming gratuito sul canale Youtube di Patagonia, racconta le lotte di tre Comunità locali contro la costruzione di dighe nelle valli di Albania, Macedonia del Nord e Bosnia Erzegovina.
“Molti credono che l’idroelettrica sia rinnovabile ed ecologica, in realtà è una delle peggiori risorse energetiche per la natura e per le persone” spiega Ulrich Eichelmann di River Watch Austria.
Quando si costruisce una diga, infatti, non rimane più acqua per i pesci, per le persone e anche per gli alberi che non riescono ad arrivare alle falde acquifere che li alimentano. “Molti non vedono più la bellezza. Quando noi vediamo la bellezza, loro vedono i soldi” continua Eichelmann.
Il primo racconto di Blue Heart si svolge nella valle del Vjosa, uno dei fiumi più straordinari d’Europa. Il governo albanese ha in progetto ben 38 dighe lungo il suo corso e se questa articolata opera dovesse realizzarsi il villaggio di Kuta verrebbe allagato.
Se ampliamo lo sguardo su una scala nazionale, i progetti di dighe sono ben 500 e, considerando il fatto che la superficie dell’Albania è meno di un decimo di quella italiana, possiamo ben comprendere i pericoli connessi a questa politica energetica.
Di fronte al progetto della diga idroelettrica di Poçem, la cittadinanza si è unita e, per vie legali, è riuscita a far invalidare la decisione di far costruire lo sbarramento. Si è trattato della prima vittoria di una causa ambientale in Albania.
Il Governo di Tirana ha fatto ricorso, ma la questione ha assunto una rilevanza internazionale, tanto da essere stata affrontata anche da un influencer come l’attore Leonardo DiCaprio, noto per le sue posizioni ambientaliste.
“A spingere per la costruzione delle dighe è il triangolo formato dalla lobby idroelettrica, dalla lobby edilizia e dal mercato finanziario. A pagare il conto, invece, sono contribuenti e consumatori”, spiega Eichelmann.
Il racconto si sposta in Macedonia del Nord, nel Parco Nazionale di Mavrovo, uno dei più antichi d’Europa. Qui il progetto di 19 dighe mette in pericolo la sopravvivenza della lince dei Balcani, una specie in via d’estinzione.
La costruzione degli sbarramenti distruggerebbe e frammenterebbe in maniera irrimediabile l’habitat in cui sopravvive questa specie.
Grazie alle immagini scattate da un fotografo che hanno dimostrato la permanenza di questa specie molto difficile da individuare, alcune associazioni ambientaliste hanno presentato un reclamo alla Convenzione di Berna che ha fatto bloccare i finanziamenti della Banca Mondiale e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
Attualmente il governo di Skopje sta cercando di trovare altri finanziatori e il fronte rimane aperto.
Nell’ultima parte, il racconto si sposta in Bosnia ed Erzegovina per raccontare l’opposizione alle dighe degli abitanti di Fojnica e Kruščica.
In questa regione l’opposizione alla costruzione delle dighe è cominciata nel 2012. Cinquantacinque donne di Kruščica hanno occupato il ponte che avrebbe consentito l’accesso ai cantieri, subendo le cariche delle forze dell’ordine.
La loro occupazione è durata 325 giorni e anche in questo caso la popolazione è riuscita ad avere la meglio.
Non bisogna andare fino in Sud America, dunque, per trovare esempi degli abusi del potere nei confronti delle comunità locali che difendono il proprio habitat.
Nel cuore blu d’Europa è in atto una battaglia per la salvaguardia di santuari naturali che custodiscono biodiversità, tradizioni e vita, Blue Heart ne è un racconto appassionato e formalmente impeccabile, prezioso cinema documentario con un’anima militante e uno sguardo che si schiera dalla parte degli oppressi.
Questo articolo contribuisce al progetto “Movies Save the Planet – Voices from the East” di CinemAmbiente – Bando europeo #FrameVoiceReport!
[Foto tratte dal film Blue Heart – Twitter – Pagina Facebook della campagna Save the Blue Heart of Europe – Goran Šafarek]